Da oggi e per nove appuntamenti settimanali, Rado Il Figo ci accompagna alla scoperta del ranking Uefa per Nazionali, della sua storia decennio per decennio e dei suoi metodi di conteggio.
PREMESSE
Prendendo spunto dal lavoro di Antonio Bomba, che
ha ripercorso per “Calcio e Altri Elementi” la storia del ranking UEFA
più noto, cioè quello che oggi decide (principalmente ma non solo) quante
squadre può iscrivere ogni federazione nelle coppe europee in totale (in prima
battuta) e fra Champions ed Europa League (in seconda), cogliendo l’occasione
per rispolverare le vicende di 60 anni di tornei continentali per club, lo
scopo della mia analisi è invece quello di ripercorrere l’evoluzione nel tempo
del ranking UEFA meno noto, quello per nazionali.
Anche la mia storia sarà per molte puntate “apocrifa”,
poiché pure questa classifica fu introdotta molto più tardi rispetto
all’inizio delle competizioni con impegnate nazionali (anche) europee; anzi, i
due ranking sono quasi coevi, avendo visto luce, quello “per club” nella
stagione 1979/80 (con effetti pratici per la successiva), quello “per
nazionali” nel 1981/82 (con conseguenze per Euro 1984). Tuttavia, nulla
vieta nemmeno qui di “colmare il vuoto del passato” e stilare il ranking anche
quando non ancora previsto ufficialmente.
Rispetto all’analisi di Antonio, la mia sarà, per certi
versi, più “laboriosa”. Prima di tutto, se le coppe europee si giocano ogni
stagione, e quindi il ranking “per club” deve essere aggiornato anno dopo anno,
senza alcun “salto”, i tornei per nazionali sono iniziati ben prima del
1955/56, data d’esordio della Coppa dei Campioni, per cui la presente
ricostruzione storica copre un periodo più lungo (dal 1930 in poi), pur
essendo soggetta ad aggiornamenti meno costanti (biennali a regime, ma
conoscendo anche intervalli più ampi).
In secondo luogo, e soprattutto, se per il ranking UEFA
per “club” si è adottato finora un unico algoritmo di calcolo, rimasto quasi
invariato nel tempo, avendo conosciuto un’unica variazione (brevemente, quando
i punti raccolti nei preliminari furono “dimezzati” di valore), viceversa la
versione “per nazionali” ha subito all’indomani di Euro 2008 una profonda
rivisitazione. Non un semplice “aggiustamento”, come per il fratello “per
club”, ma un’autentica rivoluzione che ha ritoccato ogni suo aspetto (non
ultimi arco temporale e partite di riferimento). Avrei potuto limitarmi a
calcolare fino al 2008 il ranking col primo metodo (ivi comprese le stagioni
non ancora coperte da questo) e per le classifiche successive affidarmi al
secondo, seguendo rigidamente i dettami “ufficiali”. Tuttavia ho deciso di
applicare “contemporaneamente” i due metodi, presentando così,
aggiornamento dopo aggiornamento, le due classifiche risultanti; infatti, il
mezzo più efficace per evidenziare le differenze fra un metodo e l’altro, è
applicarli nel medesimo ambito.
Ricordo infine che il ranking “per nazionali” ha e ha
avuto un unico uso: la composizione delle fasce di merito sportivo per i
sorteggi delle qualificazioni e delle fasi finali degli Europei. Tuttavia,
al momento i suoi aggiornamenti periodici, tecnicamente sempre facilmente
calcolabili, non hanno ancora goduto di alcun interesse particolare, al
contrario dei mensili dell’omologo FIFA o per turno giocato di quello “per
club”. In sostanza, ci si cura del ranking UEFA solo ed esclusivamente “quando
serve”, senza quindi cogliere appieno l’evoluzione delle posizioni in
classifica non solo al termine di un torneo (o della sua fase eliminatoria), ma
anche durante questo. Nel presente ambito, chiaramente, saranno proposti solo
gli aggiornamenti “definitivi” a conclusione di ogni torneo coinvolto dalla
classifica, gli unici a dare il quadro completo della situazione.
