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Sesto appuntamento con le classifiche all-time per nazionali e le Super Coppe All-Time per nazionali curato da Rado Il Figo. Questa settimana la prima delle due parti dedicate al Sud America. Oggi Rado ci presenterà la costruzione delle sette classifiche che vanno a determinare il Classificone Sudamericano.
STORIA E FORMULE
La prima edizione del
torneo continentale sudamericano data 1916: è, infatti, la più vecchia competizione
del genere, e da allora se ne contano 44
totali, compresa l’ultima appena terminata. Nella sua lunga storia, ha
visto di tutto e di più: edizioni straordinarie senza la coppa in palio,
riconosciute ufficialmente e allestite per i più disparati motivi, come nel
1959 in Ecuador per inaugurare il nuovo
impianto Modelo di Guayaquil (vi immaginate l’UEFA nel 2011 concedere
all’Italia un Euro “extra” per tenere a battesimo lo Juventus Stadium?); partecipazione
estesa anche a nazionali di altre
confederazioni (nuovamente, vi immaginate un Europeo con Camerun e Corea?);
edizioni organizzate da una federazione
sui campi di un’altra (due volte il Paraguay, nel 1924 e nel 1953 quando
usufruì degli stadi di Uruguay e Perú, rispettivamente) ovvero da una nazionale
extra CONMEBOL, vedi gli USA nel 2016 a ospitare il torneo del centenario
(anche qui, vi immaginate un Euro 2060 giocato in Giappone?); anni in cui si
ebbero due edizioni del torneo e edizioni giocate a cavallo di due anni; formule
dove non tutte le squadre partivano dallo stesso punto; nazionali costrette a schierare selezioni giovanili o regionali per
scioperi o veti; e chissà cos’altro mi sfugge o ancora mi è ignoto.
Dovendo fare i conti con un esiguo numero di membri iscritti
alla CONMEBOL, il torneo non ha mai
conosciuto una fase eliminatoria, fatta eccezione per l’edizione 1967. La
sua cadenza è stata varia e irregolare
ma a grandi linee si possono tracciare queste sequenze:
a) annuale dal 1916
al 1929, anche se saltano le edizioni del: 1918 per un’epidemia d’influenza
in Brasile, dove doveva avere luogo, “recuperata” l’anno successivo; 1928, per la
concomitanza con le Olimpiadi; e 1930 per non sovrapporsi col primo Mondiale,
di scena in Uruguay;
b) biennale dal 1937
al 1959, ma con molti distinguo. Infatti, dopo il 1929 non si riesce più a
organizzare un’edizione a causa dei burrascosi strascichi della prima finale iridata
Uruguay-Argentina, tanto che le nazionali sudamericane tornano ad affrontarsi
solo nel 1935 in una straordinaria. Dopo le due regolari del 1937 e 1939, si
doveva passare (stranamente) al 1942 ma il Cile ottiene l’anticipo di un anno
per festeggiare il quattrocentenario di Santiago con un’extra. Dal 1942 si
passa poi al 1947, e in mezzo vi sono altre due speciali nel 1945 e 1946, dopo le
quali si arriva più o meno ordinatamente, di biennio in biennio, al 1959, anche
se salta il 1951 e se ne contano altre due straordinarie nel 1956 e nel 1959
(la seconda di quell’anno);
c) quadriennale dal
1963 al 1987, ma salta quella del 1971 per problemi vari, circostanza di
cui approfitta la CONMEBOL per dare una regolata definitiva alle cose, partendo
dal nome del torneo che passa da
Campionato Sudamericano a Coppa America;
d) biennale dal 1987
al 2003, con l’ultima però posticipata al 2004 per problemi organizzativi
dell’ospitante peruviano;
e) infine,
quadriennale dal 2007, pur essendo già prevista, come anticipato,
un’edizione eccezionale in USA nel 2016 per il centenario.
Nelle 44 edizioni del torneo si sono succedute 18 nazionali, di cui 2 giovanili, per 324 presenze
complessive, esclusi 50 posti
lasciati vacanti dopo ritiri (e altro). Lo specchietto sottostante riassume le
diverse formule effettive finora adottate.
