Sesto appuntamento con la storia del ranking Uefa a cura
di Antonio Bomba.
Gli anni novanta sono stati tutta una rivoluzione
geopolitica e sportiva. Nel calcio abbiamo assistito a coppe che muoiono e
coppe che nascono. Quelle che restano hanno cambiato forma per tenersi al passo
coi tempi, favorendo nel contempo gli interessi dei grandi club e gli introiti
degli stessi e dell’Uefa. Ed esperimento dopo esperimento e trattativa dopo
trattativa, nel 1999-2000 è partita la Champions League per come la
conosciamo adesso.
E’ tempo quindi di dedicarci al decennio scorso per vedere
cosa è accaduto e come le varie federazioni hanno reagito a queste storiche
riforme, tenendo sempre al centro di tutto il Ranking Uefa e la sua storia.
La Spagna mostra un dominio che rivedremo molte altre
volte in questo decennio. Perde sì la Champions League a vantaggio del Bayern
Monaco, ma porta in finale il Valencia che capitola solo ai calci di
rigore, perdendo la sua seconda finale consecutiva. Il Real Madrid che sta
diventando Galactico capitola invece in semifinale per mano dei futuri
campioni. In Coppa Uefa il copione si ripete. L’Alavez perde in finale ed il
Barcellona in semifinale per mano del Liverpool che si aggiudicherà la
coppa facendo da traino all’Inghilterra che conquista il terzo posto nel
ranking e la quarta squadra in Champions per il 2002-2003. L’Italia si
conferma seconda dopo una stagione complessivamente al di sotto delle
aspettative.
2001-2002
Ancora la Spagna a farla da padrona, conquistando il
primo posto nella classifica a punti dei coefficienti annuali così come nel
ranking quinquennale. Il Real Madrid degli ormai Galacticos a tutti gli
effetti vince la Champions in finale col Bayer Leverkusen, sbattendo fuori in
semifinale i rivali di sempre del Barcellona. L’Italia chiude un’altra stagione
deludente rispetto alle aspettative portando in semifinale Uefa le due
milanesi: Inter e Milan. Ad aggiudicarsi la coppa sarà a sorpresa il Feyenoord.
Sorprende il sesto posto raggiunto nel ranking dalla Grecia che ha nel
Panathinaikos, giunto ai quarti i Champions, il proprio fiore all’occhiello.
2002-2003
L’Italia vince la classifica stagionale a
coefficienti e mantiene il secondo posto. I punti di vantaggio rispetto
all’Inghilterra però si riducono sensibilmente. Dominiamo la Champions League
in lungo e in largo. La finale tra Milan e Juve è risolta a favore dei
primi ai rigori. In semifinale i rossoneri avevano battuto i cugini nerazzurri
dell’Inter grazie ai goal in trasferta. La Lazio in Coppa Uefa ha un ultimo
sprazzo di grandezza e agguanta la semifinale. In finale il Porto supera
il Celtic Glasgow permettendo alle proprie federazioni di salire
rispettivamente al settimo e nono posto del ranking. Il Porto è guidato da un
tecnico di Setubal che finirà col far parlare spesso di sé in futuro. Un certo
Josè Mourinho. La Spagna resta prima e inattaccabile.
2003-2004
L’Uefa aggiusta la forma della Champions League ed annulla
il secondo girone, quello che fungeva da ottavo di finale, per tornare alla più
classica formula con sfide di andata-ritorno tra due squadre. Una riforma
ottima per lo spettacolo visto che
l’esperimento dei due gironi consecutivi aveva reso la competizione troppo
lunga e con molte partite prive di reale interesse. Da quest’anno e salvo poche
e eccezioni, le formazioni italiane inizieranno a bistrattare la Coppa Uefa.
Non fornendo il massimo dell’impegno in certi casi, schierando addirittura
ragazzi della primavera con la triste scusa di farli crescere e poterli
valorizzare. Il ranking inizia a risentirne ma a quanto pare nessuno sembra
accorgersene. Nel frattempo scivoliamo in terza posizione, superati dall’Inghilterra,
dato che la stagione è tutt’altro che fortunata anche in Champions League, dove
uno dei Milan più belli di sempre viene fatto fuori ai quarti dal Deportivo La
Coruna. E’ una stagione pazza dove in finale arriva chi ha sbagliato meno,
cogliendo ogni opportunità possibile. E così Josè Mourinho guida il Porto
alla vittoria dell’ex coppa Europa battendo il Monaco di Didier Deschamps. La
Francia perderà anche la finale di Coppa Uefa perché il Marsiglia verrà
superato dal Valencia che riesce finalmente a conquistare un trofeo
internazionale affermando ancor di più il calcio spagnolo come leader del
movimento europeo.
