mercoledì 10 febbraio 2016

I 23 PER EURO 2016: STORIA DELLE CONVOCAZIONI AZZURRE NEL XXI SECOLO





Primo di nove appuntamenti che ci porteranno a scoprire chi, secondo l’attenta analisi di Rado Il Figo, dovrebbero essere i 23 convocati dell’Italia per Euro 2016 in base alle statistiche relative alla fase di qualificazione. Oggi Rado ci presenta il suo “metodo di studio” che verrà poi applicato a partire dal prossimo appuntamento.



PRESENTAZIONE

Sarò facile profeta: all’avvicinarsi della fase finale di Euro 2016 scatterà lo stucchevole giochino del “toto convocazioni”, l’immancabile tentativo di prevedere la lista dei 23 che il CT Conte (o chi per esso) porterà in Francia a far meglio del predecessore Prandelli (come spesso si dimentica, giunto secondo nel 2012: ergo, per superarlo si dovrà vincere), accompagnato, altrettanto ineludibilmente, dalle polemiche per gli onnipresenti “grandi assenti” rimasti “incomprensibilmente” esclusi. Diatribe, quando non generate da meri “interessi di bandiera”, solitamente partorite da chi dimentica che le convocazioni sono soggette a restrizioni numeriche, non compiendo mai il passo successivo (e più difficile) affinché l’obiezione sia costruttiva, cioè indicare di chi il “nome pesante” lasciato a casa dovrebbe prendere il posto, fermandosi alla comoda tappa dell’accumulare nomi in una sorta di “tutti dentro” quando invece qualcuno dovrà restare fuori.

Una delle teorie maggioritarie del “calcio parlato” vuole convocare alla fase finale solo chi l’abbia conquistata sul campo: in altre parole, ha diritto di entrare nella lista definitiva chi ha giocato (di più nel)le qualificazioni. Impostazione a prima vista “equa e meritocratica”, tuttavia soggetta a obiezioni non marginali: in primo luogo, la più evidente, è di non tener in nessun conto l’incidenza di squalifiche e infortuni. Non è difficile pensare, e nella realtà si è pure verificato, che alcuni giocatori, titolari indiscutibili e indiscussi nelle intenzioni del tecnico, abbiano accumulato appena una manciata di presenze, non potendo essere chiamati per i due motivi di causa maggiore accennati (anche se per l’appiedamento dovuto a sanzione disciplinare, si potrebbe/dovrebbe aprire un ulteriore distinguo su cui soprassiedo).

In secondo luogo, per un rilievo “storico”, solo dalle qualificazioni a Brasile 2014 è stato concesso inserire nella lista di gara tanti giocatori quanti saranno poi i convocati nella fase finale: nei tornei precedenti, quindi, anche un CT graniticamente convinto nello schierare sempre gli stessi in nomi in campo e/o in panchina, avrebbe dovuto aprire le porte a dei volti nuovi.

Infine, l’osservazione meno immediata: le eliminatorie si dipanano su una stagione e mezza e non su due intere; pertanto, chi si mette in mostra solo nella seconda, ha meno possibilità di giocare nella gare di qualificazione, essendo l’ultima metà occupata da amichevoli di preparazione (al peggio, dell’avversario, se non si è staccato il biglietto per la fase finale).

Al netto di queste repliche, mettere in pratica la suddetta teoria può rivelarsi almeno utile nel ripassare la storia della fase eliminatoria dei grandi tornei per nazionali, solitamente triturata nel dimenticatoio generale al contrario della finale di cui si tramandano anche i più minuti e inutili aneddoti, e nel verificare se, come, quanto (e, se possibile, perché) le convocazioni si siano discostate dalle indicazioni fornite dalle qualificazioni.





PIANO DELL’ANALISI



ARCO TEMPORALE



Ogni puntata è dedicata a un torneo per nazionali maggiori disputato dall’Italia nel XXI secolo. Oltre per la completezza dei dati a disposizione, è un periodo scelto per la sua omogeneità: infatti, dal(la Confederations Cup) 2001 in avanti, i convocati alla fase finale si sono attestati alla soglia tuttora vigente di 23, di cui 3 portieri. Distinzione, l’ultima, a rinnovare un antico equivoco sul ruolo dell’estremo difensore, considerato in tali circostanze “speciale” non solo dal punto di vista tecnico ma pure regolamentare, tanto che la FIFA ai Mondiali impone ai (convocati quali) portieri di schierarsi solo fra i pali (obbligo non contemplato dalle Regole del Calcio), vincolo non prescritto dall’UEFA per gli Europei (venendo così a cadere il “senso” di distinguerli e limitarne la chiamata).