Legenda. E: edizione della fase finale (contraddistinta
dall’anno di disputa); P: numero di partecipanti; N: numero di edizioni giocate
con la formula interessata.
È possibile definire una storiografia:
a) le prime 29
edizioni conoscono la formula del girone unico fra tutti i membri CONMEBOL,
in sede unica con assegnazione a rotazione. Almeno sulla carta, perché fra
ritiri e problemi organizzativi, solo le prime 4 rispettano i dettami, favorite
forse dal fatto che le nazionali coinvolte sono meno della dita di una mano
(Argentina, Brasile, Cile e Uruguay); con l’aumentare dal 1921 delle federazioni iscritte, la regolarità si perde completamente, tanto che le 25 edizioni
successive (tranne una) sono tutte funestate dall’una alle tre rinunce (alla
fine, Brasile e Bolivia ne infilano 10 complessive). Proprio i ritiri ritardano
fino al 1967, l’ultima di questo periodo, il dover affrontare l’eccessivo
numero di gare che la formula comporta: infatti, nell’occasione il Venezuela
diventa la 10ª federazione CONMEBOL e il torneo sarebbe lievitato a 45 partite.
Si decide, pertanto, di ridurre le partecipanti a 6, inferiori al limite
massimo effettivamente toccato in precedenza pari a 8, istituendo per la prima
e unica volta le qualificazioni, ristrette a 2 sfide a eliminazione diretta
causa il successivo ritiro di Brasile e Perù;
b) dal 1967 passano 8
anni prima di rivedere il torneo e con una formula totalmente nuova, dov’è
ripresa la particolarità allora in vigore in Coppa Libertadores del detentore che parte direttamente dalle
semifinali, venendo così esentato dalla fase a gruppi. Altra novità sono le
partite tutte giocate con andata e ritorno in casa delle due contendenti ma la
sede unica torna già nel 1987, dove esordisce la finale per il 3° posto;
c) la ricomparsa di una federazione organizzatrice solitaria
ripropone il problema della sua designazione, estrosamente così risolto dalla
CONMEBOL: tutti i suoi membri dovranno ospitare il torneo (come nel primo
periodo) con rotazione decisa… dall’ordine
alfabetico! E, infatti, dall’A di Argentina del 1987, si arriva 10 edizioni
più tardi alla V di Venezuela. In mezzo, però, i consueti deragliamenti: per
esempio, il torneo 1989 non ha luogo in Bolivia bensì in Brasile (che la segue,
alfabeticamente parlando); a chi non è ancora pronto, subentra il primo
disponibile, purché un ciclo di 10 edizioni sia effettivamente ospitato da 10
nazionali diverse. La sequenza di questo primo ciclo “alfabetico” è ripresa
anche nel secondo e corrente, ma pure qui, dopo la prima edizione regolarmente
in Argentina nel 2011, già nella seconda ci si è dovuti discostare, poiché è il
Cile e non il Brasile a organizzare il torneo 2015. Il motivo, stavolta, è
l’eccesso di eventi sportivi consecutivi di scena in terra brasiliana fra Confederations
Cup 2013, Coppa FIFA 2014 e Olimpiadi 2016;
d) nel 1989 si apre
il terzo periodo di formule; abbandonata la precedente, troppo favorevole
al detentore (che con sede unica rischia di bissare il titolo giocando solo 2
gare, vedi l’Uruguay proprio nel 1987), si apre la strada alla doppia fase a girone, destinata a
essere cortissima, abbandonata dopo due uscite;
e) nel 1993, nel
tentativo di dare maggiore visibilità al torneo anche fuori dai confini
continentali, la CONMEBOL coglie la palla al balzo approfittando della
richiesta di USA e Messico di prendervi parte, i primi per far probante
esperienza in vista dei Mondiali casalinghi, il secondo nella sua abituale
