Concluso il lungo lavoro sulla
storia del ranking Uefa per nazionali, Rado Il Figo torna sulle pagine
di “Calcio e Altri Elementi” per presentarci la sua speciale classifica
All-Time dei Mondiali di calcio.
Premessa
Dopo l’ultima
edizione della Coppa del Mondo FIFA disputata questa estate, è tempo di tirare
le somme e aggiornare la classifica di tutti i tempi della competizione
o, più correttamente, delle sue fasi finali. Pur con questa limitazione,
operazione tutt’altro che semplice: innanzi tutto, intuitivamente, perché i
Mondiali hanno conosciuto nella storia varie formule, anche con un
uguale numero di partecipanti. Solo fermandomi alla struttura, p.es., i 10
tornei a 16 squadre si sono giocati in ben 5 modi diversi, esattamente uno ogni
due edizioni. In secondo luogo, dal 1994 in poi alle vittorie sono assegnati 3
punti in luogo dei tradizionali 2. Infine e soprattutto, anche se si fosse
sempre adottata la medesima formula e alle gare vinte fossero sempre assegnati
2 ovvero 3 punti, il problema principale è che non esiste un autentico
criterio per stilare tale tipo di classifica. In realtà, la cosa non
dovrebbe stupire pensando a come non esista nemmeno una procedura uniforme per
redigere la classifica delle singole edizioni, per quanto ve ne sia comunque
una seguita dalla nettissima maggioranza, tanto da essere considerata come la
“classifica ufficiale” a tutti gli effetti. E lo è, in effetti, visto che la
stessa FIFA la adotta: sto parlando di quella che, per le posizioni non
assegnate tramite apposita finale (il punto di snodo delle varie alternative),
usa come primo discriminante il turno d’eliminazione, e di seguito i risultati
fin lì conseguiti. Tuttavia, per quanto, ripeto, sia quasi unanimemente utilizzata,
non è l’unica esistente.
Per mettere in fila e ordinare i
risultati conseguiti nelle varie edizioni, giocate sotto formule diverse, con
differente numero di partecipanti e con diseguale assegnazione dei punti, sono
stati elaborati alcuni metodi volti a superare in qualche modo le
difficoltà appena ricordate. Chiaramente, a seconda delle soluzioni approntate,
la classifica generata muta, e in alcuni casi i raffronti fra l’una e l’altra
evidenziano spiccate difformità di giudizio finale.
In linea generale, i
metodi si possono distinguere in due grandi famiglie, A e B. I primi sono
quelli che se applicati a una singola edizione, sono in grado di restituirne
la medesima classifica, almeno a livello generale. Per intenderci, il
metodo deve garantire che una squadra abbia un piazzamento migliore rispetto a
tutte quelle eliminate nei turni precedenti (ovvero a tutte quelle cui è
assegnato un posto inferiore) e uno peggiore rispetto a tutte quelle eliminate
nei turni successivi (ovvero a tutte quelle cui è assegnato un posto
superiore). P.es., a una squadra eliminata nei quarti di finale, il metodo
applicato alla singola edizione deve garantirle un piazzamento fra la 5ª e l’8ª
posizione, così come nessuno può avere una posizione migliore di chi si è
aggiudicato il 1° posto.
Altra caratteristica dei metodi A è
di attribuire lo stesso “peso” a ogni edizione, indipendentemente da formula,
partecipanti e punti per vittoria, seguendo il principio di “uno vale uno”. Ciò
si verifica quando la valutazione dell’ipotetico vincitore di un’edizione
conquistata affermandosi in tutte le gare giocate, sia sempre la medesima a
prescindere dall’edizione.
Conseguentemente, i metodi B
sono quelli che, anche solo potenzialmente, non sono in grado di replicare la
classifica della singola edizione, se a questa applicati, e che
differenziano la valutazione in base alla formula e/o ai partecipanti e/o ai
punti per vittoria. Un effetto paradossale dei metodi B è di poter avere
squadre che, a fronte di un piazzamento migliore nell’ultima edizione giocata,
nell’aggiornamento della classifica di tutti i tempi si vedano avvicinare o
addirittura superare da chi ha invece ottenuto una posizione peggiore.