Sono escluse dall’analisi le Confederations Cup 2009 e 2013, disputate dall’Italia ma scartate perché prive di una fase eliminatoria.

SCENARIO

Ogni torneo è suddiviso in due parti, qualificazioni e fase finale, contenenti entrambe le stesse sezioni: la prima è riservata allo scenario, in cui sono ricordati brevemente formule e altri dettagli tecnico/regolamentari nonché “storici”, al fine di meglio inquadrare l’esatto contesto in cui si è giocato. P.es.: a qualificazione ottenuta in anticipo, le ultime gare ormai inutili possono essere state l’occasione sia per utilizzare i rincalzi sia per far riposare i titolari, e ciò motiva alcune “presenze” ovvero “assenze” altrimenti “inspiegabili”.



QUADRO SINOTTICO

La seconda è il quadro sinottico riassuntivo dell’impiego dei giocatori nelle partite interessate, cui sono dedicate le colonne della griglia centrale, “intitolate” alle avversarie incontrate, identificate dalla sigla ufficiale FIFA e contraddistinte dal colore nero se affrontate in casa, rosso se in trasferta e blu se in campo neutro. Quando il giocatore non è stato schierato, la casella è vuota, mentre in caso contrario riporta un numero (quello della maglia indossata) e una lettera a indicare se in quella partita è stato:

- un titolare poi non sostituito: N (come “Non sostituito”);
- un titolare poi sostituito: U (come “Uscito”);
- una riserva poi non subentrata: R (come “Riserva”);
- una riserva poi subentrata: E (come “Entrato”).

Le caselle non vuote possono avere sfondo giallo o rosso, qualora il calciatore sia stato, rispettivamente, ammonito o espulso, a suggerire le eventuali assenze per squalifica nelle gare immediatamente successive. Inoltre, una linea tratteggiata suddivide le gare di qualificazione per stagione di disputa, a rendere così visivamente immediata la terza obiezione illustrata nella presentazione.

Le colonne finali sono riepilogative, e riportano per ogni giocatore, rispettivamente, le partite:

- in cui è stato inserito nella lista di gara, da titolare o riserva (somma delle caselle non vuote): L (come “Lista”);
- giocate, da titolare o subentrato (somma delle caselle contenenti le lettere N, U ed E) a quantificare le “presenze” come interpretate tradizionalmente: G (come “Giocate”);
- iniziate da titolare, poi sostituito o no (somma delle caselle contenenti le lettere N e U): T (come “Titolare”);
- giocate da titolare senza essere sostituito (somma delle caselle contenenti la lettera N): N (come “Non uscito”);
- in cui è stato sostituito dopo averle iniziate da titolare (somma delle caselle contenenti la lettera U): U (come “Uscito”);
- in cui è subentrato dopo averle iniziate da riserva (somma delle caselle contenenti la lettera E): E (come “Entrato”);
- consumate da riserva senza essere subentrato (somma delle caselle contenenti la lettera R): R (come “Riserva”);

nonché il numero di maglia indossato più volte: M (come “Maglia”).

Le colonne L e M compaiono, però, solo nel quadro sinottico delle qualificazioni: infatti, nella fase finale tutti i convocati sono inseriti nella lista di gara, a eccezione degli squalificati (nonché d’infortunati e assenti per altre ragioni, qui considerati comunque presenti in panchina per semplicità), e indossano sempre lo stesso numero di maglia.