IL PRIMO METODO DI CALCOLO
Come anticipato, il ranking UEFA “per nazionali” ha
conosciuto due diversi metodi di calcolo, che ora mi accingo a spiegare,
evidenziandone pregi e difetti. È necessaria un’importante premessa di valenza
generale: ogni metodo è “calibrato” all’epoca in cui fu elaborato, o per meglio
dire, alle formule adottate dai tornei giocati in tale periodo. Precisazione da
tenere ben presente quando bisogna agire “anacronisticamente”, cioè quando se
ne estende l’applicazione alle stagioni in cui non era (più o ancora) previsto.
Seguirlo, infatti, pedissequamente potrebbe portare a “tradirne lo spirito” e a
sviluppare responsi doppiamente fasulli: sia perché “inesistenti” nella realtà
sia perché non rispecchianti nemmeno la ratio sottostante il metodo. Per
arrivare, pertanto, a un risultato credibile sotto un profilo “storico” non
bisogna limitarsi a riprodurlo così com’è “oggi”, ma adattarlo allo
“ieri” e al “domani”. Quanto alla credibilità “sportiva”, cioè se il metodo
rispecchia l’esatta scala di valori delle nazionali inserite in classifica, è
valutazione che esula dagli adattamenti, essendo concentrata solo su di esso
“in termini assoluti”, e su cui ognuno potrà farsi le proprie idee. Di detti
“adattamenti necessari”, sarà data più ampia spiegazione in ogni aggiornamento,
limitandomi in questa sede di presentazione a brevi cenni generali.
Partiamo, finalmente, col primo metodo, rimasto in
vigore dai Mondiali 1982 a Euro 2008, dove fu travolto dalle polemiche (a
dire il vero, scaturite in un contesto meno “colpevole” di altri precedenti)
tanto accese da renderne necessaria una completa sostituzione. Il ranking
“prima maniera” era basato semplicemente sulla media punti per gara degli
incontri dei gironi di qualificazione dell’ultima edizione disputata di
Mondiali ed Europei. Oltre alla sua facilità in senso lato, altro punto a
suo favore è l’algoritmo di calcolo corretto, statisticamente parlando. P.es.,
l’Inghilterra nel gruppo eliminatorio per Euro 2012 ha raccolto
18 punti in 8 partite, e in quello per Brasile 2014, 22 in 10. Il
“valore” con cui entra nel ranking è 2,222, calcolato (ripeto, correttamente)
così: (18+22)/(8+10) = 40/18 = 2,222. Applicando la “matematica calcistica”,
con tutta probabilità, il valore sarebbe stato 2,225, frutto del diverso (ed
errato) seguente algoritmo: [1x(18/8)+1x(22/10)]/(1+1) = [1x2,250+1x2,200]/2 =
4,450/2 = 2,225. È facile verificare che dai due algoritmi si ottiene il
medesimo valore solo a fronte di un uguale numero di partite in entrambi i
gironi.
Un punto di riflessione tocca i tornei interessati: la
stesura ufficiale parla dell’ultima edizione giocata di Mondiali ed Europei.
Sono quindi escluse tutte le altre manifestazioni cui possono
(eventualmente) partecipare le nazionali UEFA, nel concreto le Olimpiadi
e la Coppa delle Confederazioni FIFA. Per le prime, può aver pesato il
fatto di non aver mai coinvolto nella loro storia (almeno formalmente) le
nazionali maggiori (per quanto la FIFA sul punto consideri gare fra selezioni A
quelle giocate nelle prime edizioni); per la seconda, forse più banalmente,
l’essere priva di una fase di qualificazione.
Passiamo ai difetti: in primo luogo, è del tutto
tralasciato quanto ottenuto nelle fasi finali, ed è noto sia che spesso
grandi prestazioni nelle eliminatorie non si ripetano nello stadio successivo
(e più importante) sia che è vero… pure il contrario (chi si ricorda, p.es.,
che la Germania trionfatrice a Italia 1990, vi si qualificò
grazie a una faticosa vittoria sul Galles nell’ultima partita di
qualificazione?). Inoltre, nemmeno tutte le gare eliminatorie sono prese in
considerazione, essendo ugualmente stralciati gli spareggi, intendendovi
sia le partite tese a dirimere le situazioni di parità in classifica nei gironi
(in ambito europeo però assenti dal Mondiale 1974) sia i turni di
“ripescaggio”, interni (come quelli con protagoniste le 8 migliori seconde per
Brasile 2014) e/o intercontinentali (come quelli giocati, nel tempo, contro
rappresentanti africane, asiatiche, oceaniche e sudamericane per staccare gli
ultimi biglietti mondiali).