Passo ora a illustrare i metodi
comunemente usati o adattabili all’uso, fra ufficiali e ufficiosi: ognuno di
essi sarà presentato col nome (e indicando fra parentesi se trattasi di tipo
A o B), le principali caratteristiche, i difetti, i rimedi da me apportati
per eliminare le maggiori distorsioni senza “snaturarlo” eccessivamente (in
linea generale, eliminerò ogni correttivo volto a dar peso maggiore ai
risultati più recenti), e la classifica generata. Prima di ciò, però, è
necessario dilungarsi sugli adattamenti necessari per poter svolgere tale
compito.
Adattamenti
La tabella seguente illustra l’adattamento
per uniformare le 9 diverse formule, identificate dall’anno di disputa
della fase finale delle edizioni in cui furono adottate, presentate in ordine
cronologico. Preciso che si tratta del criterio “ufficioso” seguito dalla FIFA,
come indirettamente ricavabile dalle sue statistiche e rapporti.
Le colonne riportano:
- il numero di
partecipanti (Sq.);
- i turni divisi
in (prima) fase a gruppi (G), ottavi di finale (O) e quarti di
finale (Q);
- i piazzamenti
assegnati tramite apposita finale: quarto posto (4), terzo posto (3),
secondo posto (2) e primo posto (1).
Il pallino nella griglia
indica, pertanto, i turni e i piazzamenti previsti da ogni formula.
Come si nota, l’operazione si è
sviluppata adattando tutte le formule a quella più lunga, intesa come la
comprendente il maggior numero di turni e di piazzamenti. Il primo passo è
stato fissare il primo turno di ognuna come tale, qualunque esso fosse, e poi
continuare dall’alto (dal primo posto) a scendere fino al secondo turno,
qualunque esso fosse.
È un modo poco convincente di primo
acchito, non fossE altro per i buchi o salti creati, e ammetto di essere
rimasto pure io un po’ scettico, preferendo, come soluzione alternativa,
partire dall’alto e poi scendere senza soluzione di continuità, per cui il
primo turno di una formula avrebbe potuto “coincidere” col secondo o il terzo
di altre. Tuttavia, a ben pensare, si tratta del miglior compromesso fra “forma
e sostanza”. Si prenda, p.es., la formula più “particolare”, quella di Brasile
1950: una prima fase a quattro gruppi da 4, le cui prime classificate
davano vita a un girone finale. Alla “lettera” quest’ultimo sarebbe la finale
(per quanto a 4 squadre) e il turno che l’ha preceduto, le semifinali (per
quanto a 16 squadre): ma dubito fortemente che Bolivia, Messico o Italia si
siano mai sentiti come “semifinalisti” di quel torneo, preferendo classificarsi
e farsi classificare come “eliminati al primo turno”. Analogamente, per Uruguay
1930 i gironi sarebbero formalmente dei quarti di finale, ma neppure qui si
è mai interprato come eliminato in tale fase il Messico o il Paraguay.
Come conseguenza per averli resi
“omogenei” alla formula di base, alcuni turni o piazzamenti spesso differiscono
dal “nome” attribuitogli dalla tabella. In ordine cronologico:
1930: 3° e 4° posto non sono stati
assegnati colla disputa di una finale, saltata per avervi rinunciato gli
iugoslavi ma senza che sia mai stata assegnata la vittoria a tavolino agli USA.
