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Quarto appuntamento
con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in questo secolo a
cura di Rado Il Figo.
Link delle puntate precedenti:
1) PRESENTAZIONE E SPIEGAZIONE DI LETTERE E INDICI UTILIZZATI
2) COREA/GIAPPONE 2002
Link delle puntate precedenti:
1) PRESENTAZIONE E SPIEGAZIONE DI LETTERE E INDICI UTILIZZATI
2) COREA/GIAPPONE 2002
Qualificazioni
Scenario
Urlando a complotti e biscotti, Trapattoni riceve il meritatissimo ben
servito all’indomani del disastro lusitano, sostituito da Marcello Lippi, rispetto al predecessore con un ruolino internazionale più efficiente,
seppur con una pericolosa tendenza a smarrirsi al momento del dunque: giunge
solitamente in fondo ma quattro finali (cui comunque arriva) perse non sono uno
scherzo. Il passaggio da club a nazionale non conferma le attese: dei tre
tornei affrontati da Lippi, due si risolvono in modo imbarazzante, e l’unica,
piacevolissima, eccezione è il presente, culminato nel quarto trionfo iridato
azzurro, il terzo titolo colto
dall’Italia negli ultimi 50 anni.
Per Germania 2006, le nazionali europee sono suddivise in 8 gruppi eliminatori
da 6 o 7 squadre, con passaggio diretto delle prime classificate e delle 2
migliori seconde, mentre le restanti 6 spareggiano fra loro a completare le 13
qualificate dall’UEFA (cui si unisce l’anfitrione tedesco). Il sorteggio, con l’Italia
testa di serie, la assegna al Gruppo 5 con Slovenia,
Scozia, Norvegia, Bielorussia e Moldavia, in ordine di fascia: avversari di
media difficoltà, dove manca il tradizionale “materasso”. Novità regolamentare,
adeguandosi la FIFA ai canoni UEFA nei discriminanti per la parità di punti:
ora anche qui prevale l’esito dei confronti diretti, dopo i quali spazio a
differenza reti e reti segnate. Piccola curiosità sulla numerazione, sempre
libera: Lippi si affida al tradizionale ma con una singolare avversione al 17, nove volte su dieci “sostituito” dal 19
(solo Barone a Glasgow ha “l’ardire”
d’indossarlo).
Il nuovo CT, chiamato a vincere, dapprima si affida
esplicitamente agli uomini più in forma
del momento, confidando sulla propria duttilità tattica, non fornendo così
punti fermi né sui nomi né sugli schemi. La nazionale è pertanto retta da una
vivacità accompagnata dall’estemporaneità cui Lippi cerca di porre ordine: la media (ma non modesta) caratura
degli avversari permette di affrontare la prima stagione d’impegni senza troppi
intralci, pur giungendo una sconfitta in Slovenia,
però con più di una prestazione sul filo del rasoio dove non sarebbe il caso
(vedasi il 4-3 interno con la Bielorussia).
Nel 2005/06 il CT cambia rotta, puntando
esclusivamente su una ventina di giocatori “fissi”. Da qui in avanti le
gare scorrono lisce come l’olio, la qualificazione arriva pure con una partita
d’anticipo (chiudendo così con gli esperimenti contro la Moldavia) e si va in Germania come una delle più forti candidate al
titolo, però più per merito delle ottime prestazioni in amichevole contro gli stessi tedeschi e l’Olanda che per quanto
mostrato nelle eliminatorie.
Quadro sinottico
Il numero di giocatori utilizzati, nonostante due impegni in più e l’iniziale linea
guida di Lippi, resta fermo a 39, però
è ben evidente come il gruppo si sia dimezzato nella seconda stagione: dalla
trasferta in Scozia, i giocatori dal
24° posto in giù riescono appena due volte a entrare in lista (2,78%), mentre
fra i “convocabili”, Blasi, Bonera e
Diana si rivedono solo nell’inutile passarella finale moldava, con Buffon “assente giustificato” per l’infortunio patito nel trofeo
Berlusconi.
La lista “teorica” dei 23 è la seguente:
P (3): Buffon, Peruzzi, De Sanctis
D (8): Materazzi, Zambrotta, Cannavaro F., Nesta,
Bonera, Grosso, Zaccardo, Diana
C (7): De Rossi, Gattuso, Pirlo, Camoranesi, Blasi,
Totti, Barone
A (5): Toni, Gilardino, Vieri, Iaquinta, Del Piero.