2004-2005
Anche quest’anno l’Uefa apporta alcune modifiche alle
proprie creature. Anzitutto cambiano i punti bonus in Champions League. Viene
riconosciuto un punto bonus a chi raggiunge ottavi di Champions, mentre la
qualificazione al girone (i sedicesimi di finale) permetterà da questa stagione
di incassare tre punti extra. L’Uefa non ricalcola però le stagioni precedenti,
al contrario di quanto era stato fatto in passato. Cambia e diventa sempre meno
interessante e ai limiti dell’incomprensibile la formula della Coppa Uefa, che
dopo un turno iniziale con l’eliminazione diretta, vede un girone a cinque
squadre ma con gare di sola andata e poi un ritorno alla formula classica delle
coppe. Il risultato è una finale tra CSKA Mosca e Sporting Lisbona svolta nel
disinteresse più totale degli appassionati. La vittoria permette però alla Russia
di tornare nella top 15, precisamente al tredicesimo posto. Una classifica
di cui fa parte da qualche anno anche l’Ucraina. L’Inghilterra vince la
stagione e si avvicina alla Spagna, tallonata dall’Italia. E a suggellare la
buona annata delle anglo-italiane arriva la finale di Champions tra Liverpool
e Milan, vinta dai primi ai rigori dopo essere andati al riposo con i rossoneri
avanti per 3-0.
2005-2006
L’Italia ha un balzo d’orgoglio e torna seconda
superando l’Inghilterra, che fatica a “confermare” i punti scaduti cinque anni
prima. I gironi, fornendo molte partite ed in ben due competizioni, iniziano ad
avere un ruolo essenziale per ben figurare nel ranking. Così, non sempre
portare in fondo quante più formazioni possibili è sinonimo di posizioni
scalate. Ed i figli della regina Elisabetta ne sono la più candida
dimostrazione. Portano in finale delle due coppe Arsenal e Middlesbrough ma
terminano la singola annata al quarto posto. Da segnalare che, caso unico nella
storia della Champions League, l’Inghilterra partecipa alla competizione con
cinque squadre a causa di un vuoto normativo:
la federazione inglese (a differenza delle altre) nel regolamento non
prevedeva il caso in cui una squadra potesse vincere la Champions League e non
arrivare fra le prime quattro nella Premier League (come accaduto al Liverpool),
andando così in conflitto con la normativa Uefa (che verrà abrogata dalla
stagione 2015/16) che vieta l’ingresso di più di quattro squadre per nazione
nella coppa principale e al tempo non specificava l’obbligo per le federazioni
di assegnare un posto alla detentrice della competizione (obbligo che verrà
inserito solo l’anno successivo). Impossibile far fare marcia indietro
all’Inghilterra anche perché l’Everton, quarto in campionato, reclama il suo
diritto a giocare in Champions League, l’Uefa risolve inserendo il Liverpool
come squadra “apolide” facendola
partire dal primo turno preliminare (e contando in ogni caso i punti fatti dai
Reds nel ranking dell’Inghilterra). E
se ha senso che sia preceduta dalla Spagna, vincitrice di entrambe le coppe con
Barcellona e Siviglia, ad un occhio poco attento ne ha di meno
che si trovi dietro anche all’Italia ed
ancor meno la sorprendente prima piazza della Romania che in Uefa porta
la Steaua Bucarest in semifinale e il Rapid Bucarest ai quarti. L’impresa vale
il decimo posto nel ranking.
2006-2007
Vinciamo la Champions League con il Milan che batte
il Liverpool vendicandosi della sconfitta patita nella finale 2005, ma l’Inghilterra
ci risupera facendo quasi cinque punti più di noi, portando Chelsea e
Manchester United in semifinale Champions. Per non parlare della Spagna
che rifilandoci quasi nove punti resta prima nel ranking. Il Siviglia si
conferma campione in coppa Uefa aggiudicandosi il derby con l’Espanyol.