ambiguità di voler essere nord o sud americano secondo la convenienza,
accogliendola grazie all’invenzione delle “formazioni
ospiti”. La Coppa America diventa
così a 12 squadre, un vero e proprio “mezzo Mondiale”, di cui ricicla adattandola
la formula del tempo;
f) col passare degli anni, le “ospiti” diventano un’istituzione, scelte sempre a discrezione
della confederazione sudamericana, anche se di tanto si vuole legarle a
qualcosa di più sportivo (nel concreto, gli esiti della Gold Cup CONCACAF), però
col Messico ormai presenza fissa (tanto da essere considerabile l’11ª
federazione CONMEBOL di fatto), ma pure
un problema esploso nel 2011;
g) in tale circostanza, poiché pure la Gold Cup si disputa
negli anni dispari e a strettissimo giro di posta dalla Coppa America, la CONCACAF, nel timore che il suo
torneo venga snobbato dalle sue protagoniste fra le più prestigiose, obbliga Messico e Costa Rica, impegnate
in Argentina, a mandarvi la selezione
under 23, “appesantita” da alcuni fuori quota;
h) tale mossa non si è ripetuta nel 2015; nel frattempo, i
club europei hanno spinto l’UEFA a far abrogare dalla FIFA l’obbligo di
concedere i loro tesserati alle nazionali per impegni ufficiali quando questi
sono affrontati come, per l’appunto, squadre ospiti, le quali, pertanto, mandano
in Coppa America a tutti gli effetti le “seconde scelte”. Facile immaginare che
l’invito di nazionali extra confederazione sia destinato a tramontare se
continuassero a essere frapposti questi e altri ostacoli.
ADATTAMENTI
I consueti adattamenti utili a “uniformare” le diverse formule per il loro inserimento nelle 7 classifiche, sono riportati nella tabella sottostante. Il meccanismo è sempre quello ufficiosamente applicato dalla FIFA: presa a modello la formula che presenta il maggior numero di turni e di piazzamenti, si fissa il primo turno di ognuna come tale, proseguendo poi dall’alto (dal primo posto) a scendere fino al secondo turno.
Legenda. E: edizione della fase finale (contraddistinta
dall’anno di disputa). G: fase a gruppi; Q: quarti di finale; n: n-esimo posto
assegnato tramite apposita finale.
Credo che ormai non vi sia più nulla da spiegare fra
meccanismo puro e prima e seconda eccezione qui legate al periodo del girone
unico, sul quale mi soffermo per il primo di due chiarimenti comunque
necessari. Di norma, considero la formula teoricamente allestita, in altre
parole “al lordo” di eventuali posti lasciati vacanti per ritiri non colmati
chiamando altre nazionali. In
quest’ambito, però, le rinunce sono più mancate iscrizioni che ritiri veri e
propri (forse solo nel 1967 si può attribuire loro tale natura), per cui ho
ritenuto corretto lasciare le cose come si svolsero effettivamente nella
realtà.
In secondo luogo, si è più sopra accennato come, in alcune
circostanze, alcune squadre parteciparono prive dei migliori elementi per i più
disparati motivi, tanto che in campo scesero delle selezioni di fatto giovanili
o regionali. Ho ritenuto, tuttavia, di considerare
come nazionali differenti dalle rappresentative maggiori solo il Messico e la
Costa Rica under 23 viste nella Coppa America 2011: infatti, mentre nelle
altre circostanze, l’impiego di selezioni diverse dalla effettiva “A” fu, per
quanto forzata, una scelta volontaria della federazione interessata (pur di disputare
il torneo, schierò una nazionale “minore”), per i 2 membri CONCACAF si trattò
di un preciso obbligo loro imposto dalla confederazione di appartenenza.
