Follow @Calcioealtri
Ottavo
appuntamento con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in
questo secolo a cura di Rado
Il Figo.
Link delle puntate precedenti:
4) GERMANIA 20065) AUSTRIA/SVIZZERA 2008
6) SUDAFRICA 2010
7) POLONIA/UCRAINA 2012
Qualificazioni
Scenario
Repetita iuvant: la seconda stagione di Prandelli ripercorre esattamente la prima, nel
bene e nel male, salva la precoce conclusione in terra brasiliana. Usciti con
le ossa rotta dalla finale europea contro le Furie Rosse, ma rinfrancati
dall’esservi giunti a dispetto dei pessimismi iniziali, gli Azzurri ripartono per centrare la qualificazione alla XX Coppa del
Mondo. Testa di serie, l’Italia finisce nel Gruppo B assieme a Danimarca, Repubblica Ceca, Bulgaria, Armenia e
Malta, in ordine di fascia. La difficoltà è media sulla carta ma la realtà si rivela ancora più benevola
per i nostri colori: basti pensare che il biglietto iridato è staccato dalle 9
prime e le vincenti gli spareggi fra le 8 migliori seconde, poiché la nona (e
peggiore) è subito eliminata ed è proprio quella uscita dal girone italiano (la Danimarca) a subire la triste fine.
Si allargano i limiti
delle liste di gara, potendo essere composte fino a 23 giocatori, di cui 3
portieri: in pratica, le stesse norme
della fase finale, salva la possibilità di cambiare i nomi di partita in
partita. Una conseguenza di tale novità è attendersi un abbassamento dell’IL:
da un insieme di 23, in termini di calcolo combinatorio, è più facile pescarne
18 rispetto a (proprio) 23.
L’Italia procede spedita, con pochi affanni, e per la seconda volta
consecutiva centra la qualificazione con
due turni di anticipo; inoltre, a fine 2012/13, gli Azzurri anticipano la
trasferta brasiliana partecipando alla Confederations
Cup, per quanto solo grazie a una
Spagna… che vince troppo (Mondiali ed Europei), chiudendo al terzo posto
dopo aver perso l’accesso alla finale dopo una maratona ai rigori con le stesse Furie Rosse. Al momento, l’unico problema pare essere
l’idiosincrasia assoluta verso gli impegni amichevoli, sistematicamente
perduti, una pecca non trascurabile poiché anche tali partite entrano nel
computo valido per il ranking FIFA,
con il quale sono fissate le teste di serie per il sorteggio dei gironi finali.
Pur non intravedendo
segnali sinistri all’orizzonte, qualche
riflessione più approfondita sarebbe necessaria a stemperare l’ottimismo regnante:
il bronzo in Confederations è
accolto come un ulteriore segnale positivo, però la struttura del torneo è tale
da rendere l’arrivo in semifinale “un
obbligo morale” per europee e sudamericane; inoltre, la qualificazione mondiale, pur colta con largo anticipo, è
conseguita con un misero bottino di 22
punti, colpa di ben 4 pareggi in 10 uscite.
Ragionando conoscendo il
futuro, dopo il 2-1 ai cechi che vale il biglietto per il Brasile, l’Italia svanisce letteralmente, fatta
salva una solitaria fiammata nella gara inaugurale della fase finale: le
due ultime e inutili gare eliminatorie terminano con un paio di 2-2, e il
secondo è in casa contro l’Armenia (!);
le amichevoli preparatorie sono deludentissime, peraltro da tradizione, con il
picco dello storico 1-1 strappatoci dai
lussemburghesi; però nessuno,
nonostante tutto, compresa la difficoltà del girone finale, si attende un bis dell’ultima uscita
iridata.
Quadro sinottico
Il quadro sinottico
presenta un’insolita “ripetizione
cromatica” nella seconda tornata eliminatoria affrontata da Prandelli, a
conferma dell’assunto iniziale: si contano 13 “blu” e 10 “verdi” poi coperti da
4 “celesti” e 6 “aranci”. Le stesse
identiche cifre di Euro2012, non fosse per i “bianchi” schizzati alla quota
primato di 20, portando i giocatori utilizzati a 47 nelle qualificazioni e 53
complessivamente nel torneo; un assoluto
sproposito.
Nessuno coglie il
“percorso netto”, ma in 3 centrano il “10 su 10” in lista: di questi il più
attivo è Pirlo con 9 gare giocate
tutte da titolare (gli è risparmiata l’infelice passarella con l’Armenia),
mentre Giaccherini si ferma a 6
presenze, di cui la metà da subentrato, ed è singolare il destino di Sirigu, cui calza a pennello la definizione di “secondo portiere”, non scendendo mai
in campo giacché nell’unico “buco” di Buffon è De Sanctis a difendere i pali.
