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Terzo appuntamento
con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in questo secolo a
cura di Rado Il Figo.
Link delle puntate precedenti:
1) PRESENTAZIONE E SPIEGAZIONE DI LETTERE E INDICI UTILIZZATI
2) COREA/GIAPPONE 2002
Link delle puntate precedenti:
1) PRESENTAZIONE E SPIEGAZIONE DI LETTERE E INDICI UTILIZZATI
2) COREA/GIAPPONE 2002
Qualificazioni
Scenario
In un abituale
controsenso del calcio nostrano, la FIGC addossa l’intera responsabilità del fallimento nippo-coreano all’immancabile
complotto FIFA ma Trapattoni (a quel
punto, reo di cosa?) salva la ghirba esclusivamente per mancanza di sostituiti
all’altezza immediatamente disponibili.
Per EURO 2004 di scena in Portogallo,
l’UEFA suddivide le restanti 50 nazionali in 10 gruppi da 5 squadre l’uno: le
prime accedono direttamente, le seconde spareggiano fra loro; qualificazioni
così “matematicamente perfette” non
si vedevano a queste latitudini da Euro 1976! L’Italia, testa di serie, pesca bene, finendo nel Gruppo 9 completato da Iugoslavia, Finlandia, Galles e Azerbaigian,
in ordine di fascia. Tolti i plavi, tutte compagini mai apparse alle fasi
finali, eccezion fatta per i britannici, con la solitaria impresa riuscita per
il mondiale 1958 e grazie a un doppio (o triplo) colpo di fortuna al sorteggio:
gli unici problemi dovrebbero arrivare solo dai vicini iugoslavi, ancora coinvolti in beghe etnico-politiche. Nulla
cambia per liste di gara e cambi consentiti, mentre la numerazione diventa
libera, per quanto quasi tutti (Italia in testa) conservino la versione
tradizionale.
Il clima di precarietà sulla guida azzurra non giova a nessuno, men
che meno al CT, il quale lancia spesso inequivocabili segnali d’aver smarrito la bussola. Le prime
tre gare sono squallide e l’unico schema da rete riuscito è la deviazione di un
avversario, preferibilmente posto in barriera su punizione di Del Piero: l’ultima uscita del “trittico dell’orrore” è il rovescio a Cardiff, autentico punto di
non ritorno. Conservato il posto, nuovamente per assenza di alternative libere
od “opportune” (si pensi a Vialli),
Trapattoni volta nettamente pagina e da lì in avanti è una marcia trionfale,
condita da sole vittorie salvo il pari a Belgrado,
che permette all’Italia di centrare il primo posto e il pass per il Portogallo all’ultima
giornata.
Certamente pesa l’aver creduto di essere concretamente spacciati e aver giocato liberi da ogni
assillo, arrivando il Galles,
inatteso capoclassifica, al giro di boa in “percorso
netto”, immagazzinando il triplo (!) dei punti azzurri. Tuttavia, la
situazione è meno funerea delle apparenze: l’Italia ha giocato una gara in meno
e, soprattutto, i britannici hanno affrontato due volte gli azeri e mai gli
iugoslavi; proprio questi ultimi ci danno poi una grandissima mano, battendo due volte su due i gallesi e
prendendo appena un punto su sei dagli azeri (!). Anzi, sono gli ex sovietici a
rischiare di stravolgere la classifica, con l’UEFA a minacciarli di
estromissione per le lotte interne dei club contro la federazione, con
conseguente annullamento delle loro gare.
Quadro sinottico
Il quadro sinottico è lampante nell’illustrare la svolta impressa dopo le prime tre
orrende partite: dietro i primi 7 in graduatoria, più o meno sempre presenti, si
collocano 13 nomi impiegati, di fatto, solo nelle ultime 5 uscite, tranne Tommasi e Inzaghi, mentre dal 21° al
32° posto si ammassa chi, a grandi linee, è apparso nell’infausto inizio per
non essere più richiamato. Destino comune a un quarto dei calciatori presenti
(10 su 39), tra cui un inimmaginabile (col senno di poi) Pirlo, l’unico di questi a partire poi per il Portogallo.
I più attenti avranno
notato due apparenti incongruenze: i
nomi delle avversarie sono 5 e non 4 e i giocatori usciti non corrispondono agli
entrati. La prima e più facile, si supera ricordando che nel 2003 la Iugoslavia cambia “nome” in Serbia e Montenegro, e l’Italia la affronta
sotto entrambe le diciture. La seconda è, invece, un altro segnale dell’annebbiamento d’idee che coglie
spesso il CT: nella sconfitta in Galles, Trapattoni fa entrare Gattuso al 64’ per Di Biagio, salvo … sostituirlo 20 minuti dopo con Marazzina! Per “coerenza statistica” ho
lasciato il buon Ringhio come “E”.