L’Osasuna si ferma invece in semifinale. Dietro la Romania sale al settimo
posto.
2007-2008
E’ una stagione di completo dominio inglese che vince
la classifica annuale e balza prima in quella quinquennale. In Champions il Manchester
United conquista la seconda Champions dell’era Ferguson sconfiggendo il
Chelsea ai rigori. I blues in semifinale avevano regolato il Liverpool. In Uefa
lo Zenit San Pietroburgo porta a casa il primo trofeo internazionale
superando il Glasgow Rangers. I russi balzano così al sesto posto del ranking,
passando anche l’incredibile Romania. L’Italia si conferma terza e la
Fiorentina è autrice di un’ottima corsa in Uefa che si interrompe in
semifinale. E’ l’inizio della crisi del calcio italiano che si protrae anche
oggi, salvo una nota eccezione. Il Montenegro, staccatosi dalla Serbia,
entra come entità separata nelle competizioni europee. L’Uefa decide di far
proseguire la Serbia coi punti accumulati dalla Serbia-Montenegro, mentre il Montenegro
parte da zero a fondo classifica.
Cambio di colori nella tabella in virtù della riforma della Coppa Uefa
di cui scriviamo nella sezione 2009-2010.
2008-2009
E’ l’anno dell’Ucraina. Lo Shakhtar Donetsk
conquista l’Uefa e diventa nel contempo una delle formazioni più “toste”
d’Europa negli anni a venire. In semifinale giunge la Dinamo Kiev mentre il
Metalist Kharkiv giunge “solo” ai quarti. Gli ex sovietici vincono la
classifica stagionale e nel ranking quinquennale raggiungono il settimo posto,
appena dietro la Russia. E con la Romania nona assistiamo ad una sorta di
rinascita del calcio dell’Est, quantomeno per quel che riguarda il ranking e
sempre e soltanto grazie all’Uefa. Il nuovo presidente Uefa Michel Platini
si accorge che qualcosa non va in questa competizione e studia una nuova
formula che entrerà in vigore l’anno successivo. In Champions il Barcellona
si ritrova in semifinale, sola contro tre inglesi. E alla fine esce vincitrice.
E’ il primo grande successo per Pep Guardiola che si consacrerà in breve tempo
come uno dei più grandi tecnici di sempre, portando un’autentica rivoluzione
nel modo di intendere e giocare il calcio. Male l’Italia che resta però terza.
La Coppa Intertoto giunge alla sua ultima edizione nel più totale disinteresse.
2009-2010
Come detto Platini riformula interamente la coppa Uefa
ridandole un minimo di senso ed un po’ di interesse. Cambia il nome, diventa Europa
League, di vecchio resta solo la coppa vera e propria da consegnare al
vincitore. La nuova competizione prevede quarantotto squadre divise in dodici
gironi da quattro. Le migliori due per raggruppamento passano ai sedicesimi
trovandovi le terze dei gironi di Champions League (cosa che avveniva anche
prima). Da qui si prosegue con sfide di andata-ritorno. Ora, la settima,
l’ottava e la nona nazione del ranking possono portare quattro squadre in
Europa League. Tutte le altre tre, come potete ben vedere nello schema qui sotto. Uniche
eccezioni Andorra e San Marino (che dal 2007/08 avevano ottenuto l’iscrizione
della squadra vincitrice del campionato in Champions, e non in Coppa Uefa come
avveniva in precedenza, con la contemporanea iscrizione delle vincitrici delle
coppe nazionali alla Coppa Uefa portando quindi a due il totale delle proprie
squadre in Europa) e il Lichtenstein, che senza campionato nazionale continua a
portare una sola squadra nelle competizioni europee e precisamente la vincente
della coppa nazionale in Europa League.
