Dopo il GP di Montecarlo e la 500 Miglia di Indianapolis,
Antonio Bomba ci presenta il ranking all-time della 24 ore di Le Mans.
La 24 ore di Le Mans che si disputerà domenica chiuderà come
da consuetudine il trittico delle grandi classiche dell’automobilismo per il
2014.
Se Montecarlo ha come particolarità il fatto che si svolge
su un tracciato cittadino e la 500 miglia di Indianapolis è svolta su di un
ovale, le caratteristiche che rendono ancora più unica delle altre due la corsa
lunga un giorno sono molteplici.
Anzitutto qua la distanza della gara è dettata dal tempo e
non dal chilometraggio espresso in giri. Inoltre ogni auto è pilotata da più
piloti. Il regolamento attuale prevede che siano tre i piloti che debbono
obbligatoriamente alterarsi alla guida di ciascuna auto. Prima e per molti anni
i piloti che si alternavano erano due. La fiducia e l’affiatamento tra le varie
equipe di piloti deve quindi essere unico, possibilmente inossidabile. Pena una
gara da dimenticare.
Certo Louis Rosier
che nel 1950 ha concesso solo trequarti d’ora di guida al figlio Jean-Louis rappresenta una degna
eccezione dato che poi i due hanno portato a casa la vittoria. Quando si dice
vatti a fidare dei figli. Ma anche, viceversa, vatti a fidare dei padri.
Ad ogni modo il concetto resta valido come non mai. Il
miglior pilota endurance del mondo non vincerà mai la 24 ore di Le Mans senza
due compagni quantomeno validi nel conservare il mezzo facendo pochi danni e
perdendo pochi secondi nei turni di guida loro assegnati.
Soprattutto però serve una macchina perfetta e bilanciata.
Veloce, efficiente nella meccanica e dalle componenti affidabili, con degli
ottimi freni, un consumo minimo di carburante e batteria ed un cambio che
ingrana una marcia dopo l’altra senza perdere colpo.
La 24 ore di Le Mans è infatti soprattutto una sfida tra
case automobilistiche. Quanto e più che in Formula Uno dove a vincere è prima
il pilota e poi la macchina. Qua è esattamente il contrario.
Ecco perché la classicissima del circuito de La Sarthe può
essere considerata a tutti gli effetti un mondiale marche in gara unica. E’
quindi giusto celebrare un momento le case costruttrici che più hanno vinto la
24 ore prima di passare alla nostra consueta analisi sui piloti che hanno fatto
grande Le Mans e che a Le Mans sono diventati grandi.
Sul gradino più alto troviamo la Porsche che proprio quest’anno torna all’assalto della vittoria con
un’auto ufficiale. Per lei ben sedici vittorie ed un legame indissolubile
soprattutto con due marchi. Chi non ha mai visto le colorazioni Gulf e Rothmans sulle vetture Endurance? Ecco quelle erano due Porsche.
In seconda posizione troviamo l’Audi. Descrivere ciò che l’Audi ha fatto ed ottenuto dal 2000 ad oggi
come un dominio è a dir poco riduttivo. Considerate che sempre dal 2000 ha
perso due sole edizioni, quella del 2003 e quella del 2009. E badate bene che
quella del 2003 vinta dalla Bentley
era in tutto e per tutto una vittoria del team Audi dato che per promuovere lo
storico marchio Bentley il gruppo Volkswagen (a capo di entrambe le case)
scelse di iscrivere le Audi col nome Bentley cambiandogli forme e colorazione
ma continuando a vincere. Ad ogni modo occorre fare bene i calcoli e dunque le
vittorie ufficiali dell’Audi sono dodici ma il costruttore tedesco sembra tutto
fuorché appagato.
Al terzo posto troviamo la Ferrari con nove successi, l’ultimo dei quali ottenuti nel 1965. Ma
d’altra parte sono circa quarant’anni che la Ferrari non tenta di vincere
seriamente Le Mans. Ad inizio anno Montezemolo aveva annunciato che un ritorno
alla ventiquattro ore era tutt’altro che da escludere. Sarà vero?