Ancora tre sono i sempre
presenti in lista, ma la loro presenza è più rilevante: Buffon, Nesta e
Cannavaro non mancano un appuntamento, partendo sempre da titolari, con il
portiere a non venir mai avvicendato mentre i due difensori devono uscire una
volta a testa.
Ecco la lista
“teorica” dei 23:
P (2): Buffon, Toldo
D (6): Cannavaro F., Nesta, Panucci, Oddo, Zambrotta,
Legrottaglie
C (9): Gattuso, Perrotta, Tommasi, Fiore, Zanetti C.,
Camoranesi, Totti, Pirlo, Ambrosini
A (6): Del Piero, Inzaghi F., Vieri C., Corradi, Delvecchio M., Montella.
I tre indici, pur calando
rispetto al 2002 complice l’aumento del 30% secco di giocatori utilizzati,
restano però sopra lo 0,800: l’IL è
0,819, l’IG è lo 0,884 e l’IT lo 0,920.
I “grandi esclusi” sono 6, di cui (nuovamente) due per forza maggiore: Filippo Inzaghi patisce un infortunio mentre Montella deve lasciare
il posto al terzo portiere, individuato non in Abbiati ma nella “sorpresa” Peruzzi, complice l’ammuffimento del
milanista quale dodicesimo per l’esplosione di Dida.
Dal reparto avanzato
arriva la metà dei “verdi”; Delvecchio,
in uno “scambio interno” col compagno giallorosso Cassano, qui “arancio”, si aggiunge ai due succitati, sostituiti
dal solo “celeste” Di Vaio, nella
scelta trapattoniana più criticata, per la singolare motivazione adottata: la
disponibilità a disimpegnarsi a centrocampo, assente nel capocannoniere
italiano del campionato Gilardino,
su cui cadevano le preferenze della stampa! Altrettanto nel vuoto cadono le
altre due candidature della vox populi,
ma qui per decisione dei diretti interessati: Maldini non ritorna sui suoi passi sulla rinuncia alla maglia
azzurra, mentre Roberto Baggio
scende in campo nella penultima amichevole di preparazione, organizzata però come
sua ultima presenza in nazionale.
A completare il rimpiazzo
dei grandi assenti, arrivano il “celeste” Ferrari
e gli “aranci” Favalli e Materazzi,
facendo restare a casa Tommasi,
Legrottaglie e Ambrosini, tutti per questioni tecniche. I 6 cambi nei
convocati, forzati o voluti, fanno precipitare sensibilmente gli indici: l’IL scende allo 0,674, l’IG allo 0,750
mentre l’IT si mantiene a 0,795.
La formazione titolare
Pare una maledizione della gestione Trapattoni,
dove dell’11 tipo fa parte uno dei grandi esclusi, rimasto ancora a casa per infortunio: ora tocca a Inzaghi, un’assenza particolarmente
pesante, essendo il capocannoniere
delle eliminatorie con 6 reti in appena 5 gare!
Nuovamente, la formazione
titolare nella realtà non scende mai in campo, né all’inizio né a gara in
corso. Tuttavia, nell’ultima trasferta belgradese, partono 10 di questi nomi: a
bucare è Zanetti, nemmeno in
panchina, sostituito da Tacchinardi,
alla sua unica apparizione non solo attiva ma pure in assoluto!
Mai come in questo caso,
gli 11 prescelti meritano la definizione di titolari a ogni effetto: le 65 gare giocate dall’inizio
rappresentano non solo tutte le partite da loro disputate ma anche tutte le
loro presenze in lista di gara, con i tre indici a marcare lo stesso valore di 0,739. In altre parole: o giocano da
titolari o non compaiono nemmeno in panchina!
Fase finale
Scenario
Euro 2004 replica la formula inaugurata in Inghilterra
nel 1996 e confermata fino al 2012,
per cui non sarà più ricordata: le 16 partecipanti sono distribuite in quattro
gruppi da 4 squadre, con passaggio all’eliminazione diretta (dai quarti alla
finale per titolo), delle prime due classificate. Contrariamente ai Mondiali, a
parità di punti i primi discriminanti
vertono sugli esiti dei confronti diretti, e dopo si passa alla differenza
reti e alle reti segnate: dettaglio, già a noi fatale in terra albionica,
altrettanto infausto anche in Portogallo. Il sorteggio dei gironi è pilotato
con la consueta adozione delle 4 fasce di merito per ranking UEFA: l’Italia, con il medesimo coefficiente
di Inghilterra e Spagna, è nella
seconda completata dalla Germania. L’estrazione
può definirsi nuovamente felice, abbinandoci a Svezia, la più morbida delle teste di serie, Danimarca e Bulgaria.