Il concentrarsi unicamente sui gironi eliminatori può
essere letto come il voler misurare la forza delle europee in uno scenario dove
tutte partano “alla pari”, non “inquinato” pertanto né da rappresentanti
“esterne” (come nelle fasi finali mondiali o nei “ripescaggi”
intercontinentali) né dal diverso numero di turni giocati (come accadrebbe
comprendendovi i ripescaggi e le fasi finali) o di partite disputate
(escludendo perciò gli spareggi veri e propri) quando non giustificato dalla
diversa composizione dei gruppi stessi (“annullato” ricorrendo alla media punti
invece della loro mera somma).
Un altro difetto è non aver previsto alcun “premio” in
caso di accesso alla fase finale: i punti raccolti hanno medesimo valore,
pertanto, indipendentemente se siano serviti o no all’effettiva qualificazione,
ma forse qui siamo ancora di fronte al concetto di valutazione “alla pari”
sopra evidenziata. Conta, pertanto, quanto si è raccolto in assoluto, cioè
confrontandosi con tutte le nazionali europee, e non in termini relativi, cioè
all’interno del proprio girone.
Altra pecca è non aver ideato alcun correttivo per chi,
regolarmente iscritto al torneo, non disputi le qualificazioni per
qualsiasi motivo (esentato quale organizzatore della fase finale o detentore
del titolo, ritirato o giovandosi dei ritiri altrui). Ciò comporta che alcune
nazionali entrano in classifica poggiandosi sui risultati di un solo torneo, e
non di due come tutte le altre. Anzi, a dire il vero, accadrà anche di peggio
di una valutazione “a metà”.
Inoltre, vi è pure un errore “di prospettiva”: se
la media punti, infatti, “annulla” apparentemente le distorsioni dovute al
diverso numero di gare giocate seppur nel medesimo contesto dei gruppi
eliminatori, è però vero che finisce per diversificare situazioni “nel
concreto” identiche. Per semplicità, pongo ad esempio la sola media punti di
Brasile 2014, dove le nazionali potevano giocare 10 o 8 partite a testa (ai
fini del ranking). I problemi non si pongono per le prime classificate, quanto
per le piazzate: infatti, il massimo numero di punti raggranellabile da chi
vince il girone è, nei due casi, 30 o 24, ottenuto trionfando in tutte le gare;
qui la media risulta identica e pari a 3,000. Viceversa, il bottino massimo
raggiungibile ipoteticamente da chi giunge seconda, è frutto della vittoria
in tutte le partite giocate tranne una, “da perdere” contro la prima (che tale
sarà a pari punti, quindi). Ebbene, in un gruppo da sei squadre, il limite
superiore della seconda è 27 punti (9 vittorie e 1 sconfitta), in uno da
cinque, 21 (7 vittorie e 1 sconfitta); nel primo caso, la media è 2,700, nel
secondo 2,625: diverse seppur di fronte… a una prestazione (relativamente)
identica.
Infine, un’ulteriore magagna si riscontra quando si è
chiamati a dirimere le situazioni in cui due o più nazionali tocchino la
medesima media punti, evenienza tutt’altro che infrequente con un indice
così semplice. Nella stesura più datata a mia disposizione delle norme
regolanti il primo metodo, che non fatico a ricondurre alle “originali”, si
dettano due diverse serie di discriminanti, a seconda se il ranking serva per
il sorteggio delle qualificazioni o della fase finale degli Europei: tuttavia,
l’ultima presuppone la presenza alle eliminatorie più recenti, condizione non
sempre rispettabile in astratto in una classifica a tenuta “generale” come
quelle da me proposte. Pertanto, devo rivolgermi solo alla prima serie, che
prevede di tenere in considerazione solo i risultati dell’ultima fase
eliminatoria (fra le due in questione) giocata dalle nazionali coinvolte, e di
applicare, nell’ordine: la media punti per gara; la differenza reti; le reti
segnate; le reti segnate in trasferta; il sorteggio. Come si può notare, pare
che nessuno nell’UEFA avesse pensato che a un’uguale media punti si possa
arrivare anche da un diverso numero di partite disputate; e dire che il primo
discriminante (identico all’indice principale) è una grandezza relativa, mentre
i successivi sono tutte assolute.
