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Primo di nove appuntamenti che ci porteranno a scoprire chi, secondo
l’attenta analisi di Rado Il Figo, dovrebbero essere i 23 convocati
dell’Italia per Euro 2016 in base alle statistiche relative alla fase di
qualificazione. Oggi Rado ci presenta il suo “metodo di studio” che verrà poi
applicato a partire dal prossimo appuntamento.
PRESENTAZIONE
Sarò facile profeta: all’avvicinarsi della fase finale di Euro 2016
scatterà lo stucchevole giochino del “toto convocazioni”, l’immancabile
tentativo di prevedere la lista dei 23 che il CT Conte (o chi per esso) porterà
in Francia a far meglio del predecessore Prandelli (come spesso si dimentica,
giunto secondo nel 2012: ergo, per superarlo si dovrà vincere), accompagnato,
altrettanto ineludibilmente, dalle polemiche per gli onnipresenti “grandi
assenti” rimasti “incomprensibilmente” esclusi. Diatribe, quando non generate
da meri “interessi di bandiera”, solitamente partorite da chi dimentica che le
convocazioni sono soggette a restrizioni numeriche, non compiendo mai il passo
successivo (e più difficile) affinché l’obiezione sia costruttiva, cioè
indicare di chi il “nome pesante” lasciato a casa dovrebbe prendere il posto,
fermandosi alla comoda tappa dell’accumulare nomi in una sorta di “tutti
dentro” quando invece qualcuno dovrà restare fuori.
Una delle teorie maggioritarie del “calcio parlato” vuole convocare alla
fase finale solo chi l’abbia conquistata sul campo: in altre parole, ha
diritto di entrare nella lista definitiva chi ha giocato (di più nel)le
qualificazioni. Impostazione a prima vista “equa e meritocratica”, tuttavia
soggetta a obiezioni non marginali: in primo luogo, la più evidente, è di non
tener in nessun conto l’incidenza di squalifiche e infortuni. Non è
difficile pensare, e nella realtà si è pure verificato, che alcuni giocatori,
titolari indiscutibili e indiscussi nelle intenzioni del tecnico, abbiano
accumulato appena una manciata di presenze, non potendo essere chiamati per i
due motivi di causa maggiore accennati (anche se per l’appiedamento dovuto a
sanzione disciplinare, si potrebbe/dovrebbe aprire un ulteriore distinguo su
cui soprassiedo).
In secondo luogo, per un rilievo “storico”, solo dalle qualificazioni a
Brasile 2014 è stato concesso inserire nella lista di gara tanti giocatori
quanti saranno poi i convocati nella fase finale: nei tornei precedenti,
quindi, anche un CT graniticamente convinto nello schierare sempre gli stessi
in nomi in campo e/o in panchina, avrebbe dovuto aprire le porte a dei volti
nuovi.
Infine, l’osservazione meno immediata: le eliminatorie si dipanano su
una stagione e mezza e non su due intere; pertanto, chi si mette in mostra
solo nella seconda, ha meno possibilità di giocare nella gare di qualificazione,
essendo l’ultima metà occupata da amichevoli di preparazione (al peggio,
dell’avversario, se non si è staccato il biglietto per la fase finale).
Al netto di queste repliche, mettere in pratica la suddetta teoria può
rivelarsi almeno utile nel ripassare la storia della fase eliminatoria dei
grandi tornei per nazionali, solitamente triturata nel dimenticatoio generale
al contrario della finale di cui si tramandano anche i più minuti e inutili
aneddoti, e nel verificare se, come, quanto (e, se possibile, perché) le
convocazioni si siano discostate dalle indicazioni fornite dalle
qualificazioni.
