lunedì 16 marzo 2015

CAMPIONI D’EUROPA (LEAGUE) E PERDENTI IN PATRIA

Alla fine del 2014, ispirato dalla situazione paradossale del Borussia Dortmund qualificato per gli ottavi di Champions League e in piena zona retrocessione in Bundesliga, avevo scritto un post intitolato “Campioni d’Europa e perdenti in patria” andando a ripercorrere le imprese delle squadre che erano riuscite a vincere la Coppa dei Campioni / Champions League pur avendo avuto pessime annate in patria nel campionato nazionale. Oggi ho deciso di fare la stessa cosa con l’Europa League / Coppa Uefa. Scopriamo il podio di questa speciale classifica, partendo dal gradino più basso.



3° POSTO: 10° IN CAMPIONATO – BORUSSIA MOENCHENGLADBACH 1978/1979 

Nei sei anni precedenti alla stagione ‘78/79, la Coppa Uefa era sempre stata vinta da squadre che avevano contemporaneamente trionfato nel loro campionato nazionale. Per tutto il corso degli anni ’70, inoltre, i tedeschi del Borussia Moenchengladbach erano stati una vera e propria potenza europea: 5 scudetti, 1 Coppa Uefa, 1 finale di Coppa dei Campioni e un’altra di Coppa Uefa… Il decennio però non era l’unica cosa che si stava avviando velocemente al termine. Da una parte, dal 1978 fino a fine secolo solo altre due volte vinse questa competizione un team che riuscì contemporaneamente a vincere il campionato nazionale, dall’altra l’epopea del Borussia aveva preso una parabola discendente che si concluderà l’anno successivo, ancora con una finale di Coppa Uefa persa con l’Eintracht Francoforte. Ma, come direbbe qualcuno, questa è un’altra storia… torniamo al 1978/79: il Borussia in campionato è una squadra mediocre: 12 vittorie, 8 pareggi e ben 14 sconfitte la relegano al decimo posto a 17 punti dal vertice e solo 6 punti sopra la zona retrocessione. Alcuni giocatori che avevano fatto la storia della squadra si erano ritirati e la squadra subì enormemente l’assenza di gran parte della stagione del difensore e capitano Berti Vogts, poi diventato famosissimo anche come allenatore. Tutti questi problemi portarono addirittura a una sonora sconfitta per 7-1 in casa del Bayern Monaco.



L’allenatore, il leggendario Lattek, riuscì comunque a mantenere le redini della squadra e a farle compiere un cammino europeo quasi perfetto: il Borussia superò ai trentaduesimi gli austriaci dello Sturm Graz (5-1 in casa, 2-1 in trasferta), nei sedicesimi il Benfica (al termine di due combattutissime partite, terminate 0-0 a Lisbona e 2-0 in Germania dopo i tempi supplementari), negli ottavi i polacchi dello Slask Wroclaw (1-1 in Polonia, 4-2 in Germania), nei quarti gli inglesi del Manchester City (1-1 in Inghilterra, 3-1 in casa), in semifinale i connazionali del Duisburg (2-2 in trasferta, 4-1 a Moenchengladbach). Nella finale la truppa di Lattek riuscì a conquistare il trofeo non senza fatica contro gli jugoslavi della Stella Rossa Belgrado: 1-1 in Jugoslavia nonostante il dominio dei padroni di casa, complice un’autorete di Jurisic, e 1-0 in Germania grazie a un rigore segnato da Simonsen (Pallone d’Oro due anni prima) e fischiato dal nostro arbitro Michelotti. Al termine della partita Vogts disse una frase che ben fa capire quanto quella squadra fosse agli sgoccioli di un decennio leggendario: “Godetevi questa coppa. Per i prossimi anni sarà l’ultima che stringerete fra le mani”. Il Borussia Moenchengladbach non vincerà più niente fino al 1995, anno della loro terza Coppa di Germania e unico trofeo conquistato negli ultimi 35 anni…


2° POSTO: 12° IN CAMPIONATO – SCHALKE 04 1996/1997 

Rimaniamo in Germania per salire sul secondo gradino del podio, dove troviamo lo Schalke 04. La loro storia è molto diversa da quella precedente: dopo aver vinto sette campionati di Germania (di cui sei sotto il regime nazista e l’ultimo nel 1958), lo Schalke aveva inframezzato alcuni anni buoni (ma mai culminati nell’ottavo scudetto) ad altri pessimi, con tre retrocessioni in seconda divisione e per non farsi mancare niente anche uno “scandalo” partite-vendute nei primi anni ’70. Proprio nel 1996 arrivò ad allenare la squadra il quasi sconosciuto olandese Huub Stevens, proveniente dal Roda. La sua mentalità fu fondamentale nell’impresa europea dello Schalke: il suo primo comandamento era “mai concedere un gol” e questo la dice lunga su quale fosse la tattica della squadra in campo, accompagnata da una grande foga agonistica che valse ai giocatori il soprannome di “Euro Fighters”. I risultati in campionato furono mediocri (11 vittorie, 10 pareggi, 13 sconfitte), ma la salvezza venne conquistata facilmente (10 i punti di vantaggio sulla terzultima) e la difesa fu all’altezza delle richieste dell’allenatore, risultando la seconda meno battuta del torneo dopo quella dei campioni del Bayern Monaco.