Passo ora agli adattamenti storici “minimi”: in
primo luogo, dovendo tener conto di “quanto ottenuto in totale negli ultimi due
tornei disputati, cioè nell’ultimo Mondiale e nell’ultimo Europeo”, sarebbe
impossibile stilare la classifica fin quando il torneo continentale non fu
inaugurato (1960); tuttavia, seppur a fronte di un diverso arco temporale
(doppio), ritengo che per gli anni precedenti si possa “forzare” la lettera
della norma, facendola divenire “quanto ottenuto in totale negli ultimi due
tornei disputati fra Mondiali ed Europei”. In secondo luogo, se per ragioni di
“equità” si deve tralasciare quanto ottenuto “dopo” i gironi eliminatori, tale
esclusione è estendibile per analogia anche a quanto raccolto “prima”, nei
turni “preliminari” ai gruppi (o quantomeno così interpretabili nel concreto)
non più previsti quando fu elaborato il primo metodo di calcolo. Premetto,
tuttavia, che in alcune situazione sarà possibile (e doveroso) recuperare
parzialmente quanto ottenuto anche in tale stadio della manifestazione.
IL SECONDO METODO
Travolto dalle polemiche (abbastanza gratuite
nell’occasione, ripeto) in vista del sorteggio della fase finale di Euro
2008, il primo metodo va in soffitta ed è sostituito da un secondo
metodo che muta radicalmente l’approccio, seppur basandosi anch’esso sulla
media punti per gara.
Prima di tutto, varia l’orizzonte temporale: ora si
fa riferimento agli ultimi 3 (e non più 2) tornei svoltisi fra Europei e
Mondiali. Analogamente al primo metodo, restano escluse tutte le altre
competizioni diverse, cioè Olimpiadi e Coppa delle Confederazioni,
probabilmente sempre per ragioni di “parità di trattamento”: nel momento in cui
il metodo è approntato, le prime sono ormai una sorta di “Mondiale alternativo”
under 23, e quindi non destinato neppure concretamente alle selezioni maggiori,
mentre la seconda, cui si accede per titoli sportivi, non è pertanto aperta a
chiunque voglia iscriversi (come Mondiali e Europei), e quindi la sua
inclusione avrebbe generato delle distorsioni fra chi vi ha giocato e chi non
vi ha preso parte.
In secondo luogo, sono ora considerate tutte le gare
giocate all’interno del singolo torneo, nessuna esclusa, siano esse di
qualificazione, di spareggio o di fase finale, contro avversari europei o extra
europei.
Infine, i punti sono assegnati in modo più articolato,
così come l’indice finale non è più la loro semplice media complessiva. Il
primo passo è calcolare i punti raccolti complessivamente in ognuno dei 3
tornei interessati applicando la seguente attribuzione:
*
10.000 punti per ogni partita giocata;
*
30.000 punti per ogni vittoria;
*
10.000 punti per ogni pareggio;
*
10.000 punti per ogni vittoria ai rigori ottenuta in una gara a eliminazione
diretta della fase finale;
*
501 punti per ogni rete segnata;
*
-500 punti per ogni rete subita.
I punti sono cumulativi; p.es., una partita vinta 2-1 vale
40.502 punti: 10.000 per la partita, 30.000 per la vittoria, 1.002 per le 2
reti segnate e -500 per la rete subita.
Il risultato è quello conseguito al 90’ ovvero al 120’ in
caso di supplementari, mentre l’esito dei rigori è quasi del tutto irrilevante,
assegnando i 10.000 punti al vincitore esclusivamente nel contesto sopra
indicato.
Sono previsti dei bonus volti a premiare
l‘importanza della partita giocata. Ve ne sono di 2 tipi, per le qualificazioni
e per la fase finale. Il primo assegna 6.000 punti per ogni partita di
spareggio (inteso come nel primo metodo) giocata. Il suo scopo è non
penalizzare chi dovesse perderlo, rispetto a chi è già stato eliminato, anche
se nel concreto si ferma il più delle volte a “limitare i danni” senza
eliminarli del tutto. E senza dimenticare che altrettanto spesso, si arriva
così a premiare chi si è qualificato “per la porta di servizio” rispetto a chi
è approdato “normalmente” alla fase finale.