PIANO DELL’ANALISI
ARCO TEMPORALE
Ogni puntata è dedicata a un torneo per nazionali maggiori disputato
dall’Italia nel XXI secolo. Oltre per la completezza dei dati a disposizione, è un
periodo scelto per la sua omogeneità: infatti, dal(la Confederations Cup) 2001
in avanti, i convocati alla fase finale si sono attestati alla soglia tuttora
vigente di 23, di cui 3 portieri. Distinzione, l’ultima, a rinnovare un antico
equivoco sul ruolo dell’estremo difensore, considerato in tali circostanze
“speciale” non solo dal punto di vista tecnico ma pure regolamentare, tanto che
la FIFA ai Mondiali impone ai (convocati quali) portieri di schierarsi solo fra
i pali (obbligo non contemplato dalle Regole del Calcio), vincolo non
prescritto dall’UEFA per gli Europei (venendo così a cadere il “senso” di
distinguerli e limitarne la chiamata).
Sono escluse dall’analisi le Confederations Cup 2009 e 2013, disputate
dall’Italia ma scartate perché prive di una fase eliminatoria.
SCENARIO
Ogni torneo è suddiviso in due parti, qualificazioni e fase finale,
contenenti entrambe le stesse sezioni: la prima è riservata allo scenario, in
cui sono ricordati brevemente formule e altri dettagli tecnico/regolamentari
nonché “storici”, al fine di meglio inquadrare l’esatto contesto in cui si è
giocato. P.es.: a qualificazione ottenuta in anticipo, le ultime gare ormai
inutili possono essere state l’occasione sia per utilizzare i rincalzi sia per
far riposare i titolari, e ciò motiva alcune “presenze” ovvero “assenze”
altrimenti “inspiegabili”.
QUADRO SINOTTICO
La seconda è il quadro sinottico riassuntivo dell’impiego dei giocatori
nelle partite interessate, cui sono dedicate le colonne della griglia centrale,
“intitolate” alle avversarie incontrate, identificate dalla sigla ufficiale
FIFA e contraddistinte dal colore nero se affrontate in casa, rosso
se in trasferta e blu se in campo neutro. Quando il
giocatore non è stato schierato, la casella è vuota, mentre in caso contrario
riporta un numero (quello della maglia indossata) e una lettera a indicare se
in quella partita è stato:
- un titolare poi non sostituito: N (come “Non
sostituito”);
- un titolare poi sostituito: U (come “Uscito”);
- una riserva poi non subentrata: R (come
“Riserva”);
- una riserva poi subentrata: E (come “Entrato”).
Le caselle non vuote possono avere sfondo giallo o rosso,
qualora il calciatore sia stato, rispettivamente, ammonito o espulso,
a suggerire le eventuali assenze per squalifica nelle gare immediatamente
successive. Inoltre, una linea tratteggiata suddivide le gare di
qualificazione per stagione di disputa, a rendere così visivamente immediata la
terza obiezione illustrata nella presentazione.
Le colonne finali sono riepilogative, e riportano per ogni giocatore,
rispettivamente, le partite:
- in cui è stato inserito nella lista di gara, da
titolare o riserva (somma delle caselle non vuote): L (come “Lista”);
- giocate, da titolare o subentrato (somma delle caselle
contenenti le lettere N, U ed E) a quantificare le “presenze” come interpretate
tradizionalmente: G (come “Giocate”);
- iniziate da titolare, poi sostituito o no (somma delle
caselle contenenti le lettere N e U): T (come “Titolare”);
- giocate da titolare senza essere sostituito (somma
delle caselle contenenti la lettera N): N (come “Non uscito”);
- in cui è stato sostituito dopo averle iniziate da
titolare (somma delle caselle contenenti la lettera U): U (come
“Uscito”);
- in cui è subentrato dopo averle iniziate da riserva
(somma delle caselle contenenti la lettera E): E (come “Entrato”);
- consumate da riserva senza essere subentrato (somma
delle caselle contenenti la lettera R): R (come “Riserva”);
nonché il numero di maglia indossato più volte: M (come “Maglia”).
Le colonne L e M compaiono, però, solo nel quadro sinottico delle
qualificazioni: infatti, nella fase finale tutti i convocati sono inseriti nella lista di
gara, a eccezione degli squalificati (nonché d’infortunati e assenti per altre
ragioni, qui considerati comunque presenti in panchina per semplicità), e
indossano sempre lo stesso numero di maglia.