Solitamente, gli americani sono classificati come terzi in base ai migliori
risultati conseguiti fra girone e semifinale rispetto agli europei;
1934 e 1938: gli ottavi di finale “diventano”
fase a gruppi. In realtà, è un punto assai fumoso, mai del tutto chiarito dalla
FIFA, ma ritengo essere la soluzione migliore per evitare difformità con gli
altri tornei a 16 squadre (eccezion fatta per Brasile 1950), oltre a seguire la
regola generale di adattamento;
1950: i primi 4 posti sono stati
assegnati in base alla classifica del girone finale;
1954: il primo turno è “comunque” fase a
gruppi, nonostante la bizzarria della loro struttura (4 e non 6 gare perché
teste di serie e materassi non potevano scontrarsi fra loro e pareggi ammessi
solo dopo i supplementari);
1974 e 1978: la seconda fase a gruppi è
“diventata” quarti di finale, pur essendo in realtà strutturata in due gironi
di semifinale; ma chi non li ha superati ha sostanzialmente patito
un’eliminazione nei quarti;
1982: anche qui la seconda fase a
gruppi è “diventata” quarti di finale, ma con minori “remore formali” rispetto
al punto precedente, trattandosi proprio di 4 gironi di quarti di finale
(allargati a 12 squadre).
Una seconda serie di
adattamenti è di natura “politica”, volta a “recuperare” i risultati ottenuti
da quelle squadre facenti riferimento a entità nazionali non più esistenti.
Seguendo una linea guida ormai pressoché uniforme e generale (e fermandomi alle
sole 78 squadre qui coinvolte):
- la Repubblica
Ceca comprende anche i risultati della Cecoslovacchia e della Rappresentativa
Ceca e Slovacca;
- il Congo
Democratico (R.D. Congo) comprende anche i risultati del (cosiddetto)
Congo Kinshasa e dello Zaire;
- l’Egitto comprende
anche i risultati della RAU (Repubblica Araba Unita);
- la Germania
comprende anche i risultati della Germania Ovest;
- l’Indonesia
comprende anche i risultati delle Indie Olandesi;
- la Russia comprende
anche i risultati dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) e
della CSI (Comunità di Stati Indipendenti);
- la Serbia comprende
anche i risultati della Iugoslavia e della Serbia e Montenegro.
In definitiva, l’unica nazionale
non più esistente a comparire in classifica, non avendone nessun’altra
“ereditato” i risultati, è la Germania Est.
Da notare che l’India comparirà
sempre come ultima classificata, essendo l’unica squadra ad aver rinunciato a
disputare la sola fase finale cui si era qualificata.
Terminata la lunga ma necessaria
parentesi sugli adattamenti, ecco la spiegazione delle classifiche di tutti i
tempi.
1. PUNTI (B)
È la “classifica classica”,
tanto da essere proposta dalla FIFA in coda ai suoi rapporti tecnici pubblicati
all’indomani di ogni Mondiale. Sostanzialmente, le nazionali sono valutate per
i punti raccolti nelle gare giocate in tutte le edizioni della Coppa del
Mondo. Il metodo si basa sull’assunto che più una squadra va avanti nel torneo,
più punti consegue: in realtà ciò non è strettamente vero, a meno di adottare
come formula il girone unico all’italiana (pur così parlando di un solo turno).
Lo scoglio della diversa
valutazione delle vittorie, è superato assegnando 3 punti a ognuna, a
prescindere da quando furono realizzate; tuttavia nulla vieterebbe né di
attribuirne 2 né di seguire l’assegnazione fissata all’epoca in cui la singola
vittoria fu conquistata (come solitamente faccio io).
In caso di parità di punti, si
accorda la preferenza a chi, nell’ordine:
- ha disputato
il minor numero di partite;
- ha conseguito
la miglior differenza reti;
- ha segnato il
maggior numero di reti.
Il metodo comprende tutte le gare
giocate: come primo correttivo stralcio gli spareggi e le ripetizioni
delle partite a eliminazione diretta; in effetti, queste sono escluse dalla
“classifica ufficiale” della singola edizione, e non vedo perché farle poi
“riapparire” in quella di tutti i tempi. Un secondo correttivo è scartare
anche le finali per il terzo posto, trattandosi di partite giocate da due
squadre eliminate (in semifinale). Infine, le partite sono valutate in base al risultato
al 90’, al fine di dare lo stesso “peso” ai pareggi conseguiti sia nei
gironi sia nell’eliminazione diretta.