Più variegati i bonus per la fase finale, così
scaglionati:
*6.000
punti per ogni gara di girone dei Mondiali;
*
9.000 punti per ogni gara di girone degli Europei o valevole per gli ottavi di
finale dei Mondiali;
*
18.000 punti per ogni gara valevole come quarto di finale o finale per il
3°/4°posto;
*
28.000 punti per ogni gara valevole come semifinale;
*
38.000 punti per ogni gara valevole come finale per il 1°/2° posto.
Come naturale attendersi, più cresce l’importanza della
gara, maggiore è il bonus; l’unica eccezione è la “finalina”, valutata quanto
un quarto di finale, gara che per tale motivo da qui in avanti tralascerò del
tutto nei miei ragionamenti.
Tenendo a mente che il metodo è stato dettato in un
periodo dove gli Europei sono a 16 squadre e i Mondiali a 32, articolati in una
iniziale fase a gruppi (da 4 squadre) cui segue una eliminazione diretta (dai
quarti per gli Europei, dagli ottavi per i Mondiali), si possono cogliere alcune
linee guida, utili anche ai fini degli adattamenti per il passato. In primo
luogo, il bonus per una gara di una fase superiore non deve essere minore di
quello assegnato per una partita di una fase inferiore. Non è, infatti,
vero che debba essere maggiore, in quanto 6.000 punti sono assegnati ai
Mondiali sia ad una partita di spareggio sia a una di girone finale.
In secondo luogo, sia agli Europei sia ai Mondiali, chi
giunge in finale intasca 111.000 punti di bonus complessivi, così
come chi si ferma ai quarti ne ottiene sempre 45.000. Due equivalenze solo
apparenti, giacché la fase finale del torneo continentale conta metà
partecipanti rispetto a quella mondiale, e perciò chi giunge all’ultimo atto ha
giocato una partita in meno (6 invece di 7), esattamente come chi si ferma ai
quarti (4 da una parte e 5 dall’altra). Proseguendo, 27.000 punti di bonus si
ottengono fermandosi o ai gironi europei o agli ottavi mondiali, con ancora una
discrepanza di una partita (3 a 4). “Spalmando” pertanto uno stesso ammontare
di bonus su un numero minore di gare, ne consegue che, per il ranking, risulti
più “proficuo” un Europeo rispetto a un Mondiale. Conclusione per me
paradossale, perché o ai due tornei si attribuisce la medesima importanza o, se
si vuole differenziarli, sarebbe più logico far valere più il Mondiale
dell’Europeo.
Calcolati come finora illustrato i punti per l’esito delle
gare e delle reti segnate e subite, e sommati i bonus per l’importanza delle
partite giocate, si divide il totale così ottenuto per il numero di gare
disputate ottenendo la media punti di ogni torneo, detta “coefficiente
di ciclo” (CC).
Il coefficiente finale è ponderato per dare maggior
peso ai due tornei (in assoluto) più recenti, e si ottiene sommando il CC
del torneo meno recente al doppio dei CC dei due più recenti, e dividento il
totale per 5 (somma dei 3 pesi usati).
Il sopra descritto algoritmo segue la “matematica
calcistica” ed è, perciò, errato in termini statistici. Prendiamo ad esempio
l’Italia, che nel ranking aggiornato all’ultimo Europeo disponeva: per Euro
2008, di 551.025 punti raccolti in 16 gare; per Sudafrica 2010, di 413.022 in
13; e per Euro 2012, di 639.526 in 16. Il suo coefficiente è così calcolato:
[1x(551.025/16)+2x(413.022/13)+2x(639.526/16)]/5 =
[1x34.439+2x31.771+2x39.970]/5 = 177.921/5 = 35.584. Statica vorrebbe, però,
che detto indice fosse sviluppato come segue:
(1x551.025+2x413.022+2x639.526)/(1x16+2x13+2x16) =
(551.025+816.044+1.279.052)/(16+26+32) = 2.656.121/74 = 35.894.
Nella procedura “normale” fin qui descritta s’innestano due
correttivi. Il primo riguarda chi non ha disputato uno o due tornei
del periodo interessato. In tal caso il suo coefficiente si ottiene dividendo
la somma (sempre ponderata) dei CC, non più per 5 bensì:
*
se ha disputato solo due tornei, per 4 se non ha preso parte al meno recente,
ovvero per 3 in tutti gli altri casi;
*
se ha disputato solo un torneo, per 1 se questo è il meno recente, ovvero per 2
in tutti gli altri casi.
