Amici di “Calcio e altri elementi” ogni promessa è debito. E
così dopo l’aggiornamento del ranking di tutti i tempi del GP di Montecarlo è
oggi ora dell’aggiornamento del Ranking All Time della Indianapolis 500, corsa
giunta alla novantanovesima edizione (il primo aggiornamento del 2014 con
uno sguardo approfondito sui piloti appartenenti alla top 10 di quando è stato
scritto è consultabile a questo link: http://mds78.blogspot.it/2014/05/altri-elementi-il-ranking-piloti-all_23.html).
E allora una rapida spiegazione di come funziona il ranking
copiando quasi pari pari la spiegazione del ranking utilizzato per Montecarlo.
Il punteggio utilizzato è quello attuale in vigore nella F1:
25 punti al vincitore, 18 al secondo, 15 al terzo, 12 al quarto e poi via via a
scalare di due punti in due punti fino al decimo che ne prende uno.
Fanno fede gli ordini di arrivo ufficiali.
Quando ad alternarsi su di una monoposto son stati due o più
piloti il punteggio conseguito è stato diviso per il numero di piloti che han
guidato la vettura.
In caso di parità di punti abbiamo messo davanti il pilota
che ha ottenuto il punteggio coi piazzamenti migliori. In caso di ulteriore
parità chi ha ottenuto il proprio miglior piazzamento per primo.
Infine come leggere la nostra classifica: In grassetto tutti
i piloti della top 100 ma in italic soltanto quelli in attività. In verde tutti
i piloti che hanno guadagnato una o più posizioni rispetto all’anno precedente,
ed in rosso chi ne ha persa una o più. In bianco chi è stabile rispetto al
2014.
Chiaro? E allora andiamo!
Nulla cambia nel podio di tutti i tempi. Al Unser Sr. Sempre primo davanti ad AJ Foyt e Rick Mears. Il settimo posto ottenuto domenica vale invece ad Helio Castroneves la quarta piazza di
sempre. Occupava la quinta e dunque fa retrocedere di una posizione Wilbur Shaw. Con una eventuale vittoria
il brasiliano si sarebbe ritrovato sul podio davanti a Mears.
La quarta piazza vale per Scott Dixon il raggiungimento del punteggio di Dan Wheldon. Tuttavia il neozelandese resta dietro lo scomparso
britannico avendo vinto una edizione della 500 contro le due dell’ex compagno
di team ed amico fraterno.
In molti lo accusano di essere tra i grandi solo per il
cognome che porta. E di certo le premesse di inizio carriera erano ben altre.
Ma quando si arriva ad Indianapolis Marco
Andretti si ricorda di essere un Andretti e col sesto posto raggiunge per
la settima volta la top 10, la terza consecutiva. Ciò vale a Marco la
ventiseiesima piazza, scavalcando così Harry
Hartz che lo precedeva in classifica.
E sempre a proposito di top 10 che dire di Juan-Pablo Montoya? Tre partecipazioni
ad Indianapolis, due vittorie ed un quinto posto che valgono il trentottesimo
posto di sempre. Prima della vittoria di domenica scorsa il colombiano era
ottantacinquesimo e così sono ben quarantasei le posizioni guadagnate. E se un
pilota guadagna quarantasei posizioni significa che altrettanti piloti ne han
persa quantomeno una. Tra questi i più noti al pubblico italiano sono Dan Gurney, Mark Donohue, Ryan
Hunter-Reay (vincitore nel 2014 e autore di una gara completamente incolore
nel 2015), Gil De Ferran, Danica Patrick, Jacques Villeneuve, Eliseo
Salazar, Danny Sullivan, Raul Boesel e Sam Hornish Jr..
Will Power perde
in volata da Montoya ed arriva secondo. Delusione per l’australiano ma il
risultato è sufficiente per approdare tra i migliori 100. Power entra
direttamente in ottantatreesima posizione. L’ingresso di Power provoca lo
scalare di diciassette piloti e così ad uscire dalla top100 è Andy Linden che lascia l’ultimo posto
dei migliori di sempre ad Indy al grande amico di Alex Zanardi: Jimmy Vasser.
Per l’aggiornamento della classifica All Time di
Indianapolis è tutto. Appuntamento sempre su calcio e altri elementi ai
prossimi giorni.
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