Il raffronto dei 3 indici
con i precedenti, conferma le due linee guida adottate dal CT: l’IL (0,833) e l’IG (0,885) sono più alti,
mentre l’IT (0,909) è più basso; una volta composto il gruppo, i titolari
sono poi scelti senza alcun preferenza preliminare.
Si abbassano da 2 a 3 i
sempre presenti, Toni e Materazzi,
anche se le assenze di De Rossi (1),
Gattuso e Zambrotta (2) dipendono da
squalifiche. Curiosi i dati complessivi dei due capiclassifica, dove prevalgono
le partenze dalla panchina: addirittura Toni
parte solo 2 volte da titolare!
Cinque risultano i grandi
assenti: fatali gli infortuni per Vieri
e Diana, e le scelte tecniche per i già citati Bonera e Blasi, oltre De Sanctis, il giocatore “verde” più inatteso:
per una volta che la lista teorica presenta 3 portieri, il terzo (sempre
schierato nel 2005/06) è lasciato a casa a favore della sorpresa Amelia.
A completare le
sostituzioni dei “verdi”, sono chiamati tre “celesti” (Oddo, Barzagli e Perrotta) e un secondo “arancio”, Filippo Inzaghi, inutilizzabile nelle
qualificazioni per i primi lunghi stop fisici che ne caratterizzeranno il
finale di carriera. Conseguentemente, i 3 indici si abbassano restando ancora
sempre superiore ai precedenti, con l’IL
a 0,706, l’IG a 0,777 e l’IT a 0,800.
La formazione titolare
L’estrema flessibilità imposta da Lippi si ripercuote in una più
elaborata individuazione della formazione titolare: se non è (più) una sorpresa
verificare come non sia mai apparsa in campo nella realtà, stavolta non è
nemmeno composta dagli 11 più volte schierati in partenza. Per proporre uno schema “coerente” con le scelte
effettuate dal CT, Materazzi e Pirlo
devono restare fuori, vittime del
dover avere a 4 difesa (l’unica costante di Lippi) e centrocampo (così
schierato se vi sono due punte, di cui una è Totti) e, conseguentemente, di non
poter usare 3 centrali in entrambi i reparti, a tutto vantaggio di Camoranesi e Grosso.
Come prevedibile, e un
po’ anticipato, e ancor più dopo la manipolazione necessaria a presentare una
formazione “credibile”, i 3 relativi indici sono i più bassi finora visti: l’IL è 0,718, l’IG è 0,682 e l’IT è 0,618.
Un unico esempio tangibile: l’ultimo dato comporta che in media in ogni gara,
poco meno di 7 di questi nomi sono apparsi da titolari.
Si rinnova la
“maledizione” per cui uno dei titolari rimane a casa, anche se nell’occasione
per scelta tecnica e non per infortunio: il “verde” è Bonera, capace tuttavia di ritagliarsi il ruolo di 24° ufficialmente designato.
Fase finale
Scenario
L’ottimismo della vigilia
s’incrina allo scoppio di Calciopoli,
il ciclico “più grande scandalo del
calcio italiano” che puntualmente lascia sul terreno vittime illustri e strascichi
polemici. Tuttavia a livello di “rosa” non vi sono conseguenze: se la FIGC è
ora retta dal commissario Rossi, Lippi
(sfiorato dalla vicenda) è confermato e, non subendo i giocatori nessuna punizione,
può portare chi vuole in Germania (Blasi,
chiacchierato per essere la sua presenza in azzurro un premio per il passaggio
alla GEA, resta sì a casa però era di fatto già stato accantonato dal CT). Le
uniche polemiche sulle convocazioni vertono sul lato “opportunità” (Buffon e Cannavaro) e non tecnico, salva
qualche sparuta voce a favore di Cristiano
Lucarelli per Iaquinta (preferito per la capacità di ricoprire il ruolo di
prima e seconda punta), non soffermandosi più nessuno su Panucci, stante la conclamata reciproca antipatia con Lippi.
Il torneo parte con i
gironi, per il cui sorteggio l’Italia per un pelo entra nelle teste di serie,
scelte con un coefficiente basato sui piazzamenti in 3 ranking FIFA e nelle
ultime 2 (e non più 3) Coppe del Mondo. Come consuetudine, le altre fasce
seguono un criterio geografico e l’Italia, assegnata al Gruppo E, non è
fortunata: dalla CAF/CONMEBOL/OFC arriva il
Ghana, la più dura delle 4 (!) esordienti africane, dall’UEFA la Rep. Ceca e dalla CONCACAF/AFC gli USA invece di una più malleabile
asiatica.