Come anticipato, il quadro sinottico delle eliminatorie è la classifica dei convocabili fra i calciatori lì impiegati, in base al maggior numero di partite contabilizzate nelle prime 7 colonne riepilogative, nell’ordine in cui sono esposte. Ho, infatti, ritenuto che l’indice più indicativo allo scopo siano le presenze nella lista di gara, piuttosto delle partite giocate in totale ovvero da titolare, comunque “conservate” come criteri secondari. Si pensi, p.es., al portiere di riserva, destinato a collezionare incontri su incontri in panchina, senza mai scendere in campo: all’atto delle convocazioni per la fase finale, gli si deve preferire chi ha giocato solo una volta, seppur da titolare, magari nell’ultima partita ormai inutile?

Pertanto, i giocatori sono contraddistinti, anche nelle colonne riepilogative, da alcuni colori:

- blu per chi è stato convocato per la fase finale e sposando appieno la tesi, avendo conquistato la qualificazione in campo come uno dei 23 più impiegati nelle eliminatorie (un “azzurrissimo” insomma);
- verde per i “grandi esclusi”, cioè chi, pur essendo uno dei 23 più impiegati nelle eliminatorie, è rimasto poi a casa;
- celeste per chi è stato convocato per la fase finale pur non risultando uno dei 23 più impiegati nelle eliminatorie ma avendovi ugualmente raccolto alcune presenze; al netto di squalifiche e/o infortuni, sono i “richiamati” ovvero le “novità”, giocatori utilizzati all’inizio delle qualificazioni, e poi accantonati, oppure alla fine, (ri)destando l’attenzione del CT solo nella seconda stagione;
- arancio per chi è stato ugualmente convocato per la fase finale pur non essendo mai stato impiegato nelle eliminatorie; sempre al netto di squalifiche e/o infortuni, sono le “sorprese”, nell’ipotesi più semplice, giocatori messisi in luce solo nella seconda stagione, anche a qualificazioni ultimate, e quindi mai lì convocati;
- bianco per chi non è stato convocato per la fase finale e non è risultato fra i primi 23 più impiegati nelle eliminatorie pur avendone giocato alcune gare; una sorta di “piccoli esclusi” rimasti a casa ma con minori “rimpianti statistici”.

Il quadro sinottico delle eliminatorie sarà quindi composto di giocatori in blu, verde, bianco e celeste, mentre quello della fase finale da calciatori in blu, celeste e arancio. In particolare, i nomi in blu e verde formano la lista dei 23 convocabili per la tesi, presentata nella tradizionale ripartizione nei 4 reparti – portieri (P), difensori (D), centrocampisti (C) e attaccanti (A) – e confrontata con la reale per evidenziare e giustificare le differenze.

LA FORMAZIONE TITOLARE
Per quanto, in concreto, non esistano più formazioni titolari come tradizionalmente intese, poiché di gara in gara variano non solo i nomi di chi scende per primo in campo ma pure lo schema tattico con cui sono disposti, e quest’analisi ne sarà ulteriore prova, tuttavia qualcuno rimane sempre… “più titolare di altri”. Nella scelta, ho usato sempre i responsi delle colonne riepilogative, dalla terza in poi. Infatti, in quest’ambito, nulla contano le presenze in lista e le gare giocate, ma solo gli incontri in cui si è partiti titolari, tutt’al più preferendo chi poi abbia subito meno sostituzioni, e cercando sempre di proporre una formazione tatticamente credibile, anche se non fosse mai apparsa in campo nella realtà, per cui non sempre i prescelti sono gli 11 con più partite da titolari.

Sono così presentate le formazioni titolari delle qualificazioni e della fase finale, che saranno poi raffrontate per evidenziare le più significative differenze.

INDICI
Il calcio non è scienza esatta perfettamente traducibile in numeri, però alcune cifre si rivelano utili. Per quest’analisi, ho elaborato l’indice di presenze in lista (IL), di titolarità (IT) e di gare giocate (IG). Sono tutt’e tre il rapporto delle somme delle partite disputate, rispettivamente, da L, T e G dei giocatori in esame rispetto al totale assoluto, se si parla dei convocati teorici o reali, ovvero al massimo realizzabile da quel gruppo ristretto, se si parla della formazione titolare (ovviamente, IT in entrambi i metodi è sempre identico). Chiaramente, tanto più detti indici si avvicinano a 1,000, tanto più rappresentano le scelte “ideali”. 


Appuntamento a mercoledì prossimo per la seconda puntata dedicata a Corea/Giappone 2002.



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