Il difetto dei metodi B di potersi
veder “avvicinare” o “scavalcare” negli aggiornamenti da chi ha avuto un
piazzamento inferiore nell’ultima edizione del torneo, qui si accentua complici
i discriminanti di cui sopra, perché tale rischio può essere fatto correre
anche da squadre assenti. P.es.: è facile verificare come l’Honduras,
che ha terminato Brasile 2014 con 3 sconfitte, sia stato superato dalla Nuova
Zelanda, non presente alla recente Coppa del Mondo, semplicemente perché
partecipandovi i centramericani hanno ora 9 partite totali, un numero superiore
alle 6 della nazionale OFC, così preferita a parità di punti sempre totali (3).
La tabella seguente riporta la
classifica per “punti”; per ogni federazione sono indicati: le partite
disputate (D), vinte (V), pareggiate (N) e perse (P);
le reti segnate (F) e subite (S); i punti (Pu) e la
differenza reti (DR).
2. Olimpica (A)
Il metodo replica il criterio di
compilazione (tradizionale) del medagliere olimpico: le nazionali sono
così classificate in base al numero di primi posti conseguiti; in caso
di parità, prevale chi è giunto più volte al 2° posto, e poi al 3°, al 4°,
proseguendo col maggior numero di eliminazioni patite ai quarti di finale e
così via per terminare colle eliminazione subite nella fase a gironi.
Sostanzialmente, le squadre sono
valutate non tanto per tutti i piazzamenti conseguiti nelle edizioni giocate,
quanto unicamente per i migliori di essi, dando preferenza alla qualità sulla
quantità, estremizzando il tutto fino all’insegna del “poco ma buono”.
La tabella seguente riporta la
classifica “olimpica”; per ogni federazione sono indicati: il numero di primi (1),
secondi (2), terzi (3) e quarti (4) posti conseguiti,
nonché di eliminazioni subite nei quarti (Q) e negli ottavi di finale (O)
e nella fase a gruppi (G), e infine di ritiri (R).
3. Coppa del Mondo (A)
Metodo seguito per scegliere,
combinato al ranking FIFA, le teste di serie nei sorteggi dei gironi
della fase finale di Coppa del Mondo (da cui il nome) per le edizioni dal
1998 al 2006, evoluzione del precedente adottato per il 1990 e il 1994 dovendo
far fronte a un diverso numero di partecipanti.
Per ogni edizione,
seguendo la “classifica ufficiale” di questa, sono assegnati 32 punti a chi
è giunto al primo posto, 31 a chi è giunto al secondo, 30 a chi è giunto terzo
e così via a scalare di un punto fino al peggior eliminato nel secondo
turno. Per chi, invece, è uscito ai gironi, sono assegnati 9 punti se fa parte
della “migliore metà” di detti eliminati, 8 in caso contrario. P.es., per Brasile
2014 sono stati attribuiti: 32 punti alla Germania, 31 all’Argentina
e così via fino ai 17 alla Nigeria sedicesima, peggior eliminata
agli ottavi; 9 punti a testa a chi è giunto dal 17° (Ecuador) al 24°
posto (Russia), quali appartenenti alle migliori 8 eliminate ai gironi,
e 8 a testa alle restanti 8 squadre, dal Ghana venticinquesimo al Camerun
ultimo.
Il metodo crea così un “premio” sia
per la mera partecipazione alla fase finale sia per il superamento della fase a
gruppi; il primo è sempre di 8 punti, il secondo varia in base a formula e/o
numero di partecipanti ed è un difetto del metodo, poiché (a titolo personale)
dovrebbe semmai valorizzarlo a seconda delle percentuali di qualificazione al
secondo turno. Infine, come ricordato nella presentazione, non è stato
applicato il correttivo volto a dar maggior peso a quanto ottenuto nelle
edizioni più recenti.