Se il girone azzurro è abbordabile, il gruppo azzurro è da
prendere con le pinze, spaccato e
rancoroso, dove ognuno si sente autorizzato a esternare il proprio
pensiero, fra mugugni presunti (Peruzzi
rosica per essere il terzo portiere) e reali (Fiore contro gli oriundi, ricomparsi con Camoranesi; Del Piero
contro Totti, identificato quale
stella dal CT; Totti contro… i calzini troppo stretti; ecc. ecc.
ecc.), con Gattuso a dettare gli
schemi tattici (e Trapattoni… a dargli retta) e Buffon e Vieri a scaricare sulla stampa tutte le colpe dell’eventuale
naufragio, unica meta raggiungibile in simile clima. Alla fine, stupisce
l’assenza dal coro dei lamentosi di Cassano,
osteggiato dai critici per le bizze caratteriali.
L’uscita di scena
prematura, non riuscendo a superare nemmeno lo scoglio dei gironi, arriva
comunque in modo beffardo, con un’Italia invitta e a causa del ruolino nei confronti diretti: dopo
i pareggi iniziali con Danimarca (0-0) e
Svezia (1-1), nell’ultimo turno è sufficiente che il derby scandinavo
termini 2-2 affinché l’Italia torni
a casa, dopo aver battuto la già eliminata Bulgaria, fra l’altro a gran fatica
e con rete decisiva al 4’ di recupero con l’altra gara conclusa (cosa si
sarebbe detto nel Nord Europa se questa non fosse finita in pareggio, dopo che nelle lande mediterranee si
erano spesi giorni a parlare di “biscotti”?).
A ulteriore dimostrazione di come Trapattoni
sia nel pallone completo, dopo aver
scoperto con 20 anni di ritardo che
gli ultimi due incontri del girone si giocano in contemporanea, nel disperato
assalto finale alla Bulgaria immette Di
Vaio… come esterno sinistro di centrocampo, a giustificare la sua presenza
da punta “non solo attaccante” per cui lo ha preferito a Gilardino.
Quadro sinottico
Dal quadro sinottico si
evince che il CT si sia poggiato su 11
elementi; infatti, 9 hanno giocato tutte le gare, sebbene non sempre da
titolari, mentre dei 4 che seguono con un’assenza, due (Cannavaro e Gattuso) hanno mancato l’ultimo appuntamento per
squalifica. Tuttavia, il tema delle idee
confuse di Trap si ripropone, notando la coda della classifica dove, con
l’unica eccezione di Cassano, si
ammassano tutti i giocatori “celesti” e “arancio”: in 5 (compreso Peruzzi), totalizzano 3 presenze totali
e appena una da titolare, centrata da Materazzi
ma solo per il citato stop disciplinare di Cannavaro. Pertanto, è lecito
chiedersi perché Trap li abbia chiamati in Portogallo a scapito dei “verdi”, se
poi li lascia sempre in panchina.
Con ben poca sorpresa,
appartengono al reparto arretrato i 4 “moschettieri azzurri”, con Buffon, Nesta, Panucci e Zambrotta
sempre presenti, da titolari e mai sostituiti, mentre Perrotta e Del Piero, 3 volte su 3 nell’11 di partenza, hanno
dovuto subire, rispettivamente, 1 e 2 sostituzioni.
Esattamente come in terra
asiatica, Trapattoni ha concesso a tutti
una chance, tranne che ai due portieri di riserva (Toldo e Peruzzi) e a un uomo di movimento, Ferrari (quasi un ritratto della sua carriera da “un grande futuro
alle spalle”).
La formazione titolare
Nel turbinio nella testa del CT, in 3 gare si cambiano sempre i nomi di partenza,
alternandoli in due schemi, dal 4-2-3-1
al 4-3-3. Naturale conseguenza, l’11 proposto non appare mai in campo nella
realtà, nemmeno a gara in corso, e nasce dai titolari contro la Bulgaria dai
quali si estrapolano i due “intrusi”
Materazzi e Corradi sostituendoli facilmente con Cannavaro e Vieri.
In esso trovano spazio
solo giocatori “blu”, con l’eccezione dell’“arancio”
Cassano, l’autentica “mosca bianca” della spedizione: estraneo alle
diatribe, conquista la maglia da titolare da “sorpresa” e, infine, è l’unico
italiano autore di prestazioni degne di nota per i giornalisti nostrani (anche
se è il solo Zambrotta a entrare nel
“23 tipo” ufficiale redatto dall’UEFA).
L’IT di 0,818 e l’IG di 0,939 suggeriscono come Trapattoni riponga molta
fiducia in questi nomi quando sceglie chi far giocare, con qualche remora se
fin dall’inizio.
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