CLASSIFICA A PUNTI (1)
La “classifica classica” mette in ordine le nazionali per i punti conquistati, assegnandone sempre 3 per vittoria (anche se fino al 1993 ne valeva 2). In caso di pari punti, prevale chi ha giocato meno gare e, occorrendo, chi ha la miglior differenza reti ovvero ha segnato il maggior numero di reti. Come correttivo, sono escluse le partite di spareggio e le ripetizioni di quelle a eliminazione diretta, nonché le finali per il 3° posto (essendo gare giocate fra due squadre eliminate in semifinale); inoltre i risultati sono sempre quelli conseguiti al 90’, anche in caso di disputa di tempi supplementari e/o rigori (nella Coppa America ciò ha portata molto limitata, poiché, all’infuori di spareggi e ripetizioni, i supplementari furono previsti sono nel 1987 e nel 2011 e per la sola finalissima del 2015).
Legenda. D: partite giocate; V: partite vinte; N: partite
pareggiate; P: partite perse; F: reti segnate; S: reti subite; PU: punti; DR:
differenza reti; QR: quoziente reti.
CLASSIFICA OLIMPICA (2)
La classifica replica il medagliere olimpico come tradizionalmente compilato: prevale, così, la nazionale che vanta il maggior numero di primi posti; in caso di parità si prosegue guardano i secondi, i terzi, i quarti posti, passando poi alle eliminazioni ai quarti e concludendo con quelle ai gruppi.
Legenda. n: n-esimi posti conquistati; Q: eliminazioni ai
quarti di finale; G: eliminazioni nella fase a gruppi; R: ritiri o squalifiche
cui non si è proceduto a sostituzioni; T: presenze totali nella fase finali, al
netto di R.
Alcuni dati:
a) Uruguay e
Argentina dominano nettamente sulla concorrenza, sia per titoli (15 e 14,
rispettivamente) sia per presenze attive (42 e 40), con leggero predominio del
primo sulla seconda;
b) 8 le nazionali ad
aver vinto almeno un’edizione del torneo. Detto di Uruguay e Argentina, al
terzo posto come successi si piazza il Brasile, quasi doppiato (8), seguito da
Paraguay e Perú con la loro doppietta personale. Chiudono Cile, Colombia e
Bolivia con un’unica affermazione, per giunta conquistata in edizioni
casalinghe;
c) il quasi duopolio
nella conquista di Coppe America si
ripete anche nell’acquisizione di Coppe Bolivia, assegnate a chi giunge
secondo; nella speciale classifica dei vice-campioni spiccano Argentina (13) e
Brasile (11), a doppiare i due più immediati inseguitori Uruguay e Paraguay
(6);
d) l’elevato numero di edizioni giocate rende naturale la quasi completezza del ruolino delle
10 nazionali CONMEBOL. Tuttavia si possono scorgere alcune curiosità: più di metà (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay
e Uruguay) ha fatto en plein; a 2 manca una sola tacca (il Perú non si è mai
piazzato secondo, come la Bolivia terza); infine per Ecuador e Venezuela, la
quarta piazza è la massima vetta finora raggiunta;
e) ai 50 ritiri “mancate iscrizioni” dell’era “girone unico”
si affiancano le 5 rinunce posteriori
cui si riuscì a porre rimedio e non segnalate nella colonna R. La difficile
situazione interna colombiana funestò in vario modo l’edizione 2001: dapprima si pensò di cambiare
sede, poi di posticiparla di un anno, infine fu confermato il tutto ma patendo il ritiro dell’Argentina e dell’invitato
Canada, sostituiti da Costa Rica e Honduras i quali, abbinandosi
all’onnipresente Messico, portarono eccezionalmente a 3 le squadre ospiti. Nel 2011 il Giappone, invitato per la
seconda volta, fu costretto a non onorare l’impegno: a causa dello tsunami il
campionato locale venne sospeso e si pensò di sopperire convocando solo
giocatori militanti all’estero, ma qui si frappose il succitato rifiuto dei
club europei. A rimpiazzare il Giappone fu dapprima chiamata la Spagna, che
declinò per il poco tempo a disposizione per prepararsi, e poi la Costa Rica,
la quale accettò salvo poi essere costretta, come visto, a inviare l’under 23. Infine,
nel 2015 la Giamaica arrivò come
“terza scelta del secondo ospite” (ormai il Messico è presenza fissa), dopo i rifiuti di Cina e (nuovamente)
Giappone, impegnati nelle concomitanti eliminatorie asiatiche per i
Mondiali 2018.