In caso di parità di punti totali,
prevale la nazionale che ne ha più volte totalizzato 32, e a seguire, 31, 30 e
così via fino a 8.
La tabella seguente riporta la
classifica “Coppa del Mondo”; per ogni federazione sono indicati: i punti
totali (P), i massimi raccolti in una singola edizione (M) e i
conseguiti in ognuna di esse (indicate per anno di disputa della fase finale).
4. CAN (A)
Metodo seguito per scegliere
ultimamente le teste di serie nei sorteggi dei gironi della fase finale
della Coppa d’Africa per Nazioni CAF, in sigla CAN (da cui il nome).
Per ogni edizione sono assegnati 7
punti a chi è giunto al primo posto, 5 punti a chi è giunto al secondo, 3 a chi
è giunto terzo ovvero quarto (nonostante si disputi la “finalina”), 2 a
chi è stato eliminato ai quarti di finale e 1 a chiunque sia uscito ai gironi.
Non essendo previsti gli ottavi di finale nella CAN (attualmente a 16
squadre con formula quasi identica agli Europei), ho ritenuto “equo” attribuire
1,5 punti a chi sia stato estromesso in tale turno. In tal modo, p.es.,
per Brasile 2014 sono stati atttribuiti: 7 punti alla Germania, 5
all’Argentina, 3 a Olanda e Brasile, 2 a testa alle
quattro eliminate ai quarti, 1,5 a ognuna delle 8 eliminati agli ottavi e 1
punto a testa alle 16 eliminate ai gruppi.
A tutti gli effetti, la classifica
CAN è l’olimpica “valorizzata”. Come ricordato nella presentazione, anche qui
non è stato applicato il correttivo volto a dar maggior peso a quanto ottenuto
nelle edizioni più recenti.
In caso di parità di punti totali,
prevale la nazionale che ne ha più volte totalizzato 7, e a seguire, 5, 3 e
così via fino a 1.
La tabella seguente riporta la
classifica “CAN”; per ogni federazione sono indicati: i punti totali (P),
il numero di primi posti conseguiti (1) che assegnano 7 punti, di secondi (2)
che ne assegnano 5, di terzi (3) che ne assegnano 3, di quarti (4)
che ne assegnano sempre 3, di eliminazioni subite nei quarti di finale (Q)
che ne assegnano 2, di eliminazioni negli ottavi di finale (O) che ne
assegnano 1,5, di eliminazioni nella fase a gruppi (G) che ne assegnano
1 e infine di ritiri (R) che non assegnano punti.
5. UEFA (B)
Il metodo è in realtà l’applicazione
del ranking UEFA ai soli risultati ottenuti nelle fasi finali di Coppa del
Mondo. Per i bonus, ho seguito la rimodulazione proposta nella storia del
ranking UEFA per nazionali.
È l’unica classifica a non essere
stilata per “somme” o “estremi” bensì per “media”. Infatti, le nazionali
sono valutate per il coefficiente di ciclo medio: conseguentemente, più ancora
dell’olimpica, si valorizza maggiormente chi ha fatto poco ma bene, premiando,
nella sostanza, le nazionali con un’unica apparizione ma giunte nei quarti di
finale (prova ne sia Cuba, quarta a fronte dell’unica presenza a Francia
1938).
In caso di parità di coefficiente,
prevale la nazionale col coefficiente di ciclo (di qualunque edizione)
maggiore.
La tabella seguente riporta la
classifica “UEFA”; in questa e nelle tabelle successive per ogni federazione
sono indicati: il coefficiente (C), la somma dei coefficienti di ciclo (T),
il numero di edizioni disputate (E) e il coefficiente di ciclo
conseguito in ognuna di esse (indicate per anno di disputa della fase
finale). È facile verificare come C = T/E.
Il metodo è in realtà l’applicazione
del ranking elaborato da Antonio Bomba ai soli risultati ottenuti nelle fasi
finali di Coppa del Mondo.