Come anticipato, il quadro sinottico delle eliminatorie è la classifica dei
convocabili fra i calciatori lì impiegati, in base al maggior numero di partite
contabilizzate nelle prime 7 colonne riepilogative, nell’ordine in cui sono
esposte. Ho, infatti, ritenuto che l’indice più indicativo allo scopo siano
le presenze nella lista di gara, piuttosto delle partite giocate in totale
ovvero da titolare, comunque “conservate” come criteri secondari. Si pensi,
p.es., al portiere di riserva, destinato a collezionare incontri su incontri in
panchina, senza mai scendere in campo: all’atto delle convocazioni per la fase
finale, gli si deve preferire chi ha giocato solo una volta, seppur da
titolare, magari nell’ultima partita ormai inutile?
Pertanto, i giocatori sono contraddistinti, anche nelle colonne
riepilogative, da alcuni colori:
- blu per chi è stato convocato per la fase finale e sposando
appieno la tesi, avendo conquistato la qualificazione in campo come uno dei 23
più impiegati nelle eliminatorie (un “azzurrissimo” insomma);
- verde per i “grandi esclusi”, cioè chi, pur
essendo uno dei 23 più impiegati nelle eliminatorie, è rimasto poi a casa;
- celeste per chi è stato convocato per la fase
finale pur non risultando uno dei 23 più impiegati nelle eliminatorie ma
avendovi ugualmente raccolto alcune presenze; al netto di squalifiche e/o
infortuni, sono i “richiamati” ovvero le “novità”, giocatori utilizzati
all’inizio delle qualificazioni, e poi accantonati, oppure alla fine,
(ri)destando l’attenzione del CT solo nella seconda stagione;
- arancio per chi è stato ugualmente convocato per
la fase finale pur non essendo mai stato impiegato nelle eliminatorie; sempre
al netto di squalifiche e/o infortuni, sono le “sorprese”, nell’ipotesi più
semplice, giocatori messisi in luce solo nella seconda stagione, anche a
qualificazioni ultimate, e quindi mai lì convocati;
- bianco per chi non è stato convocato per la fase
finale e non è risultato fra i primi 23 più impiegati nelle eliminatorie pur
avendone giocato alcune gare; una sorta di “piccoli esclusi” rimasti a casa ma
con minori “rimpianti statistici”.
Il quadro sinottico delle eliminatorie sarà quindi composto di giocatori in
blu, verde, bianco e celeste, mentre quello della fase finale da calciatori in
blu, celeste e arancio. In particolare, i nomi in blu e verde formano la
lista dei 23 convocabili per la tesi, presentata nella tradizionale
ripartizione nei 4 reparti – portieri (P), difensori (D), centrocampisti (C) e
attaccanti (A) – e confrontata con la reale per evidenziare e giustificare le
differenze.
LA FORMAZIONE
TITOLARE
Per quanto, in concreto, non esistano più formazioni titolari come tradizionalmente
intese, poiché di gara in gara variano non solo i nomi di chi scende per primo
in campo ma pure lo schema tattico con cui sono disposti, e quest’analisi ne
sarà ulteriore prova, tuttavia qualcuno rimane sempre… “più titolare di
altri”. Nella scelta, ho usato sempre i responsi delle colonne
riepilogative, dalla terza in poi. Infatti, in quest’ambito, nulla contano le
presenze in lista e le gare giocate, ma solo gli incontri in cui si è partiti
titolari, tutt’al più preferendo chi poi abbia subito meno sostituzioni, e
cercando sempre di proporre una formazione tatticamente credibile, anche se non
fosse mai apparsa in campo nella realtà, per cui non sempre i prescelti sono
gli 11 con più partite da titolari.
Sono così presentate le formazioni titolari delle qualificazioni e della
fase finale, che saranno poi raffrontate per evidenziare le più significative
differenze.
INDICI
Appuntamento a mercoledì prossimo per la seconda puntata dedicata a Corea/Giappone 2002.
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