I timori si rivelano infondati e il gruppo è vinto seppur con qualche affanno
provocato dall’1-1 contro gli USA (unico punto che conquistano), rivelandosi il
Ghana solido ma lontano dai vertici e squagliandosi troppo presto i cechi (mia
personalissima delusione). L’“autostrada”
verso le semifinali (definizione dello stesso Lippi) è anch’essa superata
con più di un’angoscia contro sia l’Australia
(battuta su rigore al 94’) sia l’Ucraina
(2 provvidenziali legni uno sull'1-0 e uno sul 2-0) ma meritatamente e sotto il peso della
notizia del tentato suicidio di Pessotto.
Le 4 superstiti si contendono l’oro in un contesto di estremo equilibrio (tutte
possono vincere), confermato dal campo dove la spuntano gli Azzurri con i due capolavori dei supplementari
contro la Germania e dei rigori (sempre fatali in tornei ufficiali) nella
finale davanti alla Francia, creando la leggenda di un’Italia vincente se
arriva a un torneo preceduta da uno scandalo, in realtà un “falso storico” se si pensa, p.es., ai primi due “calcioscommesse”
giunti alla vigilia di Euro 1980 e Messico 1986, non precisamente per noi positivi.
Quadro sinottico
La svolta impressa da Lippi nella seconda stagione di eliminatorie è confermata nella fase finale: si
pesca solo dal gruppo di affidabili, qui ridottosi a 14 elementi (giusti giusti
11 titolari e 3 cambi), con la “linea di confine” Materazzi-Nesta. Non per nulla, “celesti” e “aranci” si ammassano
in fondo al quadro sinottico, quasi a provare essere convocazioni esclusivamente
per “completare i quadri”, e pur avendo giocato (il CT non utilizza solo i due
portieri di riserva) Barzagli è l’unico
ad averlo fatto una volta da titolare, complici però l’infortunio di Nesta e la
squalifica di Materazzi. L’eccezione è
Perrotta, capace di far tanto cambiare idea a Lippi da essere uno dei 5
sempre in campo (con Cannavaro, Buffon,
Pirlo e Toni ) e dei 4 fin dall’inizio (è Toni a “peccare”), anche se non
dei 2 “sempre presenti” perché anche mai sostituiti (Buffon e Cannavaro,
proprio la “coppia inopportuna”).
Piccola curiosità: Filippo Inzaghi si laurea campione del
Mondo giocando, in 17 gare totali fra eliminatorie e fase finale, appena una mezz’ora contro la Rep. Ceca,
durante la quale riesce pure a segnare una rete!
La formazione titolare
La duttilità tattica di
Lippi offre 4 diversi schemi di partenza
nelle 7 partite disputate: nessuno riesce a confermarsi oltre la gara
successiva, e addirittura il 4-4-2 con l’Ucraina resta un unicum.
Contrariamente alle eliminatorie, è possibile presentare gli 11 più volte
utilizzati da titolari in una formazione “coerente” seppur sempre “irreale”
(ormai quest’ultima una “ovvietà”): il 4-3-1-2
proposto si vede nelle due gare inaugurali, ma non con questi nomi (e per qualcuno
dei presenti, non nel ruolo ricoperto). Rispetto all’11 tipo delle
qualificazioni, vi è una maggiore propensione all’attacco, con l’esterno Camoranesi rilevato dalla punta Toni, Totti arretrato
alle spalle della coppia offensiva e Zambrotta retrocesso sulla linea
difensiva.
A dimostrare come il
calcio viva spesso dell’“attimo
fuggente”, bisogna ricordare l’influenza avuta da alcuni fatti
imprevedibili, come l’infortunio a Nesta
(“grazie” al quale Materazzi entra in squadra), la lunga squalifica di De Rossi, che lo allontana dal campo per 4
turni (fissando così a centrocampo il duo Pirlo-Perrotta), e la comica autorete di Zaccardo contro
gli USA, che gli costa il posto e promuove a titolare fisso Grosso.
Gli indici confermano
l’impostazione lippiana, con IG quasi
pari all’IT (0,883 e 0,831): delle 69 presenze complessive, solo 3 sono da
subentrati (“eccezione” toccata a Totti, Gattuso e Materazzi).
Ultima annotazione
curiosa: Zambrotta è uno dei 3
finora sempre apparso nelle 6 formazioni titolari presentate, ma, al contrario
di Buffon e Cannavaro, cambiando continuamente ruolo, saltando da una fascia
esterna all’altra di sia difesa sia centrocampo, a ulteriore dimostrazione della sua utilissima versatilità.
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