Seguono Jaguar a sette, la già citata Bentley a
sei, l’Alfa Romeo e la Ford entrambe a quattro.
E detto che i simboli in pista della corsa sono l’infinito
rettilineo di Mulsanne oggi spezzato
da diverse Chicane per motivi di sicurezza ed il ponte Dunlop
passiamo alla nostra consueta analisi sui piloti.
A Le Mans si muore e se sbagli paghi. Paghi sul serio.
Decine di piloti hanno lasciato la propria vita sul circuito de La Sarthe. Qui
si è anche consumata la più grande tragedia che il motor sport ricordi. E’
l’anno 1955 e Pierre Levegh, che
qualche anno prima aveva tentato di vincere la ventiquattro ore guidando da
solo tutte le ventiquattro ore e per poco non ci riusciva, ha un incidente,
finisce tra il pubblico con la propria macchina perdendo la vita e uccidendo
ottantaquattro spettatori, chi colpito dai detriti, chi avvolto dalle fiamme.
Le Mans è quindi sì un teatro per le auto, ma alla fine i
piloti sono attori protagonisti sempre e comunque. Come nostra consuetudine
analizzeremo quindi la top 100 all Time di Le Mans utilizzando gli stessi
criteri adottati per decidere chi sono stati i più grandi piloti a Montecarlo
ed Indianapolis.
Rinfreschiamoci quindi la memoria:
Punti ai primi 10 classificati con lo stesso metodo
utilizzato nella Formula 1 odierna (25-18-15-12-10-8-6-4-2-1). Questo sempre
per avere un criterio uniforme e permettere ai nuovi appassionati di capire
cosa è successo nel corso degli anni con una chiave di lettura attuale. In caso
di parità di punteggio è davanti chi ha ottenuto i piazzamenti migliori e se si
sono ottenuti gli stessi piazzamenti, resta davanti chi li ha ottenuti prima.
Pronti?
Via!!!!!
E proprio come per Montecarlo anche questa volta manca la
Top 10. Scopriamola assieme con un countdown per meglio mettere in risalto i
migliori di sempre nella classica francese.
10) Henri Pescarolo (Fra) 143.0 (13 piazzamenti nella
top 10)
Una delle leggende assolute della ventiquattro ore, tra i
pochi a potersi fregiare del titolo di leggenda di Le Mans, o Mr. Le Mans.
Inconfondibile per la propria barba ed il casco verde, Pescarolo ha vinto ben
quattro edizioni ed ancora oggi detiene il record assoluto di partecipazioni
con ben trentatré start al suo attivo. Alle vittorie Pescarolo ha sommato altre
dieci top 10, senza mai riuscire a salire sugli altri gradini del podio.
Vittoria o niente per una autentica leggenda dell’automobilismo intero che non
è mai riuscito a ripetersi come costruttore.
9) Bob Wollek (Fra) 154.0 (14 piazzamenti nella top 10)
Nel 2001 nel giro di poche settimane l’automobilismo
mondiale ha perso un’icona assoluta dell’automobilismo nordamericano come Dale
Earnhardt ed un campione stimato da tutti come Michele Alboreto. Nel mezzo è
purtroppo deceduto anche Bob Wollek investito mentre andava in bicicletta dopo
aver sfidato la vita a 300 all’ora per oltre un trentennio. Un gentleman driver
divenuto pian piano pilota per molti che hanno tanto per giudicare e poco per
capire, Wollek ha trionfato con le vetture sport ovunque fuorchè a Le Mans.
Trenta tentativi non gli sono mai bastati, tra errori propri, dei compagni e
cedimenti meccanici. Nonostante ciò Wollek ha accumulato ben quattro secondi
posti e due terzi per un totale di 14 top 10.
8) Hans-Joachim Stuck (Ger) 157.0 (10 piazzamenti
nella top 10)
Il figlio del leggendario Hans Von Stuck dopo una carriera
buona ma scarna di grandi risultati nella Formula 1 ha deciso di concentrarsi
sulle gare di durata trovando la fiducia della Porsche che una volta inseritolo
nel proprio squadrone non lo ha più sostituito. Il risultato è stato due
vittorie a Le Mans, contornate da due secondi posti e tre terzi. Con l’inglese
Derek Bell ha formato negli anni ottanta una coppia difficilmente battibile nel
mondiale endurance.