Il correttivo è particolare, perché nel ranking “per club”
non vi è nulla di analogo a evitare le distorsioni dovute al diverso numero di
tornei giocati (leggi: stagioni attive). Inoltre, come si vedrà in seguito, per
quanto possa apparire a prima vista “equo” (e statisticamente parlando lo è),
finisce per creare situazioni di classifica “ingiuste” sotto altri punti di
vista.
Il secondo correttivo tocca chi organizza la fase
finale, dispensato dalle qualificazioni: condizione per la quale gioca un
minor numero di partite, tutte fra l’altro “appesantite” dai bonus. Il rimedio
escogitato è per lo meno singolare, e per me pure insoddisfacente, prevedendo
una sorta di “cammino eliminatorio virtuale” ottenuto… “copiando” i risultati
delle ultime qualificazioni effettivamente disputate (spareggi compresi). Un
esempio calzante riguarda Euro 2008, coospitato da Austria e Svizzera,
nei cui CC sono stati usati sia i risultati conseguiti nella sua fase finale
sia quelli delle eliminatorie del Mondiale 2006; ma mentre gli svizzeri si
erano qualificati alla rassegna iridata, gli austriaci non vi erano riusciti.
Questi ultimi si trovano così ad avere, incongruamente, gare di fase finale
sommate a gare di qualificazioni “insufficienti” per accedervi…
Per completezza, ricordo solo l’esistenza sia di un
terzo correttivo (una… “via di mezzo” dei primi due), inapplicabile però
nella mia ricostruzione, sia dei discriminanti per casi di due o più nazionali
con medesimo coefficiente, dove prevale chi ha quello del suo ciclo più recente
maggiore.
Un’ulteriore pecca del metodo è insita nella sua
natura di media (per quanto ponderata) punti (per quanto corretti) per partita:
comprendendovi ora tutti i risultati di un torneo, tende a privilegiare
eliminazioni a testa alta rispetto a qualificazioni all’ultimo respiro. In
soldoni: è facile attendersi CC maggiori per nazionali eliminate nelle prime
fasi facendo il massimo possibile e CC minori per chi è andato più avanti
sempre col fiatone strappando per un pelo l’accesso al turno successivo.
Passo ora ai primi cenni sugli adattamenti per il
passato: cominciando dall’orizzonte temporale, seppur la lettera della
norma implichi chiaramente che per 3 ultimi tornei fra Mondiali ed Europei si
debbano intendere 2 degli uni e uno degli altri, ho gioco facile attenermi alla
definizione “non dettagliata”, per cui le prime classifiche saranno
incentrate esclusivamente su 3 edizioni consecutive della Coppa del Mondo.
Passando ai punti, per quanto appaia lampante che
quelli per ogni vittoria e pareggio siano attribuiti seguendo l’attuale
assegnazione di 3 per vittoria e 1 per pareggio, per il passato mi atterrò
stavolta scrupolosamente a quanto dettato dalla lettera della norma,
evitando non volute distorsioni che s’instaurerebbero se applicassi
l’adattamento di moltiplicare per 10.000 i punti effettivamente conseguiti in
ogni torneo. Il secondo metodo ha già conosciuto una variazione (nello
specifico, sono cambiati alcuni bonus: quelli sopra descritti sono la
loro prima versione) che l’UEFA ha precisato non avere efficacia retroattiva
(seguendo una linea di condotta per essa usuale da tempo). In poche parole, i
CC dei tornei compresi nell’arco temporale di riferimento ma terminati prima
dell’introduzione dei nuovi bonus, non sono più ricalcolati e rimangono
inalterati. Decisione che, se da un lato semplifica le cose, evitando di dover
rimettere mano a medie punti già elaborate, dall’altra crea un’evidente
ingiustizia, valutando in modo difforme prestazioni identiche. Essendo quindi
il secondo metodo caraterizzato dalla “irretroattività”, per evitare le
intuibili distorsioni quando si passò ad attribuire alla vittoria 3 punti
invece di 2 (e a maggior ragione, ricordando che ciò avvenne nella fase finale
di USA 1994), preferisco mantenere “costanti” i 30.000 punti per vittoria.