Per ogni edizione, alle nazionali
sono assegnati:
* 7 punti per
ogni partita vinta nei tempi regolamentari;
* 6 punti per
ogni partita vinta ai tempi supplementari;
* 5 punti per
ogni partita vinta ai rigori;
* 4 punti per
ogni partita pareggiata purché ai tempi regolamentari ovvero ai supplementari
ma solo se non seguita dai rigori;
* 3 punti per
ogni partita persa ai rigori
* 2 punti per
ogni partita persa ai tempi supplementari;
* 1 punto per
ogni partita persa nei tempi regolamentari.
Sostanzialmente, ogni gara assegna
8 punti, variamente distribuiti alle 2 squadre in base al suo esito.
Si deve poi sommare (algebricamente)
un ammontare di punti pari a un decimo della differenza reti (che potrebbe
avere valore negativo).
Sono infine previsti i seguenti
bonus:
* 8 punti per la
mera partecipazione (attiva) alla fase finale;
* 8 punti per
ogni turno superato, comprendendo anche la finale per il 1° posto (esclusa
quindi la “finalina”).
P.es., la Germania a Brasile
2014 ha conseguito 89,4 punti così distribuiti:
* 28 per le 4
vittorie al 90’;
* 12 per le 2
vittorie al 120’;
* 1,4 per la
differenza reti di +14;
* 8 per la
partecipazione;
* 40 per i 5
turni superati, dai gironi alla finale per il titolo;
mentre l’Olanda ne ha conseguiti
76,1 punti così distribuiti:
* 35 per le 5
vittorie al 90’;
* 5 per 1
vittoria ai rigori;
* 3 per 1
sconfitta ai rigori;
* 1,1 per la
differenza reti di +11;
* 8 per la
partecipazione;
* 24 per i 3
turni superati, dai gironi ai quarti di finale.
Al metodo ho apportato un paio di
correttivi (non me ne voglia Antonio eh eh…): in primo luogo, anche qui ho
stralciato gli spareggi e le ripetizioni delle gare a eliminazione diretta.
In secondo luogo, ho riparametrato il “bonus” per i turni superati in
base alla percentuale di qualificazione usando la seguente formula:
B x I/E
dove:
- B è il
“bonus base” attribuito ai turni “ideali” (così definiti quando si
qualifica solo la metà delle partecipanti, come nell’eliminazione diretta), nel
nostro caso 8;
- I è la
percentuale di qualificazione dei turni “ideali” (cioè 1/2);
- E è la
percentuale di qualificazione del turno “effettivo” (p.es, se in un gruppo a quattro
passa solo la prima, E = 1/4);
Fortunatamente gli adattamenti sono
in numero esiguo, come qui sotto riportati. Infatti, il superamento:
- della fase a
gruppi di Uruguay 1930 vale 13 punti;
- della prima e
della seconda fase a gruppi di Brasile 1950 (facendo i conti sulla
formula ideata) e della seconda fase a gruppi di Germania Ovest 1974 e Argentina
1978 vale 16 punti;
- della seconda
fase a gruppi di Spagna 1982 vale 12 punti;
- della fase a
gruppi di Messico 1986, Italia 1990 e USA 1994 vale 6
punti.
La tabella seguente riporta la
classifica “Bomba”; in questa e nelle successive tabelle per ogni federazione
sono indicati: i punti totali (T), le partite disputate (D),
vinte (V), pareggiate (N) e perse (P), le reti segnate (F)
e subite (S), la differenza reti (DR), le partite vinte (EV)
e perse (EP) ai supplementari, le partite vinte (RV) e perse (RP)
ai rigori e i bonus per ogni edizione giocata (identificata dall’anno di
disputa della fase finale). È facile verificare come per arrivare a T basti
aggiungere alla somma dei bonus il risultato della seguente formula
(7xV)
+ (4xN) + (P+EP+RV) – (EV+RP) + DR/10
7. Rif (A)
Il metodo è in realtà l’applicazione
del ranking da me elaborato ai soli risultati ottenuti nelle fasi finali di
Coppa del Mondo.