La lista “teorica” dei 23
è la seguente:
P (3): Sirigu, Buffon, Marchetti
D (6): Bonucci, Maggio, Chiellini, Abate, Barzagli,
Astori
C (9): Pirlo, Giaccherini, Candreva, Diamanti,
Marchisio, Montolivo, Verratti, De Rossi, Giovinco
A (5): Osvaldo, Gilardino, El Shaarawy, Balotelli, Insigne.
Non fosse per un
difensore in meno e un attaccante in più, si
avrebbe un altro “bis” del 2012 per cifre in ballo. È nuovamente il reparto avanzato a subire i maggiori
ritocchi nella lista definitiva ma stavolta a “sopravvivere” sono le due
punte meno usate (Balotelli e Insigne)
mentre il “tridente avanzato” resta a casa per scelte tecniche (per Gilardino, titolare in Confederations e
al secondo “verde” consecutivo, si tratterebbe di una rinuncia del giocatore), lasciando spazio al “celeste” Cerci e agli “aranci” Immobile (capocannoniere di serie A) e Cassano (a sorpresa accantonato dopo
Euro2012 e altrettanto a sorpresa riproposto per il Brasile). Il centrocampo
paga dazio alla sfortuna con Montolivo
infortunatosi in un’amichevole con l’Irlanda (che rischia di mietere ulteriori
vittime) mentre per Giaccherini e
Diamanti si ha il punto comune d’aver giocato
l’ultima stagione all’estero. In difesa Prandelli deve fronteggiare la drammatica assenza di centrali di spessore;
fallito Ogbonna e con Barzagli a mezzo servizio, Maggio paga le conseguenze di
tale carenza, lasciando il posto all’oriundo Paletta (per la serie: avessi detto!), mentre Chiellini ne beneficia, venendo esentato dalla mannaia del “codice etico”, nuovamente applicato a
singhiozzo dal CT.
A completare i quadri ci
si affida ai “celesti” Thiago Motta e
Aquilani, tornati in auge nella seconda stagione, e De Sciglio, dimenticato al termine della prima, e agli “aranci” Darmian, Parolo e Perin, cui sono
decisive le prove offerte in campionato. Facile attendersi un crollo verticale
degli indici, effettivamente confermato, dove sia i teorici (IL: 0,713, IG: 0,784, IT: 0,827) sia i
reali (IL: 0,478, IG: 0,562, IT: 0,609)
precipitano ai minimi storici; dei
23 che partono in Brasile, per ogni gara eliminatoria in media 10,994 sono in
lista, 7,811 giocano e 6,699 da titolari.
La formazione titolare
La formazione proposta è
schierata con il 4-3-1-2, lo schema di
partenza più usato da Prandelli, che nelle ultime uscite abbandona a favore
del 4-3-3, e in paio di volte è
“sfiorato” anche nella realtà: in casa con la Danimarca, Chiellini si sposta al centro per Bonucci lasciando la fascia
sinistra a Balzaretti, mentre in Repubblica Ceca, Osvaldo squalificato è
sostituito da El Shaarawy.
Due i “verdi” presenti:
se per Montolivo è fatale
l’incidente occorsogli con l’Irlanda, Osvaldo
paga l’ultima stagione trascorsa sulle panchine del Southampton, all’andata, e
della Juventus, al ritorno.
Fase finale
Scenario
Il tema del “bis” si ripercorre anche nella fase finale, a
eccezione del prematuro stop. Prandelli si
conferma sfortunato nel sorteggio dei gironi iniziali: la scarsa resa nelle
amichevoli e nelle ultime due uscite qualificatorie fa scivolare l’Italia fuori dalla prima fascia (non
accadeva dal 1962, formalmente,
ovvero dal 1978, sostanzialmente) a
ingrossare la “extralarge” delle 9 europee “normali”, dalla quale, per l’esito del pre-sorteggio, sarà estratta
sicuramente un’altra avversaria degli Azzurri. Da tali premesse, il Gruppo D italiano diventa il
tradizionale “di ferro” della
competizione, con Uruguay, Inghilterra e
Costa Rica: almeno una testa eccellente dovrà rotolare, ma poi saranno due
poiché i Ticos riusciranno nell’impresa della vita di spingersi fino ai quarti
di finale, lì estromessi solo ai rigori dall’Olanda (e dal colpo di genio di
Van Gaal di cambiare portiere per i tiri dal dischetto).
Prandelli non risparmia nemmeno la replica dell’“ansia da palcoscenico”, travolto da dubbi e angosce sempre più deleteri (avendo già vissuto analoga esperienza a Euro2012), che si ripercuotono, nuovamente, nella scelta già analizzata degli uomini (dove ancora una volta predilige quanto offerto in campionato rispetto a quanto dimostrato nelle qualificazioni) e dello schema, ritornando al 4-3-1-2 contro l’Inghilterra, dopo averlo accantonato a favore del 4-3-3, rispolverato di fronte alla Costa Rica per poi passare al 3-4-1-2 nell’ultima uscita con l’Uruguay.