Il cammino in Coppa Uefa ricorderà qualcosa a diversi tifosi italiani: nei trentaduesimi eliminarono il Roda (3-0 in Germania, 2-2 in Olanda), poi nell’ordine i turchi del Trabzonspor (1-0 in casa, 3-3 in Turchia), i belgi del Bruges (ribaltando l’1-2 in Belgio con una vittoria per 2-0), gli spagnoli del Valencia (2-0 in casa, 1-1 in Spagna) e in semifinale di nuovo una squadra iberica, il Tenerife (sconfitta 1-0 alle Canarie, 2-0 dopo i tempi supplementari al ritorno). In finale, lo Schalke 04 si ritrovo di fronte l’Inter. All’andata, in Germania, i tedeschi si imposero 1-0 con gol di Wilmots, capocannoniere della squadra in quella edizione. Quando ormai sembrava che il bunker difensivo tedesco fosse insuperabile per i nerazzurri, a sei minuti dalla fine della partita di ritorno il cileno Zamorano riportò la situazione in parità a San Siro. Superati senza reti i supplementari, tutto si decise ai rigori e ne bastarono solo sette: i quattro dei tedeschi furono perfetti (in gol Anderbrugge, Thon, Max e Wilmots) mentre i tre dell’Inter da dimenticare (rete del solo Djorkaeff in mezzo agli errori di Zamorano e Winter)…


1° POSTO: 13° IN CAMPIONATO – INTER 1993/94

Se lo Schalke 04 riuscì a strappare di mano la Coppa Uefa 1996/97 ai nerazzurri, lo stesso non si può dire del primo posto di questa speciale classifica, che anche dopo quell’edizione e fino a oggi rimane saldamente in mano all’Inter 1993/94. Nonostante l’arrivo di Bergkamp lasciasse presagire un’annata ad altissimi livelli, il campionato dell’Inter fu a dir poco disastroso, tanto da portare all’esonero di Bagnoli nel corso della stagione (sostituito dal “traghettatore” Marini) e da essere il peggiore in assoluto della storia dei nerazzurri, che si salvarono matematicamente solo alla penultima giornata grazie a un pareggio casalingo 2-2 contro la Roma e conclusero la stagione con un punto appena di vantaggio sulla zona retrocessione (11 vittorie, 10 pareggi e 13 sconfitte lo score finale).



In Europa invece la squadra si espresse su livelli più consoni al suo potenziale seppur con qualche batticuore. Lo stesso Bergkamp, spesso abulico in campionato, in Coppa Uefa trovò la via del gol ben otto volte trascinando la squadra verso la finale. Nei primi turni i nerazzurri sconfissero nell’ordine i rumeni del Rapid Bucarest (3-1 a San Siro, 2-0 in Romania), i ciprioti dell’Apollon Limassol (1-0 in casa, 3-3 a Cipro), gli inglesi del Norwich (doppio 1-0) e nei quarti – con Marini in panchina - i tedeschi del Borussia Dortmund grazie al 3-1 in trasferta dell’andata che bastò per arginare la sconfitta per 2-1 nel ritorno, con i gialloneri che si portarono sul 2-0 e riuscirono anche a colpire una traversa con Sammer prima della rete nel finale di Manicone. La semifinale con il Cagliari (che aveva eliminato nel turno precedente la Juventus), arrivò nel bel mezzo del momento peggiore dell’annata nerazzurra: cinque sconfitte consecutive delle quali quattro in campionato più l’andata in Sardegna, persa 3-2 con due gol subiti negli ultimi dieci minuti di gioco. Proprio quando sembrava che al peggio non ci fosse fine, in Europa ci fu il decisivo scatto di orgoglio: vinta la semifinale di ritorno per 3-0, i nerazzurri si imposero in finale sugli austriaci del Salisburgo vincendo per 1-0 sia l’andata in trasferta (gol di Berti) che il ritorno a San Siro (rete di Jonk) riuscendo a rimpinguare la bacheca dei trofei nonostante l’annata a dir poco disastrosa.


Dando uno sguardo alle classifiche provvisorie dei principali campionati europei, sembrerebbe che fra tutte solo l’Everton stia andando così male in campionato da poter insidiare, in caso di vittoria dell’Europa League, il record dell’Inter. Gli inglesi (che nell’andata degli ottavi hanno battuto in casa per 2-1 la Dinamo Kiev) stanno vivendo una stagione molto deludente in campionato, dove attualmente occupano la quattordicesima posizione lontanissimi dalla zona Europa League e con sei punti di vantaggio su quella retrocessione.

Di seguito il tabellone completo di tutti i piazzamenti ottenuti in campionato dalle squadre che nella stessa stagione hanno conquistato l’Europa League / Coppa Uefa:



Per concludere qualche curiosità: l’accoppiata scudetto-coppa è stata realizzata 13 volte su 43, fra le quattro squadre che hanno vinto più volte (3) questa competizione (Juventus, Inter, Siviglia e Liverpool) i nerazzurri e gli spagnoli non hanno mai portato a casa la coppa in un anno nel quale si sono anche cuciti lo scudetto sul petto. Particolare il caso del Siviglia che si è imposto per ben tre volte negli ultimi nove anni in Europa League mentre in patria ha vinto un solo scudetto a metà degli anni ’40. Viceversa le uniche due squadre che hanno trionfato in questa competizione conquistando anche il titolo nazionale per due volte sono state il Liverpool e il Porto



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1 commento:

  1. Una piccola curiosità sullo Schalke: non era solo in campionato a non veleggiare a gonfie vele. Infatti, nella Coppa UEFA 1997/98, affrontata da detentori, fu esentata dai preliminari per tale status, ma nei sorteggi del primo turno... non fu considerata testa di serie perché faceva testo solo il coefficiente di club, troppo basso.
    La cosa, presumo, non passò inosservata tant'è che fin dalla stagione successiva l'UEFA modificò i suoi regolamenti stabilendo che il detentore fosse sempre considerato come testa di serie, a prescindere da ogni altro parametro.

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