sabato 27 dicembre 2014

CAMPIONI D'EUROPA E PERDENTI IN PATRIA

La particolare annata del Borussia Dortmund, ultimo nel campionato tedesco a parimerito con il Friburgo e qualificato agli ottavi di Champions League, mi ha spinto a ricercare le peggiori annate in patria delle squadre che hanno poi trionfato nella stessa stagione nella massima competizione continentale. Scopriamo insieme il podio di questa particolare classifica, partendo dal gradino più basso.



3° POSTO: 6° IN CAMPIONATO – JUVENTUS 1984/85 E CHELSEA 2011/2012

Dal 1961/62, anno in cui si piazzò dodicesima, al 1987/88, stagione in cui giunse sesta aggiudicandosi ai rigori lo spareggio con il Torino per un posto in UEFA, la peggior annata in campionato dei bianconeri coincise proprio con la conquista della Coppa dei Campioni. In realtà, il cammino in Italia della Juventus fu molto diverso da quello che sta accadendo a Dortmund. Dopo un avvio non eccezionale, che vede il Verona partite di slancio e iniziare una cavalcata che si concluderà con lo storico tricolore, la squadra di Trapattoni inizia a carburare e si mantiene nelle prime posizioni per tutta la stagione seppur non riuscendo mai a riagganciare la truppa di Bagnoli. Fallito un importante tentativo di riportarsi sotto pareggiando 1-1 lo scontro diretto a Torino in febbraio, la Vecchia Signora approfitta di un piccolo momento di crisi degli scaligeri per portarsi a 4 punti di distacco a quattro giornate dalla fine (a quel tempo, va ricordato, una vittoria valeva solo 2 punti). 


Nel frattempo, l’avventura in Coppa Campioni procedeva spedita: 4-0 in trasferta e 2-1 in casa ai sedicesimi contro i finlandesi dell’Ilves Tampere, 2-0 in casa e 4-2 in trasferta agli ottavi contro gli svizzeri del Grasshoppers, 3-0 in casa e 0-1 in trasferta nei quarti contro i cecoslovacchi dello Sparta Praga, 3-0 nella semifinale d’andata giocata al Comunale di Torino contro i francesi del Bordeaux. La partita di ritorno in Francia si rivela però più dura del previsto: i transalpini si portano sul 2-0, ma la Juve riesce a resistere all’assalto del Bordeaux qualificandosi per la finale. Probabilmente provati mentalmente e fisicamente da quel match, e con la testa già alla finale, i bianconeri vengono sconfitti in casa dalla Fiorentina quattro giorni dopo in campionato abbandonando così ogni speranza di scudetto e chiudendo poi la Serie A al sesto posto, a 7 punti di distacco dal Verona Campione d’Italia. Il 29 maggio, nella tragica finale dell’Heysel, la Juventus sconfinge il Liverpool campione in carica (già battuto 2-0 in Supercoppa Europea in inverno) per 1-0 con un gol di Platini su rigore, concesso dall’arbitro svizzero Daina per un fallo su Boniek avvenuto in realtà fuori area.



Più complicata la stagione 2011/12 del Chelsea. Il nuovo allenatore Villas Boas non riesce a far girare la squadra, che alterna alcuni buoni risultati a frequenti prestazioni deludenti perdendo già nella prima parte della Premier League ogni chance di lottare per lo scudetto. In Europa le cose sembrano andare meglio: gli inglesi vincono un girone non impossibile ma nemmeno così facile, precedendo i tedeschi del Bayer Leverkusen, gli spagnoli del Valencia e i belgi del Genk. Nell’andata degli ottavi di finale, però, la squadra di Londra subisce una pesante sconfitta per 3-1 a Napoli nonostante il gol del vantaggio segnato da Mata. La già scricchiolante panchina di Villas Boas traballa paurosamente e prima della gara di ritorno il Presidente Abramovich decide di esonerare il portoghese e affida la guida della squadra al vice allenatore Di Matteo, reduce anche lui da un esonero nella sua prima esperienza su una panchina di Premier al West Bromwich Albion. Contro ogni pronostico, Di Matteo riesce a ricompattare la squadra, compie l’impresa di ribaltare il risultato contro i partenopei a Londra (vincendo per 4-1 ai tempi supplementari) e prosegue il cammino in Champions. 