CLASSIFICA COPPA DEL MONDO (3)
Versione “più che dimezzata” dell’analoga usata nella Coppa FIFA: qui i punti assegnati al vincitore di ogni edizione sono 12, e non 32, essendo la classifica tarata sempre sul numero maggiore di partecipanti registrati. Si prosegue pertanto con gli 11 punti dati al secondo classificato, e via a scalare di un punto fino ai 5 attribuiti al peggior eliminato nei quarti, concludendo con i 3 per chi fa parte della migliore metà degli eliminati ai gironi e con i 2 per le restanti squadre. In caso di parità, prevale chi ha conquistato più volte 12 punti, poi 11 e via a scalare fino ai 2.
Alcune precisazioni:
a) per la prima eccezione
al meccanismo di adattamento, i punti minimi assegnati sono 9 nelle edizioni con
4 partecipanti, e 10 in quelle con 3, e non 2;
b) per la seconda
eccezione, dai 9 punti alla quarta, nelle edizioni a girone unico con:
b1) 5 o 6 squadre, si passa ai 3 alla quinta e ai 2 alla
sesta;
b2) con 7 o 8 squadre, si passa ai 3 alla quinta e sesta e
ai 2 alla settima e all’ottava;
c) per le edizioni con 10 partecipanti, dopo i 9 alla
quarta, si passa ai 3 della migliore e ai 2 della peggiore metà degli eliminati
ai gironi;
come vuole la regola comune, qui adattata ai diversi numeri
della Coppa America.
CLASSIFICA CAN (4)
La classifica africana, interpretabile quale l’olimpica valorizzata. Essendosi disputata un’edizione dopo il 3 dicembre 2014, si applica anche qui la nuova versione (vedasi la Super Coppa d’Africa).
Legenda. P: punti; n: n-esimo posto (8 punti per il 1°, 6 per
il secondo, 4 per il 3° o il 4°); Q: eliminazioni ai quarti di finale (3
punti); GA: eliminazioni nella fase a gruppi da 2 punti; Gb: eliminazioni nella
fase a gruppi da 1,67 punti; GC: eliminazioni nella fase a gruppi da 1,5 punti;
GD: eliminazioni nella fase a gruppi da 1,33 punti; GE: eliminazioni nella fase
a gruppi da 1 punto.
Il massiccio uso del
girone unico, aiuta a spiegare meglio la seconda eccezione al meccanismo di
adattamento. Fermo restando che le prime quattro classificate “mantengono”
detta posizione anche nella classifica finale, quando il girone era a:
a) 5 squadre, la
quinta è considerata come l’unica eliminata ai gironi, finendo nella colonna GC
(1,5 punti);
b) 6 squadre, la
quinta è considerata come la migliore eliminata ai gironi (colonna GA, 2 punti)
e la sesta come l’ultima (colonna GE, 1 punto);
c) 7 squadre, la
quinta è considerata come la migliore eliminata ai gironi (colonna GA, 2
punti), la sesta come la seconda migliore (colonna GC, 1,5 punti) e la settima
come l’ultima (colonna GE, 1 punto);
d) 8 squadre, la
quinta è considerata come la migliore eliminata ai gironi (colonna GA, 2
punti), la sesta come la seconda migliore (colonna GB, 1,67 punti), la settima
come la terza migliore (colonna GC, 1,33 punti) e l’ottava come l’ultima
(colonna GE, 1 punto).
CLASSIFICA UEFA (5)
È l’attuale classifica UEFA per nazionali, calcolata sulle sole gare delle fasi finali; innanzi tutto, inserisco il consueto specchietto dei punti di bonus assegnati per ogni partita giocata nei vari turni delle formule finora adottate, per il quale non sono più necessarie ulteriori spiegazioni (cui si rimanda a quanto scritto nelle precedenti puntate).
