Ultima puntata della Storia del Ranking UEFA per Nazionali a cura di Rado Il Figo (per le puntate precedenti: http://mds78.blogspot.com/search/label/Storia%20del%20Ranking%20Uefa%20per%20Nazionali).
Dopo aver
riletto l’intera storia del ranking UEFA per nazionali, mi soffermo sul suo
ultimo aggiornamento completo, inteso comprendente il coefficiente di ciclo più
recente calcolato a torneo concluso, per analizzare il responso che più ci
tocca da vicino: avendo ancora nelle orecchie il de profundis cantato al
tramonto di Brasile 2014 per il calcio nostrano ritenuto non competitivo sul
palcoscenico internazionale (anche a livello di club, pur essendo questi
massicciamente sostenuti da iniezioni di giocatori stranieri), con la poca
memorabile “conferma” dell’eliminazione ai gironi, com’è possibile che
l’Italia occupi il 4° posto nella graduatoria continentale? Il piazzamento
che, idealmente proiettato nel futuro, dovrebbe portare al raggiungimento delle
semifinali di Euro2016 è frutto di un metodo classificatorio imperfetto oppure
la situazione è più rosea di quanto ci si pianga addosso (almeno a livello di
nazionale)?
La presente
disamina si concluderà affermando che, in una prima approssimazione, sono
valide entrambe le chiavi di lettura: l’Italia è a buon titolo la 4ª
nazionale europea ma vi è poco da rallegrarsi, e non tanto perché si è
comunque fuori dal podio seppur per un (apparente) pelo.
Giova ricordare
che il ranking UEFA è costruito sui risultati ottenuti negli ultimi 3 tornei
maggiori (Coppe del Mondo 2010 e 2014 e Euro 2012) e, come tutte le
classifiche, è per sua natura “relativa” nel responso dei piazzamenti. Non è
quindi una tabella (come purtroppo molti ancora credono) in cui è valorizzato
il livello tecnico delle prestazioni fornite dalle nazionali, bensì un metodo
per “sommare” quanto ottenuto nelle gare giocate nelle 3 competizioni
interessate e, pertanto, pur avendovi raggranellato poco o nulla, si può essere
al 4° posto perché… altre 40 squadre (aggiungendovi per comodità l’esordiente
Gibilterra) hanno semplicemente fatto peggio dell’Italia.
Ciò chiarito, la
domanda da porsi è se sia sufficiente il 2° posto a Euro 2012 a “colmare”
le due eliminazioni ai gironi mondiali tanto da spingerci così in alto in
classifica. Pur con tutti i limiti e le criticità a suo tempo esposti a
proposito del ranking, la risposta è affermativa e mi accingo a sostenerla.
Solitamente i
commenti sulle delusioni raccolte nei tornei per nazionali sono viziati da due
errori “prospettici”: il primo, già sommariamente evidenziato, è di “assolutizzare”
le prestazioni italiane quando per un giudizio completo le si devono sempre
mettere a rapporto con quanto ottenuto dalle concorrenti continentali
(sfociando a volte nel “mal comune, mezzo gaudio”). Il secondo, più grave, è di
dimenticarsi che tutti i tornei coinvolti sono preceduti da una fase
eliminatoria: se l’Italia è stata subito estromessa ai gironi degli ultimi
due Mondiali, è anche vero che per “riuscirci” deve esserne approdata alla fase
finale. Per motivi a me incomprensibili, si tende generalmente a considerare le
nazionali arrestatesi alle qualificazioni come se non avessero partecipato del
tutto al torneo (manco si fossero ritirate o nemmeno iscritte): ma è peggio
uscire subito dalla fase finale o nemmeno arrivarci? P.es., si è a lungo e da
più parti sostenuto come Sudafrica 2010 fosse stata la peggiore Coppa del Mondo
della storia italiana, ma per Svezia 1958 gli Azzurri non oltrepassarono
neppure lo scoglio delle eliminatorie e non capisco perché tale debâcle sia
stata quasi universalmente tralasciata come pietra di paragone per le figuracce
iridate.
Similarmente ci si comporta quando si tende a individuare lo
sconfitto di un torneo solo in chi è caduto in finale, quando è logico che,
a fronte di un unico vincitore, tutti gli altri concorrenti siano ugualmente
perdenti. P.es., nell’ultimo Mondiale è così l’Argentina a esssere dipinta come
l’unica sconfitta, avendo ceduto il passo alla Germania in finale, e non
il Brasile, brutalizzato dai tedeschi in semifinale, o l’Italia stessa, tornata
a casa con ampissimo anticipo.
Con questa più
corretta prospettiva, si vede come l’Italia sia una delle sole 8 nazionali
UEFA ad aver preso parte a tutt’e 3 le fasi finali, traguardo reso ancor
più encomiabile giacché per tutte e 8 ciò è sempre avvenuto col responso del
campo. Fra l’altro, le uniche due squadre a essersi giovate dell’accesso
diretto, ormai riconosciuto ai soli organizzatori, sono state Polonia e
Ucraina, il cui Europeo casalingo ha però rappresentato l’unica fase finale
centrata.