Se in campionato i risultati continuano a non essere di alto livello, tanto che la squadra chiude sesta a 25 punti dal Manchester City Campione d’Inghilterra, le cose vanno meglio in FA Cup (vinta in finale contro il Liverpool) e alla grande in Europa, complice anche un po’ di fortuna: nei quarti il Chelsea supera i portoghesi del Benfica 1-0 in casa e 2-1 in trasferta, in semifinale gli spagnoli del Barcellona campioni in carica 1-0 a Londra e 2-2 in Spagna. Epica l’impresa di Barcellona: sotto 2-0 e con un uomo in meno per l’espulsione di Terry, il Chelsea accorcia con Ramires e viene graziato da Messi che sbaglia un calcio di rigore scheggiando la traversa e successivamente colpisce anche un palo. In pieno recupero è Torres a gelare il Camp Nou e a regalare un’insperata finale ai Blues. Nell’epilogo, giocato il 19 maggio proprio nello stadio degli avversari a Monaco, lo sfavoritissimo Chelsea si impone ai rigori sui tedeschi del Bayern per 5-4 (1-1 dopo i supplementari) in una partita giocata senza Terry, Ivanovic, Ramires e Meireles squalificati e quasi esclusivamente in difesa per arginare la superiorità tecnica degli avversari. Anche a Monaco i Blues si dimostrano “immortali”, rimettendo in piedi la partita a due minuti dalla fine dei tempi regolamentari con una rete di Drogba dopo che il Bayern era passato in vantaggio cinque minuti prima con Muller. L’errore decisivo dal dischetto di Schweinsteiger, dopo che Robben si era fatto parare nei supplementari un rigore da Cech, consegna al Chelsea la prima Champions League della sua storia.


2° POSTO: 10° IN CAMPIONATO - BAYERN MONACO 1974/75

Di buon auspicio per il Borussia potrebbe essere ispirarsi ai connazionali e rivali del Bayern Monaco, che a metà degli anni settanta hanno portato a casa la Coppa dei Campioni concludendo il campionato tedesco al decimo posto (seconda peggiore prestazione del Bayern nella storia della Bundesliga, superata solamente dal dodicesimo posto del 1977/78). I bavaresi iniziano la stagione 1974/75 da Campioni d’Europa in carica e per questo ricevono un “bye” nei sedicesimi di Coppa Campioni venendo ammessi direttamente agli ottavi di finale. Orfani di Breitner, passato al Real Madrid, i tedeschi iniziano il campionato come peggio non si potrebbe perdendo 6-0 contro i non irresistibili Kickers Offenbach, e non riescono più a raddrizzare la stagione in patria, subendo altre sconfitte pesanti come il 2-5 casalingo contro il Kaiserslautern. La qualificazione ai quarti di finale in Coppa Campioni, raggiunta per altro con qualche patema di troppo (sotto per 2-0 all’andata in casa contro i cugini dell’Est del Magdeburgo, il Bayern riesce a vincere 3-2 e si impone anche al ritorno per 2-1), non basta alla dirigenza bavarese che a gennaio liquida lo storico allenatore Lattek (che diventerà il primo a vincere tutte e tre le coppe europee, l’unico con tre squadre diverse, eguagliato poi dal solo Trapattoni) con la squadra quattordicesima in campionato. Al suo posto viene chiamato Dettmar Cramer, che negli anni precedenti aveva allenato la nazionale dell’Egitto e per un breve periodo la rappresentativa degli USA e l’Herta Berlino




Soprannominato “Il Professore del Calcio” per la sua attenzione ai dettagli del gioco, Cramer migliora leggermente le prestazioni dei tedeschi in campionato, ma nonostante i 23 gol di Gerd Muller (capocannoniere anche in Coppa Campioni) il Bayern chiude solamente al decimo posto (frutto di 14 vittorie, 6 pareggi e 14 sconfitte, 57 reti fatte e ben 63 subite) a 16 punti dai Campioni di Germania del Borussia Moenchengladbach (la vittoria valeva 2 punti) e con 10 punti di margine sulla zona retrocessione. Come e più che con il Chelsea, la buona sorte darà una mano ai tedeschi, soprattutto in finale, per fare la storia in Coppa Campioni: nei quarti superano i sovietici dell’Ararat Yerevan 2-0 in casa e 0-1 in trasferta, mentre in semifinale hanno la meglio sui francesi del Saint Etienne 0-0 in Francia e 2-0 in Germania. Nella finale, giocata al Parco dei Principi di Parigi, il Bayern supera 2-0 gli inglesi del Leeds United dell’attaccante scozzese Joe Jordan ma il risultato è assolutamente bugiardo: la partita passa alla storia non solo per l’andamento del tutto particolare (lo stesso Beckenbauer, capitano dei bavaresi, ricorda quella finale come “una vittoria a dir poco fortunosa contro una squadra molto più in forma”) ma anche per l’arbitraggio del francese Kitabdjian, molto contestato dagli inglesi. Dopo la partita, la furia degli hooligans si sfogò su Parigi tanto da indurre l’UEFA a squalificare il Leeds dalle competizione europee negli anni successivi. La partita venne risolta con due reti nei venti minuti finali (prima di Roth e poi di Muller) e viene ricordata anche per due infortuni che tolsero ai tedeschi dopo solo quattro minuti il difensore Andersson e soprattutto sul finire del primo tempo Hoeness, vittima di un grave infortunio al ginocchio che lo tenne fuori dai campi per alcuni mesi e i cui postumi poi ne condizionarono tutto il resto della carriera.