7) Frank Biela (Ger) 173.0 (9 piazzamenti nella top
10)
Il più fedele dei soldati Audi di vecchio corso. Un’intera
carriera con il marchio dei quattro cerchi. Dopo aver portato titoli e vittorie
alla propria madre automobilistica nel turismo, Biela ha conquistato cinque
vittorie a Le Mans sommando due triplette e una doppietta col fedele Emanuele
Pirro. Poco conosciuto e forse poco apprezzato dalle grandi masse, temuto e
rispettato da tutti gli avversari. Con lui in pista troppo spesso restavano
libere solo due caselle del podio.
6) Allan McNish (Gbr) 181.0 (10 piazzamenti nella top
10)
Sulla carta Allan McNish non aveva una singola
caratteristica per poter diventare uno dei campioni di sempre delle gare di
durata. Veloce, velocissimo, pure troppo. E molto irruento. Tutte
caratteristiche che non gli hanno mai permesso di sfondare davvero in
monoposto. Eppure una volta assoldato dall’Audi per il suo squadrone, McNish è
risultato tante volte indispensabile. La sua guida ai limiti dell’ossessività, sempre
al limite e anche oltre, come se non ci fosse mai un domani, è stata il più
delle volte indispensabile per mettere sotto sforzo auto e morale degli
avversari. McNish a Le Mans ha collezionato una vittoria anche con la Porsche
Gt prima di portarne a casa due per l’Audi. Nel mezzo molti altri piazzamenti
ed una parentesi incolore con la Toyota F1. Lo scozzese si è ritirato a fine
2013 dopo la terza vittoria. Chissà che prima o poi non gli torni la voglia di
tornare a sfidare le curve de La Sarthe per qualche ora…..
5) Emanuele Pirro (Ita) 193.0 (10 piazzamenti nella
top 10)
Un giorno forse qualcuno ci spiegherà come mai una delle
guide più fini e veloci degli ultimi vent’anni non ha mai avuto una buona
occasione in Formula 1 nonostante fosse osannato da Ayrton Senna come l’unico
capace di collaudare le vetture come piaceva a lui. Nel mentre elogiamo la sua
classe alla guida dell’Audi che tradotta in successi equivale a cinque vittorie
e quattro terzi posti. Anche lui come il tedesco Biela si è fidelizzato alla
famiglia Audi nel turismo di metà anni novanta e poi non l’ha più lasciata. Una
fedeltà che dura anche oggi che Pirro si è ritirato dalle competizioni essendo
ancora uomo immagine Audi. Un autentico signore in pista e fuori.
4) Dindo Capello (Ita) 201.0 (11 piazzamenti nella
top 10)
Anche lui come Pirro e Biela uomo Audi di ieri, oggi, per
sempre. Trionfatore in ben tre occasioni, sempre assieme a Tom Kristensen,
Capello ha formato assieme all’appena citato pilota danese e a McNish
l’equipaggio più esperto, completo, duro e temuto degli ultimi quindici anni,
spesso a discapito dei risultati che a volte non sono arrivati. E mentre
l’opinione pubblica piangeva per la carenza di top driver italiani in Formula
1, lui e Pirro si dividevano a oltranza i successi a Le Mans nell’indifferenza
generale. Ingiusto.
3) Jacky Ickx (Bel) 205.0 (10 piazzamenti nella top
10)
Il belga capace di vincere in Formula 1 come alla Parigi
Dakar ha trovato nella corsa lunga un giorno il proprio terreno ideale,
diventando un’icona stessa della gara per risultati ottenuti, sei vittorie,
e quanto apportato in termini di sicurezza.
Storica la sua protesta del 1969 quando si rifiutò di
partire in base alla procedura in voga al tempo preferendo attendere e avviarsi
per ultimo il sabato per ritrovarsi poi primo alla domenica. Una vittoria
doppia, in pista e fuori dato che la battaglia per il cambio della procedura di
partenza è stato attuato l’anno dopo.