Dovrebbe a questo punto generare ben poca sorpresa trovare l’Italia
fra i primi 8 posti del ranking, occupati proprio da chi è riuscito nell’en
plein. Per completezza, il resto della classifica non è, però, così “coerente”,
basti vedere un paio di dati:
-
3 nazionali hanno fallito solo una qualificazione, ma se la Russia è
nona, subito sotto le 8 a percorso netto, la Croazia è dodicesima e la Danimarca
quindicesima;
-
sono 22 le squadre ad aver preso parte almeno a una fase finale, però al 18°
posto troviamo l’Ungheria, quindi potenziale partecipante a Eur o2016,
nonostante abbia fallito 3 eliminatorie su 3 e per di più senza mai raggiungere
nemmeno gli spareggi.
Il 4° posto
azzurro diventa ancora più “logico” raffrontando i risultati ottenuti con
quelli delle altre 7 ai vertici della classifica. Partendo dall’alto, Germania
prima, Spagna seconda e Olanda terza hanno preceduto l’Italia
in 2 tornei su 3. Nel dettaglio: tedeschi e olandesi hanno fatto meglio nei 2
Mondiali e peggio all’Europeo (fra l’altro la Germania ha estromesso l’Olanda
nei gironi ed è stata poi fermata in semifinale dall’Italia); gli spagnoli nel
2010 e 2012 hanno prevalso sugli Azzurri (in realtà su tutti, avendo vinto le 2
manifestazioni) e nel 2014 si sono fermati allo stesso punto dell’Italia.
Pertanto, legittimamente occupano i tre primi posti e sopravanzano la nostra
nazionale. Continuando con le 4 nazionali sottostanti (in ordine, Portogallo,
Inghilterra, Grecia e Francia) si ha una perfetta parità:
l’Italia ha fatto meglio in un torneo, peggio in un altro e nel terzo si è
fermata allo stesso turno! La ragione per cui prevale è da trovarsi proprio
nella finale di Euro 2012, picco mai raggiunto dalle altre 4 squadre; anzi, il
solo Portogallo l’ha sfiorato, fermandosi in semifinale, e non per nulla è
quinto; le altre non sono mai andate oltre i quarti di finale.
Una spinta verso
l’alto è giunta dall’Italia anche dal periodo poco brillante del calcio
europeo: raccogliendo poco nell’arena mondiale, quanto ottenuto a livello
continentale (dove inevitabilmente… qualche nazionale UEFA deve eccellere)
finisce per dare maggior peso al coefficiente globale, e senza dimenticare che,
così come costruito, il ranking è più “premiante” nei confronti della Coppa
Delaunay che non della Coppa FIFA.
L’opacità
congiunturale del calcio europeo può, lecitamente, sorprendere a prima vista,
ricordandosi dei 2 titoli mondiali raccolti (3 consecutivi aggiungendovi quello
italiano nel 2006, torneo fuori dal ranking), dei 3 posti su 4 occupati nelle
finali iridate e dei 5 su 8 nelle semifinali. Tuttavia, il giudizio su un
movimento deve toccare la sua globalità e non limitarsi ai vertici, per un
altro comune errore “prospettico” vigente nel calcio (si veda, a titolo
d’esempio, la sorpresa di chi non si capacitava del sorpasso tedesco nel
ranking UEFA per club). I sicuramente ottimi allori citati sono, infatti, di
esclusivo appannaggio delle “magnifiche tre” Germania, Spagna e Olanda,
che hanno quasi monopolizzato il calcio negli ultimi 4 anni, almeno dov’erano
in gara (anche) europee, Confederations esclusa… due volte, non essendo
considerata dal ranking.
La distanza fra
le tre in testa e le altre è testimoniata anche dalle cifre: il medesimo scarto
fra il coefficiente dell’Olanda terza e l’Italia quarta, si ritrova fra
gli Azzurri e la Svizzera sedicesima! Rapportandoci poi al principale
avversario mondiale, il Sud America, il paragone nei due ultimi Mondiali
è ancora più impietoso: a fronte di 26 presenze europee complessive, si contano
ben 14 eliminazioni ai gironi; in buona sintesi, metà delle nazionali UEFA non
arriva agli ottavi ovvero… metà delle eliminate al primo scoglio appartiene
all’UEFA! Viceversa, a fronte di 11 presenze sudamericane, solo l’Ecuador
nel 2014 non ha superato il girone (il 9,09%), mentre ai quarti si sono contate
7 nazionali CONMEBOL, esattamente tante quante le europee, ma per le
prime ciò rappresenta il 63,64% sul totale, per le seconde appena 26,92%.
Per non parlare
dei 27 confronti diretti contro avversarie sudamericane: se Germania, Spagna
e Olanda nelle loro 12 partite hanno raccolto (al 90’) 9 vittorie, 2
pareggi e solo 1 sconfitta (le Furie Rosse contro il Cile), le cifre
quasi s’invertono nei risultati ottenuti dalle altre nazionali europee nelle 15
gare restanti: 1 vittoria (la Svizzera sull’Ecuador), 5 pareggi e
9 sconfitte!
In conclusione: il
piazzamento italiano nel ranking è così del tutto giustificato e coerente coi
risultati ottenuti nei 3 tornei considerati, per quanto le distanze dal
podio siano di tutto rispetto e dal resto del gruppone all’inseguimento siano
minime ed esclusivamente dovute al buon cammino ad Euro 2012 (conti alla mano,
era sufficiente perdere ai rigori la semifinale per essere sicuri del 4°
posto), risultato “appesantito” dal momento storico poco felice del calcio
continentale.
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