Questa settimana si disputa il quarto turno di Coppa
Italia. E’ l’occasione per vedere quali sono stati i cammini “record”
delle squadre provenienti dalle serie minori, o comunque piazzatesi nelle
posizioni peggiori nel campionato precedente e per capire chi fra le squadre
ancora in gara può ancora sognare di fare un’impresa storica mai riuscita prima
a nessuna altra squadra.
Per fare questo ho deciso di ricercare, dagli ottavi di finale alla finale, la squadra che nella storia di questa competizione ha ottenuto la qualificazione a ogni turno partendo dalla più bassa posizione di classifica nell’anno precedente. Per le edizioni con una formula che prevedeva partite non a eliminazione diretta ho agito come fatto in passato per il calcolo della “migliore performance” per nazione nelle coppe europee, equiparando i turni a seconda del numero di squadre partecipanti. Stesso approccio per valutare le posizioni conquistate in campionato rispetto ai diversi format dei campionati che si sono susseguiti nella storia. Dove non specificato le posizioni in classifica si riferiscono sempre al piazzamento in campionato ottenuto nell’anno precedente. Non è stata tenuta in considerazione la prima edizione della Coppa Italia, disputata nel 1922 e vinta dai dilettanti del Vado, poiché non ha visto la partecipazione delle principali squadre dell’epoca.
OTTAVI DI FINALE
QUARTI DI FINALE
Il record per i quarti di finale appartiene al Monza
1938/39, nono nel girone B di Serie C sia nel 1937/38 che nella stagione
successiva. Una lunga marcia nel corso della quale i lombardi superano ben sei
turni eliminatori, favoriti anche dal sorteggio che li vede affrontare sempre
squadre di pari categoria: 6-0 alla Cremonese (appena retrocessa dalla
Serie B) nelle qualificazioni al tabellone principale, 5-0 al Derthona (15°
nel girone C di Serie C) nel primo turno, 4-2 al Mantova (15° nel girone
A di Serie C) nella ripetizione del secondo turno dopo che la prima partita era
terminata in pareggio dopo i tempi supplementari, 3-2 al Valpolcevera (14°
nel girone C di Serie C) nel terzo turno, 2-0 alla Civitavecchiese (3°
nel girone E di Serie C) nei sedicesimi, 2-1 alla Biellese (4° nel girone
C di Serie C) negli ottavi. Il sogno dei monzesi si interrompe ai quarti di
finale per opera del Genova 1893 (3° in Serie A e corrispondente
all’odierno Genoa, così rinominato nel periodo fascista), anche in
questo caso con l’onore delle armi: 1-2 il risultato finale.
SEMIFINALI
Diviso in due il record legato alle semifinali. Per come
ho strutturato questa ricerca il record sarebbe appannaggio del Bologna
1995/96, unico a raggiungere questo turno avendo giocato l’anno precedente
in Serie C (vincendo il campionato). Mi pare corretto però ricordare anche una
squadra che è arrivata a un passo dalla finale in una stagione nella quale
effettivamente giocava in Serie C, essendo retrocessa l’anno precedente
arrivando ultima in Serie B: il Bari 1983/84.
Partiamo dal Bologna, che
partecipa alla Coppa Italia 1995/96 nel mezzo di un percorso memorabile che a
fine stagione lo porta di nuovo in Serie A, con una doppia promozione
consecutiva a solo tre anni di distanza dal periodo buio del fallimento. Nel
primo turno i felsinei superano 2-0 il Verona (10° in Serie B ,ma a fine
stagione promosso con il Bologna in Serie A), nel secondo battono 1-0 la Roma
(5° in Serie A), negli ottavi secco 3-0 alla Reggiana (appena retrocessa
in Serie B), nei quarti cade un’altra vittima illustre, il Milan (4° in
Serie A e che a fine stagione diventa campione d’Italia), superato ai rigori. A
porre fine alla cavalcata del Bologna è una neopromossa in Serie A, l’Atalanta,
che dopo aver pareggiato 1-1 l’andata a Bologna si impone in casa per 2-0.