Le due fasi tipiche della partenza che hanno distinto per
anni Le Mans. All via dello starter i piloti corrono verso la propria vettura.
Una volta entrati nell’abitacolo i piloti si avviano. Molti per guadagnare
tempo evitavano di allacciarsi subito la cintura. Era questo uno dei principali
motivi di protesta da parte di Ickx
Sul piano prettamente sportivo sei vittorie in quindici
partecipazioni sono una media che ben testimonia le qualità del belga alla
guida delle vetture endurance, che una volta arruolate nello squadrone Porsche
troverà il giusto ambiente per esprimersi al 120%. Non male per uno che ad
inizio carriera era considerato veloce ma troppo incline a strafare…
2) Derek Bell (Gbr) 252.0 (17 piazzamenti nella top
10)
Specialista britannico delle gare di durata Derek Bell è
stato uno dei piloti di spicco della categoria soprattutto negli anni ottanta.
Quattro le vittorie ottenute in ben ventisei edizioni disputate. Assieme a
Jacky Ickx prima e a Stuck poi, ha sempre fatto parte di binomi difficilmente
battibili ma facilmente riconoscibili ed identificabili. Bell a Le Mans ha
ottenuto altri quattro podi e ben diciassette top 10. Eppure difficilmente il
britannico è ricordato tra i più grandi di sempre quando si parla di Le Mans.
1) Tom Kristensen (Den) 288.0 (13 piazzamenti nella
top 10)
Veloce, intelligente, vincitore di ben nove ventiquattrore
di Le Mans. Basterebbe questo per descrivere Tom Kristensen che compreso subito
che nonostante le qualità giungere in Formula 1 sarebbe stato impossibile, sì è
messo a correre nelle sport diventando così una leggenda assoluta tra tutti gli
appassionati. Basti pensare che l’attuale Mr. Le Mans ha iniziato a vincere 24
ore di Le Mans con l’ex equipaggio ferrarista Alboreto-Johansson nel 1997 e non
si è più fermato. L’Audi ha puntato su di lui per quindici anni schierandolo
con Biela-Pirro prima e con Capello-McNish poi. Tris di piloti che suonano
ormai come ritornelli per tutti gli appassionati. Nominato giustamente Mr. Le
Mans, la sua fame non appare diminuita nonostante l’avanzare dell’età.
E detto dei più grandi di sempre è adesso giusto spendere
qualche parola per chi grande lo è stato ma che per un motivo od un altro non è
riuscito ad entrare nel novero dei migliori dieci. Su tutti il primo grande
simbolo che Le Mans abbia avuto: Olivier Gendebien. Primo a vincerla per
quattro volte il belga era poco amato da Enzo Ferrari che gli rimproverava di
essere tanto fuoriclasse sulle sport quanto a suo dire lento e mai efficace
sulle F1.
Una menzione particolare tra i tanti la merita anche
l’americano Dan Gurney. La sua
storia meriterebbe un film. E’ stato capace di vincere ovunque: Formula 1,
Indycar, Nascar e ovviamente Le Mans. Qui ha inaugurato la tradizione di
bagnare chiunque capiti attorno al vincitore con lo champagne. Un rito che si
ripete ancora oggi sui circuiti di tutto il mondo ed in ogni serie.
Spiace anche la mancata presenza di un asso assoluto dell’Endurance come Pedro Rodriguez che a Le Mans ha
trionfato una sola volta.
Infine, e non per caso, concludiamo con una dedica all’unico
pilota citato in tutti e tre gli speciali delle grandi classiche, dato che è
stato l’unico a vincerle tutte. Graham
Hill.
E finisce così la nostra carrellata dei migliori piloti di
sempre nelle tre grandi classiche dell’automobilismo.
Più avanti ci occuperemo anche del vecchio Nurburgring e della storica Mille Miglia, classiche che non si
corrono più ma che val la pena di ricordare per esaltare i piloti e le loro
gesta. Ancora una volta. Sempre e solo su Calcio e altri elementi.
Grazie a tutti.
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