Platini non si ferma qui e riforma in parte anche la Champions
League. Convince le grandi nazioni a mettere a serio rischio una
qualificata ai gironi in cambio di un’altra qualificata sicura. In poche parole
rivoluziona le qualificazioni per favorire le nazioni economicamente meno
potenti. Così le squadre che devono qualificarsi con i turni preliminari
vengono divise in due blocchi: uno comprendente le nazioni vincenti il proprio
campionato e l’altro quello delle piazzate nei vari tornei nazionali. Cambiano
e non di poco anche i bonus assegnati nel ranking. Le qualificate al girone di
Champions ricevono ora quattro punti. Infine per pareggiare i conti con chi
gioca l’Europa League ed evitare di concedere vantaggi a chi trasborda le terze
dei gironi di Champions in Europa League, tutte le qualificate agli ottavi
ricevono ben cinque punti bonus. Si tratta a conti fatti di un autentico ed
ulteriore sedicesimo di finale. Questa volta però “fantasma”. Anche in questo
caso la riforma parte senza portare modifiche ai coefficienti realizzati dai
vari paesi nei quattro anni precedenti. L’Italia ha un ultimo sussulto europeo
con Josè Mourinho che trascina l’Inter alla conquista della Champions
League prima di fuggire a Madrid per allenare il Real.
La Germania tuttavia ci tallona ed iniziamo ad avvertire la paura di perdere la quarta squadra in Champions. E’ questa a conti fatta la prima volta in cui nel nostro paese si inizia a parlare anche in TV e nei bar del Ranking Uefa, con un meccanismo mediatico che, in proporzione, rivedremo anni dopo applicato allo spread. Tutti ne parlano e ne sono intimoriti, ma pochi sanno bene come funziona. Il dramma è che a parte qualche eccezione nemmeno i dirigenti italiani sembrano aver ancora capito il meccanismo che determina la classifica. Tra le eccezioni c’è il Direttore Generale del Milan Adriano Galliani che, compreso il problema dello scarso impegno nostrano in Europa League, chiede ufficialmente all’Uefa di rivedere i criteri di assegnazione posti in Champions, reclamando per la competizione maxima un ranking apposito. Al momento attuale la proposta non è mai stata presa in considerazione dai dirigenti del calcio continentale.
La prossima settimana tratteremo le ultime tre stagioni
europee già completate (2010/11 – 2011/12 – 2012/13), assistendo alla caduta
dell’Italia dal podio.
Email Antonio Bomba: abomb@hotmail.it
Facebook Antonio Bomba: www.facebook.com/antonio.bomba.3
Angolino ricordi:
RispondiEliminal'Alavés (esordiente assoluto nel palcoscenico europeo) che perse la finale di Coppa UEFA per un... golden autogol :-)
e per dimostrare che tutto il mondo è paese, l'anno dopo chiese di partecipare comunque alla COppa UEFA in sostituzione del detentore Liverpool ammesso a disputare la Champions League :-))
L’Italia chiude un’altra stagione deludente rispetto alle aspettative portando in semifinale Uefa le due milanesi: Inter e Milan
Qui invece ricordo che i giornali italiani presero un abbaglio e pubblicarono un tabellone dei sorteggio che, a loro detta, combinava gl'incroci fino alle semifinali dove vi sarebbe stato un derby meneghino. In realtà per le semifinali era previsto (come nelle stagioni precedenti) un nuovo sorteggio. Inutile dire che la "ggente", invece di ammettere che i nostri giornali avevano sbagliato, preferì pensare al "complottone" UEFA che aveva cambiato le regole in corsa per sfavorire l'Italia ecc. ecc.
L’Uefa non ricalcola però le stagioni precedenti, al contrario di quanto era stato fatto in passato
RispondiEliminaSe da un lato ciò è apprezzato per chi tiene i dati storici di tutti i tempi come il sottoscritto (potete immaginare la bellezza di doverli ogni volta riaggiornare), dall'altra è innegabile come detta condotta crei delle palesi ingiustizie, dove club col medesimo cammino sono poi valutati in modo difforme esclusivamente per averlo compiuto in stagioni diverse. E fra l'altro è diventata prassi consolidata, tanto che è stata ripetuta anche nel ranking per nazionali, alla luce della recente (piccola) modifica, che non ha inciso sui punteggi dei tornei già giocati.
l’Uefa risolve inserendo il Liverpool come squadra “apolide” facendola partire dal primo turno preliminare
Altra cosa che non mi è assolutamente piaciuta, né all'epoca né a livello generale: che senso ha scrivere una norma e poi superarla a tuo piacimento? E non si poteva nemmeno invocare la "imprevidibilità" perché:
- il detentore (praticamente) da sempre non aveva mai avuto titolo per partecipare all'edizione successiva: se non vi riusciva tramite piazzamenti in campionato, doveva attivarsi la federazione interessata a chiederne l'iscrizione;
- il caso del detentore non rientrante nelle prime 4 in campionato si era già verificato e fin dalla prima occasione utile, quando il Real vince la CL nel 1999/2000 giungendo solo 5° in Liga.