Legenda. E: edizione, identificata dall’anno della fase
finale; G: bonus per la fase a gruppi; Q: bonus per i quarti di finale; S: bonus
per le semifinali; F3: bonus per la finale per il 3° posto; F1: bonus per la
finale per il 1° posto; M: totale massimo di bonus per l’edizione (al netto di
ripetizioni e spareggi).
Alcune precisazioni:
a) le edizioni 1925 e dal 1975 al 1983 hanno il bonus doppio, perché le
partite si giocarono con andata e ritorno, seppure nella prima citata in sede
unica (con sole 3 partecipanti, si pensò di moltiplicare così il numero di
gare);
b) le edizioni 1947 e
1949, con girone unico a 8 squadre, hanno
un bonus totale leggermente superiore, a causa dell’approssimazione ai 125
punti più vicini di quello destinato a ogni gara giocata;
c) per le edizioni
dal 1975 al 1987, al detentore, che partiva direttamente dalle semifinali,
sono stati aggiunti i risultati ottenuti
nell’ultima fase a gironi disputata, così adattando il correttivo del
ranking UEFA destinato a chi è esentato dalle eliminatorie.
Prima di presentare la tabella con la classifica UEFA,
rammento essere questa l’unica basata su una media e non su una somma; in altre
parole, le nazionali sono valutate sulla somma dei punti medi per gara divisa
per il numero di fasi finali disputate, un’autentica… “media delle medie punti”.
Legenda. M: T/N; T: somma delle medie punti per gara; N: edizioni disputate (identificate dall’anno della fase finale).
BOMBA (6)
La classifica ideata da Antonio Bomba, cui ho apportato il correttivo di parametrare i bonus del superamento del turno, ovvero della vittoria finale, per la percentuale di qualificazione effettiva, tarati agli 8 previsti quando è pari al 50%; ecco qui sotto il consueto specchietto riassuntivo dei bonus assegnati in ogni formula, per il quale non sono più necessarie ulteriori spiegazioni (cui si rimanda a quanto scritto nelle puntate precedneti).
Legenda. E: edizione, identificata dall’anno della fase
finale; G: bonus per l’eliminazione nella fase a gruppi; Q: bonus per
l’eliminazione nei quarti di finale; n: bonus per l’n-esimo classificato.
Prima di presentare la classifica Bomba, ricordo che il secondo correttivo da me apportato è di
stralciare pure qui spareggi e ripetizioni di gare a eliminazione diretta.
Legenda. P: punti;
D: partite giocate; V: partite vinte; N: partite pareggiate; P: partite perse;
F: reti segnate; S: reti subite; DR: differenza reti; E+: partite vinte ai
tempi supplementari; E-: partite vinte ai tempi supplementari; R+: partite
vinte ai tiri di rigore; R-: partite perse ai tiri di rigore; B: bonus totali.
CLASSIFICA RIF (7)
Buon’ultima, la classifica stilata col mio personale metodo; come per le precedenti due, è inserito dapprima il consueto specchietto riportante il valore assegnato a ogni turno parametrato alla percentuale di passaggio del turno, tarata al 100 attribuito quando è pari al 50%, per il quale non sono più necessarie ulteriori spiegazioni (cui si rimanda a quanto scritto nelle puntate precedenti).
Legenda. E: edizione, identificata dall’anno della fase
finale; G: valore della fase a gruppi; Q: valore dei quarti di finale; 4: valore
della finale per il 3° posto persa; 3: valore della finale per il 3° posto
vinta; 2: valore della finale per il 1° posto persa; 1: valore per il vincitore
dell’edizione; T: valore totale attribuito all’edizione.
Prima di presentare la classifica Rif, ricordo che in essa
sono stralciati spareggi e ripetizioni delle gare a eliminazione diretta,
mentre sono comprese le gare del turno distributivo, e sono conteggiati i
risultati ottenuti al 90’, anche ove disputati i supplementari e/o i tiri di
rigore.
Legenda. V: valore totale dei turni superati nelle edizioni giocate (identificate dall’anno della fase finale).
Appuntamento a lunedì prossimo con il "Classificone"
della Coppa America e la Super Coppa America 1916-2015.
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