1° POSTO: 11° IN CAMPIONATO – ASTON VILLA 1981/82

Il “Record negativo” assoluto per una squadra che ha vinto la Coppa Campioni/Champions League nel rispettivo campionato nazionale appartiene agli inglesi dell’Aston Villa. Alla guida del team per l’ottavo anno consecutivo c’era Ron Saunders, che l’anno prima aveva portato ai Villans il settimo titolo nazionale a 71 anni di distanza dal precedente, conquistato nel 1910. La Prima Divisione 1981/82 comincia però in maniera disastrosa, con una sola vittoria nelle prime sette partite e un trend che non dà segni di miglioramento. Tredicesimo a fine novembre, l’Aston Villa scende fino al diciassettesimo posto a fine gennaio e addirittura al diciannovesimo (ultimo posto utile per non retrocedere) il 9 febbraio quando, a seguito di un diverbio con il Presidente della squadra che comunica a Saunders la volontà di sostituirlo a fine anno, l’allenatore rassegna le sue dimissioni irrevocabili e lascia l’Aston Villa, ripresentandosi clamorosamente nove giorni dopo sulla panchina dei rivali cittadini del Birmingham City. Al suo posto subentra l’allenatore in seconda Tony Barton, alla prima esperienza da capo allenatore dopo due anni come secondo di Saunders. 




In Europa i Villans vanno avanti soprattutto grazie a una difesa quasi imperforabile a differenza di quanto accade in patria. Nei sedicesimi superano gli islandesi del Valur Reykjavik 5-0 in casa e 2-0 in trasferta, negli ottavi i tedeschi dell’est della Dinamo Berlino 2-1 in trasferta e 0-1 in casa, nei quarti i sovietici della Dinamo Kiev 0-0 in Unione Sovietica e 2-0 in Inghilterra, in semifinale i belgi dell’Anderlecht 1-0 in casa e 0-0 in trasferta. Nel frattempo in campionato, nonostante una sconfitta contro il Tottenham all’esordio, Barton porta la squadra lontano dalle zone pericolose e chiude undicesimo (15 vittorie, 12 pareggi, 15 sconfitte) a 30 punti dal Liverpool Campione d’Inghilterra e con 15 punti di vantaggio sulla prima delle retrocesse. Nella finale di Coppa Campioni giocata a Rotterdam il 26 maggio, l’Aston Villa si trova davanti il temibile Bayern Monaco di Hoeness, Rummenigge e Breitner (primo, secondo e terzo nella classifica cannonieri della competizione, rispettivamente con 7, 6 e 5 gol). Nonostante l’infortunio del portiere dopo soli 10 minuti (Spink, una sola presenza in campionato nei cinque anni precedenti come secondo portiere del Villa, subentra a Rimmer), l’Aston Villa si laurea Campione d’Europa imponendosi per 1-0 con rete di Withe a metà del secondo tempo. Dopo quel trionfo, la carriera di Barton in panchina fu particolarmente breve: esonerato dall’Aston Villa due anni più tardi a seguito di due campionati mediocri e con l’unica gioia della vittoria nella Supercoppa Europea 1982 contro il Barcellona (0-1 in Spagna, 3-0 in casa), allenò per qualche mese una squadra di quarta divisione e fu poi colpito da un infarto che lo tenne a lungo lontano dal mondo del calcio. Non ebbe più la possibilità di allenare ad alti livelli e morì per ulteriori problemi cardiaci nel 1993.



Riuscirà il Borussia, attualmente a due punti di ritardo dalla zona salvezza e a quattro dall’undicesimo posto, a fare meglio (o si potrebbe dire “peggio”) dei Villans? A Dortmund sicuramente se lo augurano, perché vorrebbe dire almeno portare a casa la Coppa, i tifosi della Juventus un po’ meno visto che i tedeschi se la vedranno proprio contro i bianconeri negli ottavi di finale di Champions League.

Di seguito il tabellone completo di tutti i piazzamenti ottenuti in campionato dalle squadre che nella stessa si solo laureate Campioni d’Europa:


Per concludere qualche curiosità: l’accoppiata scudetto – coppa è stata realizzata 27 volte su 59, le due squadre che hanno vinto più Coppe dei Campioni/Champions League di tutte raramente lo hanno fatto vincendo il campionato (il Real Madrid due volte su dieci, nel 56/57 e nel 57/58, il Milan una su sette, nel 93/94), mentre il Barcellona è la squadra che si è laureata Campione d’Europa più volte vincendo sempre il campionato negli anni dei trionfi europei (4 su 4). 



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