Il concetto di base è di scomporre
ogni edizione del torneo nei turni previsti dalla formula assegnando loro un
valore in proporzione alla percentuale di qualificazione. Al termine di
ognuno di essi, se la nazionale:
- l’ha superato,
incamera l’intero valore;
- non l’ha
superato, ne ottiene una parte parametrata ai punti fin lì conseguiti.
Accanto ai turni reali, ne ho
aggiunto uno virtuale destinato al solo vincitore.
Il valore di un turno “ideale” che
preveda la qualificazione del 50% delle squadre coinvolte (come
nell’eliminazione diretta) è di 100. Applicando la formula vista nel paragrafo
precedente, con le dovute modifiche, si ottiene il valore dei turni “storici”
ove la percentuale è diversa dal 50%, e più precisamente:
- 162,5 per la
fase a gruppi di Uruguay 1930;
- 200 per la
prima e la seconda fase a gruppi di Brasile 1950 (facendo i conti sulla
formula ideata) e la seconda fase a gruppi di Germania Ovest 1974 e Argentina
1978;
- 150 per la
seconda fase a gruppi di Spagna 1982;
- 75 per la fase
a gruppi di Messico 1986, Italia 1990 e USA 1994;
-
50 per il turno virtuale del vincitore (da interpretare come un turno a 1
squadra col 100% di qualificazione).
La parte di valore assegnata alle
squadre eliminate in un dato turno, si ricava dalla seguente formula:
V x
(P-m)/(M-m)
dove:
- V è il
valore del turno;
- P sono
i punti fin lì conquistati dalla squadra;
- m è il
numero minimo di punti necessari per giungere a quel turno;
- M è il numero massimo di punti acquisibili
da una squadra eliminata in quel turno.
Nel calcolo, sono stati (come ormai
abitudine) esclusi gli spareggi e le ripetizioni delle gare a
eliminazione diretta; inoltre, per le consuete ragioni, le partite sono state
conteggiate in base al risultato conseguito al 90’.
Un discorso a parte merita la finale
per il 3° posto, da interpretare come un “mini torneo interno” fra le 2
eliminate in semifinale; pertanto, la quarta classificata potrà sommare al
valore dei turni superati in precedenza, da un minimo di 0 a un massimo di
66,667, mentre per la terza detti estremi sono, rispettivamente, 66, 667 e 100.
La valutazione di una squadra
per un’edizione è la percentuale del valore dei turni giocati rapportato al
massimo ricavabile da una squadra che giungesse al primo posto vincendo tutte
le partite al 90’.
Due esempi su Brasile 2014
semplificheranno i concetti di base. Prima di tutto, il massimo valore
ricavabile è 550, dato da 5 turni col 50% di qualificazione (gironi,
ottavi, quarti, semifinali, finale) e dal virtuale del vincitore. L’Italia,
eliminata ai gironi con 3 punti, è valutata 9,09; infatti, una squadra
tornata subito a casa può incamerare da 0 (3 sconfitte) a 6 (2 vittorie e 1
sconfitta) punti, essendo questi rispettivamente il limite minimo per chi
giunge quarta nel girone e massimo per chi arriva terza. Applicando la formula
per la parte di valore attribuita all’Italia, si ha:
100 x (3-0)/(6-0) = 100 x ½ = 50
e 50 il 9,09% di 550.
Dal canto suo la Germania è
giunta prima con 6 vittorie, di cui 2 dopo i supplementari, e 1 pareggio: i
punti “validi” sono quindi non 19 bensì 15 (al 90’ i tedeschi hanno 4 vittorie
e 3 pareggi) per una valutazione di 96,36. Infatti, la Germania
poteva vincere l’ultima Coppa del Mondo incamerando da un massimo di 21 punti
(imponendosi in tutt’e 7 le partite al 90’) a un minimo di 6 (superare il
girone con 2 pareggi e poi tutte le gare a eliminazione diretta vincendo o ai
supplementari o ai rigori). Applicando la formula per la parte di valore
attribuita al turno virtuale, si ha:
50 x (15-6)/(21-6) = 50 x 9/15 = 30
Sommando 30 ai 500 dei turni
superati (dai gironi alla finale) si ottiene 530, il 96,36% di 550.