Decisione che mi lasciò assai perplesso, che rientra nel novero di quelle "indecifrabili" che spiccano per la loro eccezionalità nel contesto di un'UEFA assai rigida (per inciso, caratteristica che preferisco di gran lunga all'italianissima ricerca perenne dell'eccezione elusiva).
Dall'anno prossimo risolvono il problema con la regola del massimo 5 squadre in Champions, a meno che non abbiano la clamorosa sfiga che vincono CL ed EL due squadre della stessa nazione, appartenente alle prime tre del ranking, e nessuna delle due si piazza fra le prime quattro in campionato. La vedo dura ma chissà...
RispondiEliminaMi ricordi un attimo a quale leggera modifica ti riferisci a proposito del ranking fifa che ora mi sfugge?
Ovviamente lo so che lo han già risolto obbligando l'eventuale esclusione della quarta del campionato, intendo lo risolvono senza penalizzare le quarte.
EliminaRanking UEFA, non FIFA, occhio: hanno semplicemente cambiato i bonus previsti per gli spareggi eliminatori, le gare dei gruppi finali e degli ottavi. Però quanto ottenuto prima di Brasile 2014 rimane calcolato coi vecchi parametri.
EliminaAh ok non avevo capito... grazie!
EliminaCambia e diventa sempre meno interessante e ai limiti dell’incomprensibile la formula della Coppa Uefa, che dopo un turno iniziale con l’eliminazione diretta, vede un girone a cinque squadre ma con gare di sola andata e poi un ritorno alla formula classica delle coppe.
RispondiEliminaAll'epoca Gianni Infantino spiegò che il girone fu introdotto come mezzo per far fare (maggiore) esperienza internazionale ai club delle federazioni di rango medio. Motivazione di cui non capii assolutamente il senso "circostanziato": cioè perché puntato esclusivamente su quei club.
Grazie a Tifoso Bilanciato, ho capito solo a giugno dell'anno scorso il senso di quella frase: è tutta una questione di "politica sportiva" UEFA, dove devono convicere l'aspetto "competitivo" e "partecipativo" ma che a i livello di club ha portato a "specializzare" le due coppe: la CL è "competitiva" (dove ci si gioca il titolo di miglior club europeo), la Coppa UEFA/EL, prima coll'Intertoto e poi da sola, è "partecipativa" (far fare esperienza ai migliori club delle federazioni minori contro i peggiori club delle federazioni maggiori). Una lettura che mi ha fatto capire anche il fenomeno dei ripescaggi (un assurdo sportivo) e del perché la proposta di Galliani sulla divisione del ranking non sia stata accolta: semplicemente perché inserendovi anche i risultati di EL, si voleva evitare il rischio disinteresse dei club maggiori. Mossa difensiva cui poi l'UEFA ha dovuto abbinare anche le recenti norme contro la "defezione volontaria" (che avevano minato l'Intertoto) quando più di qualcuno aveva paventato l'idea di lasciare fare l'EL al altri club connazionali più interessati (a parole).
Rado hai visto le mail che ti ho mandato settimana scorsa?
EliminaViste ora, rispondo nel pomeriggio!
EliminaPer quanto riguarda il ranking, io credo che sia giusto tenerne uno solo anche perché separati perderebbero parecchio di senso. Se il senso del ranking è stabilire quante squadre devono fare le varie coppe per nazione ha senso che questo ranking tenga conto anche dei risultati in Europa League per stabilire quando una nazione ha effettivamente diritto a salire di categoria e ad avere più squadre nella competizione principale. E' una classifica più reale della forza globale del paese e della possibilità di esprimere squadre forti anche fra quelle che non vincono il campionato.
RispondiElimina