Attribuzione che mi permette, fra l’altro, di differenziare le vittorie ai
rigori da quelle ottenute al 90’ o al 120’, che, coi 20.000 punti a successo,
avrebbero tutte lo stesso valore fino alle eliminatorie dei Mondiali 1994
comprese.
Giacché li ho appena toccati, ho esteso l’assegnazione a chi
vince al sorteggio dei 10.000 punti previsti a chi primeggia ai rigori, ovviamente
a parità di contesto.
Passando ai bonus, si è verificato come divergano fra
Mondiali ed Europei non nella parte alta (dai quarti in poi sono identici)
quanto nella bassa, ed è lì che agirò negli adattamenti. In poche parole, rimodulerò
i bonus della fase finale (nei limiti del possibile) in modo tale che siano
assegnati a tale titolo sempre 111.0000 punti a chi giunge in finale,
aggiustandoli dove necessario con preferenza ai turni iniziali ma lasciandomi
sempre mano libera per trovare la soluzione migliore.
Toccando infine il secondo correttivo, questo è previsto
solo per gli organizzatori della fase finale, ma perché oggi sono gli unici
esentati dalle eliminatorie per Mondiali ed Europei. L’ho perciò esteso
anche a tutte le altre situazioni di accesso diretto alla fase finale occorse
nel passato, vuoi di diritto (i detentori) vuoi di fatto (chi si giovava della
rinuncia dei suoi avversari).
STRUTTURA DELLE PUNTATE
Dopo la lunga ma necessaria spiegazione dei due metodi
usati per elaborare il ranking UEFA per nazionali, passo ora alla più breve
illustrazione della struttura di ogni puntata.
Presenterò, come anticipato, solo gli aggiornamenti al
termine di un torneo, per cui le puntate saranno rubricate dalla sua
“denominazione”, composta da organizzatore/i e anno di disputa della fase
finale, e divise in due parti, per ognuno dei due metodi. Ogni parte vedrà
dapprima una breve spiegazione degli adattamenti specifici adottati
nonché qualche accenno a situazioni particolari occorse, aventi influenza nel ranking;
seguirà poi la tabella col ranking; infine, chiuderò con alcuni commenti
personali, che verteranno principalmente su chi occupa il podio, su chi ha
compiuto il progresso più consistente o il regresso più marcato (in termini di
posizioni guadagnate o perdute), sull’Italia, sul “vincitore di tappa” e senza
tralasciare di volta in volta l’evidenziazione di altre nazionali degne di nota
a qualsiasi titolo (a parere personale).
La tabella del ranking “primo metodo” riporterà,
nell’ordine: la posizione in classifica (Cl.), la federazione
interessata (Fed.), la media punti complessiva (M), la media
punti più recente (MR), il “resoconto numerico” delle gare
utilizzate per il ranking nelle colonne “TOTALI” (G: partite giocate, V:
partite vinte, N: partite pareggiate, P: partite perse, F: reti segnate; S:
reti subite; Pu: punti); la posizione in classifica nell’aggiornamento
precedente (CP) e la variazione in termini di posti perduti o guadagnati
rispetto a questo (V).
La tabella del ranking “secondo metodo” si
differenzia dalla prima perché in luogo delle colonne M e MR, saranno riportati
il coefficiente (C) e i coefficienti di ciclo, dal torneo meno
recente (CC1) a quello più recente (CC3).
Diamo quindi spazio alla ricostruzione storica del
ranking, che ha un uguale punto di partenza per entrambi i metodi: Francia
1938. Come mai, se è diverso il numero di tornei coinvolti? Semplicemente
perché, ricordo, col primo metodo si usano i risultati di due fasi
eliminatorie, e Uruguay 1930 ebbe solo la fase finale, per cui le prime
due competizioni utili sono Italia 1934 e Francia 1938; viceversa, il
secondo metodo parla di 3 tornei “totali”, e Francia 1938 fu, per l’appunto, la
terza Coppa del Mondo disputata.
Appuntamento alla prossima settimana con la storia del ranking Uefa per nazionali dagli anni '30 fino agli anni '50.
Appuntamento alla prossima settimana con la storia del ranking Uefa per nazionali dagli anni '30 fino agli anni '50.
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