Il metodo ha il vantaggio di essere
del tutto “impermeabile” a formula e partecipanti nonché di “mantenere”
qualsiasi attribuzione di punti prevista (teoricamente, si potrebbe
variarla di turno in turno, come in qualche Coppa Italia del passato: il metodo
è in grado di “assorbire” tali variazioni senza alcun adattamento), e può pure
facilmente diventare di tipo B, limitandosi a considerare il valore dei turni
giocati senza rapportarli alla fine al massimo raggiungibile.
In caso di parità di valore totale,
prevale la nazionale col valore di edizione (qualunque essa sia) maggiore.
La tabella seguente riporta la
classifica “Rif”; in questa e nelle tabelle successive per ogni federazione
sono indicati: il valore totale (V), massimo di un’edizione (M) e
di ogni edizione giocata (identificata dall’anno di disputa della fase
finale).
LA CLASSIFICA “DEFINITIVA”
Illustrati i sette diversi metodi
per stilare la classifica di tutti i tempi (delle fasi finali) dei Mondiali, e
le graduatorie così elaborate, ci si può chiedere se si possa giungere da
questi alla classifica “definitiva”.
Il mezzo più semplice (non
necessariamente il migliore) è “sommare” tutti e sette i metodi: si
potrà, infatti, non essere d’accordo né con le procedure di calcolo di ognuno
né coi responsi scaturiti, tuttavia ritengo che il reale “rapporto di forze”
fra le 78 nazionali interessate non si discosti eccessivamente da una
valutazione onnicomprensiva di tutti.
La tabella che segue riporta pertanto
la classifica “definitiva”: le nazionali sono inserite in base alla somma
delle posizioni occupate in ogni graduatoria (identificate dal numero presente
nel titolo del paragrafo di presentazione). I casi di pari merito sono stati
trattati “come FIFA comanda”: ad ognuna delle nazionali interessate è stata
assegnata la posizione “media” di quelle coperte dall’ex æquo. P.es.: se ci fossero
3 squadre al 3° posto, ognuna è classificata come quarta (posizione media fra
terza, quarta e quinta).
Chi ha la somma minore, ha il
piazzamento finale migliore: in caso di parità prevale la nazionale con le
singole posizioni migliori.
Alcune curiosità:
- tolta l’India,
ultima “a tavolino”, l’unica nazionale ad aver “confermato” in tutti e 7 i
metodi il medesimo piazzamento, è l’Italia terza; l’Argentina,
dal canto suo, sgarra solo nella classifica UEFA, dov’è quinta invece che
quarta come in tutte le altre sei;
- nelle prime 16
posizioni troviamo 12 nazionali dell’UEFA (Germania capofila,
prima), 3 della CONMEBOL (Brasile, secondo) e 1 della CONCACAF
(Messico, sedicesimo). Per trovare la miglior rappresentante delle altre
3 confederazioni, bisogna scendere al 27° posto per l’AFC (Corea del
Sud), al 33° per la CAF (Camerun) e al 62° per l’OFC (Nuova
Zelanda, considerando ormai l’Australia 47ª come asiatica);
- il metodo
che più si “avvicina” alla classifica “definitiva” è il Rif (combinazione!
combinazione!), con uno scarto medio di 1,59 posizioni; segue quello per punti
(2,87) e il Bomba (2,88); il più “lontano” è l’UEFA (9,03).
Puntando l’attenzione invece al numero di posizioni “azzeccate”,
primeggia sempre il Rif con 16 nazionali al medesimo posto della
classifica definitiva, seguito dal Bomba (15) e per punti (13)
mentre a chiudere è l’olimpico con appena 5.
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