Se il Bologna 1995/96 era nel mezzo di un doppio salto di
categoria, dopo una stagione fallimentare che lo relega in Serie C il Bari
1983/84 è all’inizio di un percorso analogo, che lo riporterà in Serie A nella
stagione 1985/86. In quel periodo il format della Coppa Italia prevedeva otto
gironi da sei squadre, con partite di sola andata e le prime due di ogni girone
qualificate agli ottavi di finale. Al termine di un girone equilibratissimo in
termini di risultati, il Bari passa il turno da secondo a pari punti (6,
all’epoca la vittoria valeva 2 punti, frutto di quattro pareggi e una vittoria
1-0 sul campo del Taranto) con la Juventus prima e con un punto di
vantaggio su Lazio (neopromossa in Serie A), Catanzaro (appena retrocesso
in Serie B) e Perugia (11° in Serie B). Chiude il gruppo il Taranto
(4° nel girone B di Serie C1) a 3. Il sorteggio degli ottavi rimette
beffardamente contro Bari e Juventus dopo il 2-2 del girone
eliminatorio, nel quale il Bari già aveva sfiorato l’impresa (in vantaggio con
una doppietta di Messina, si fa raggiungere dai gol di Cabrini all’84’
e Platini all’ultimo minuto). Per nulla intimoriti dai bianconeri,
reduci da un secondo posto in campionato e che a fine stagione vincono
campionato e Coppa delle Coppe, i pugliesi vincono l’andata a Torino 2-1 grazie
a un gol di Lopez al novantesimo. Due settimane dopo, a Bari, allungano
ulteriormente grazie a un rigore realizzato da Messina, ma subiscono poi la
reazione di orgoglio della Juventus che prima pareggia con Platini e poi si
porta in vantaggio con Tardelli riequilibrando i conti. Anche questa
partita, come le due precedenti, si risolve all’ultimo minuto e lo fa a favore
del Bari, in seguito a un altro calcio di rigore realizzato da Lopez. Nei quarti
altra vittima di rango, la Fiorentina (5° in Serie A), che viene
superata per 2-1 sia all’andata che al ritorno. Fatto il due non c’è però il
tre: i galletti vengono eliminati in semifinale da un’altra delle principali
squadre italiane dell’epoca, il Verona (4° in Serie A), che li supera 2-1
nell’andata a Bari e 3-1 al Bentegodi.
FINALISTA
La squadra “meno forte” sulla carta a essere arrivata in
finale è il Padova 1966/67, reduce da un nono posto in Serie B nella
stagione precedente. Pur non centrando la promozione in Serie A, in quella
stagione i veneti si esaltano in Coppa Italia. Nel primo turno superano il Venezia
(neopromosso in Serie A) ai supplementari per 2-1, nel secondo turno
battono 3-2 il Palermo (15° in Serie B), nel terzo turno saltano
facilmente l’ostacolo Varese (appena retrocesso in Serie B) 3-0, nei
quarti di finale ancora un 2-1 ai supplementari questa volta contro il Napoli
(4° in Serie A) con il gol decisivo segnato da Quintavalle al 119’,
mentre in semifinale si permettono il lusso di vincere 3-2 contro la grande Inter
di Helenio Herrera (campione d’Italia in carica e che nell’anno precedente
si era laureata per la seconda volta consecutiva campione del mondo): in
vantaggio per 2-0 dopo 36 minuti, il Padova subisce la rimonta nerazzurra
firmata Suarez e Mazzola sul finire del primo tempo, ma ha la
forza per passare di nuovo in vantaggio al 57’ con Carminati e mantenere
il risultato fino alla fine. Il miracolo non si ripete però in finale, dove a
vincere è il Milan (7° in Serie A) per 1-0 con gol di Amarildo a
inizio secondo tempo.
VINCITRICE
Anche per quanto riguarda la “vincitrice” è necessario
sdoppiarsi come fatto per la semifinale. La squadra proveniente da una
posizione più bassa l’anno precedente a vincere la Coppa Italia è stata la Fiorentina
1939/1940, unico team a vincere la coppa avendo giocato l’anno precedente
in Serie B (peraltro vincendo il campionato e venendo promossa in Serie A).
Come prima abbiamo ricordato il Bari, adesso va però ricordato il Napoli
1961/62, unica squadra ad aver portato a casa il trofeo senza partecipare
nella stessa stagione al campionato di Serie A. I partenopei erano infatti
retrocessi l’anno precedente in Serie B e nel 61/62 hanno realizzato
l’accoppiata storica Coppa Italia/promozione in Serie A.
Nell’edizione attualmente in corso, nessuno può battere i record di Forlì agli ottavi di finale e Monza ai quarti. Ancora in gara per fare la storia raggiungendo un’incredibile semifinale solo il Perugia (che eguaglierebbe il Bologna avendo vinto lo scorso campionato di Serie C). Per superare il Padova nella categoria “finalista meno forte in partenza” oltre al Perugia sono in gara anche Avellino (11° in Serie B), Brescia (13° in Serie B), Pescara (15° in Serie B) e Varese (18° in Serie B). Nel gruppo di coloro che potrebbero ancora battere il record della Fiorentina vincitrice nel 1939/40 oltre a queste cinque si aggiungono il Modena e l’Empoli, l’anno scorso promosso in Serie A ma che ha chiuso il campionato cadetto in seconda posizione (contro la prima della Fiorentina).
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Per quanto riguarda le finaliste, al Padova del 1966/67 aggiungerei il Palermo edizione 1978/79, arrivato ad un passo dalla vittoria (rosanero battuti dalla Juve ai supplementari dopo essere passati in vantaggio) dalla serie B, dove se non erro aveva militato anche l'anno precedente a quella memorabile "cavalcata".
RispondiEliminaNon l'ho messo perché il Palermo è arrivato sesto in campionato l'anno precedente, mentre il Padova era arrivato nono. Quindi il "record" per come è costruito l'articolo appartiene al Padova.
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