Non sfugge all’appello nemmeno l’ipocrisia, il cui “presente” è ora un urlo, non
coinvolgendo il solo CT. Come anticipato, Prandelli
convoca ugualmente Chiellini, nonostante l’appiedamento in campionato per
prova tv, definita “ingiusta” per salvare maldestramente le apparenze, mentre Osvaldo l’anno prima aveva perso la
Confederations per non essersi polemicamente presentato alla premiazione della
finale di Coppa Italia; ma nemmeno i
giocatori sono immuni, fingendo unione e concordia a celare rancori e invidie.
Un gruppo azzurro lacerato al suo interno non è una novità: in questa analisi
ciò era capitato anche 10 anni prima, ma almeno in Portogallo “non si era perso
tempo”, con mugugni e peggio emersi fin dalle amichevoli preparatorie senza
tanti sotterfugi. In Brasile, invece, stridono parecchio immagini e
dichiarazioni dopo la vittoria con l’Inghilterra, paragonandole a quelle delle
due successive sconfitte, dove il gioco più praticato è “togliersi macigni dagli scarpini”.
A ben guardare, se l’Italia avesse invertito l’esito delle
prime due gare (perdendo con gli inglesi e battendo i costaricani), la
spedizione brasiliana si sarebbe
archiviata come vittima della sfortuna nel sorteggio, essendo
preventivabile una vittima illustre nel Gruppo D. Invece a definirla un fallimento è soprattutto il modo con cui l’Italia esce:
tolta la felice parentesi della partita inaugurale, già contro le formazioni
americane, gli Azzurri sono svuotati di energie mentali e fisiche, esattamente
come in Sudafrica.
Cartina tornasole il
cambio nell’intervallo contro la Celeste: se il bizzoso Balotelli resta con
poco stupore negli spogliatoi, a rilevarlo è il povero Parolo per una
sostituzione incomprensibile (oppure fin troppo significativa).
Quadro sinottico
In una precoce uscita di scena, è facile trovare
dei “sempre presenti”: con appena
3 gare giocate, se ne contano 4 (Pirlo,
Chiellini, Barzagli e Darmian), con Marchisio e Balotelli con l’en plein da
titolari seppur soggetti a sostituzioni e Thiago Motta a ritagliarsi uno
scampolo di gara in ogni occasione.
Darmian e Thiago Motta sono le due eccezioni al monocolore blu nei piani alti del quadro sinottico: soprattutto per il primo, una lieta conferma nonostante l’esito negativo della Coppa del Mondo azzurra. A colpire è l’abnorme numero di giocatori non tanto con una presenza solitaria accumulata (solo ad Aquilani e Perin non è concessa alcuna chance) quanto perché colta da titolari, destino ad accomunare 5 nomi: Sirigu, Bonucci, Abate, De Sciglio e Paletta.
La formazione titolare
Eccetto Buffon, è la formazione opposta all’Inghilterra,
l’unica gara non persa dall’Italia in Brasile, un 4-3-1-2 anomalo con Candreva
più tornante che seconda punta. Tuttavia la
scelta nasce dalla singolare presenza a pari merito come “11° titolare” dei 5
giocatori succitati con un’unica presenza in assoluto e pure nello
schieramento di partenza. Escluso subito Sirigu, non potendo giocare con due
portieri, dei 4 rimanenti solo lo scarso
crinito Paletta può essere “credibilmente” speso con i 10 che lo precedono
in classifica.
Rispetto alle
qualificazioni, si mantiene lo stesso
schema, con Candreva in luogo
del più offensivo Osvaldo in attacco, e a centrocampo Verratti ad approfittare del vuoto lasciato da Montolivo, con Pirlo avanzato a mezzapunta e De Rossi scivolato al centro. Infine,
in difesa, anche Paletta (molto
relativamente) sfrutta gli acciacchi di Bonucci mentre Darmian è l’unico a poter affermare di aver soffiato il posto ad
Abate (presente in Brasile) per motivi tecnici.
L’IG e l’IT sono non solo i più bassi finora riscontrati (con il secondo superato solo
da quello del 2008), ma identici (0,818),
come nella prima puntata dell’analisi: in altre parole, gli 11 titolari lo sono a tutti gli effetti, poiché o giocano in
partenza oppure restano in panchina.
Trovi interessanti gli argomenti di questo blog? Ti piacerebbe contribuire a mantenerlo in vita? Senti che chi scrive qui meriterebbe di essere in qualche modo ricompensato? Adesso puoi farlo tramite una donazione!
Per maggiori informazioni sulla donazione e su perché donare clicca qui: http://mds78.blogspot.it/2014/08/se-vuoi-puoi-contribuire-calcio-e-altri.html
Nessun commento:
Posta un commento