Una delle più diffuse leggende metropolitane legate
al calciomercato è la seguente: se una società prende un giocatore in comproprietà
pagandolo 10 milioni vuol dire che lo valuta 20 milioni.
In realtà, il valore su cui due squadre si accordano per
una comproprietà spesso dipende da altri fattori, così come da altri
fattori dipende il valore di riscatto di una comproprietà.
Senza entrare in termini troppo tecnici, con questo
articolo voglio per lo meno rendere il più chiaro possibile cosa sia realmente
una comproprietà (che nei documenti ufficiali è chiamata compartecipazione
o accordo di partecipazione).
La comproprietà è infatti un accordo fra due squadre che,
una volta stipulato, prevede che una delle due squadre abbia la proprietà del giocatore
e la conseguente possibilità di schierarlo in campo (chiamata compartecipazione
passiva), mentre l’altra squadra avrà il diritto di veto sulla cessione del
giocatore ad altre squadre e il diritto di incassare il 50% del prezzo di
vendita del giocatore in caso di cessione, consensualmente approvata, a una
terza società (compartecipazione attiva).
Sono accordi che hanno validità annuale e che possono
essere rinnovati solo una volta, per un totale di due anni. Al termine
dei due anni, o al termine del primo se non c’è accordo per il rinnovo della
comproprietà, la comproprietà va risolta in uno di questi due modi: o
una squadra compra dall’altra l’intero giocatore con un accordo fra società
pagandolo una cifra contrattata al momento e totalmente slegata dal prezzo di
acquisto della prima metà, oppure le due squadre vanno alle buste e chi
offre di più si porta a casa il giocatore (mentre l’altra incassa la cifra
scritta in busta dalla società che compra il giocatore).
Riprendendo per un attimo l’articolo da me scritto qualche giorno fa su “Come capire il calciomercato”, che potete leggere qui:
Capire il Calciomercato
la differenza fra compartecipazione attiva e passiva impatta molto sul bilancio e sugli ammortamenti.
Chi possiede la compartecipazione passiva del giocatore inserisce a bilancio il giocatore come un acquisto normale perché, utilizzandolo, fa scattare l’ammortamento annuale come spiegato nell’articolo sopra menzionato. Quindi nel bilancio annuale questo giocatore avrà un costo che dipende dalla somma fra l'ammortamento annuale e il suo stipendio (in caso di comproprietà passiva di un giocatore pagato 10 e la cui compartecipazione attiva è stata ceduta per 5, il valore di ammortamento iniziale da inserire a bilancio sarà solo 5, ovvero la differenza fra il valore di acquisto del giocatore e i soldi recuperati cedendone la compartecipazione).
Chi possiede la compartecipazione attiva, invece, non inserisce nulla a bilancio. Tenendo conto dell’esempio precedente, la società che ha pagato la compartecipazione attiva 5 milioni avrà nel suo bilancio una voce che “ricorda” che l’ammortamento residuo del giocatore è di 5 milioni (dato utile per calcolare plusvalenze e minusvalenze in caso di successiva cessione), ma questo ammortamento sarà momentaneamente congelato perché il giocatore non è disponibile all’utilizzo. E ovviamente non dovrà pagargli nemmeno lo stipendio, che rimane a carico della società che ha la compartecipazione passiva salvo differenti accordi.
Per questo le società italiane spesso utilizzano questo
escamotage: in un periodo come questo dove ogni milione a bilancio vale oro,
riuscire ad avere un qualche controllo su numerosi giocatori senza incidere
di un euro sul bilancio nell’immediato (e magari farci pure plusvalenza
in futuro senza spendere nulla) è un grosso aiuto. E allo stesso tempo chi
possiede la compartecipazione passiva può utilizzare un giocatore a un prezzo
minore del suo valore di mercato e sperare di farlo esplodere guadagnando
ulteriori soldi al momento della sua cessione.
Un’ulteriore opzione in mano a chi possiede la
compartecipazione passiva di un giocatore è la possibilità di cederlo in prestito,
sia alla squadra che ha la compartecipazione attiva (come ha fatto la Juventus
con Berardi al Sassuolo per esempio), sia a una terza squadra. In questo modo
la squadra in compartecipazione passiva dovrà comunque inserire a bilancio
l’ammortamento annuale (che spetta alla società proprietaria del cartellino non
alla squadra che sfrutta il prestito), ma non lo stipendio del giocatore a
carico della società a cui il giocatore è stato prestato.
Una volta spiegato in linea di massima cosa sono le comproprietà, mi pare che si possa iniziare a capire che la risoluzione della compartecipazione non può essere banalmente considerato come l’acquisto della metà mancante del giocatore.
In primo luogo perché dopo un anno (o al massimo due), si deve obbligatoriamente risolvere la comproprietà e non è quindi possibile mantenere per tanti anni una sola metà di un giocatore: o si vende tutto o si ricompra tutto (obbligo che ha ovvie conseguenze sulle contrattazioni). In secondo luogo perché la società che ha utilizzato il giocatore (compartecipazione passiva) ha avuto il vantaggio di poterlo schierare ma ha dovuto sostenere dei costi che la società comproprietaria non ha sostenuto e anche questo fattore, al momento della contrattazione per stabilire la cifra di acquisto della metà, ha il suo peso.
Una volta spiegato in linea di massima cosa sono le comproprietà, mi pare che si possa iniziare a capire che la risoluzione della compartecipazione non può essere banalmente considerato come l’acquisto della metà mancante del giocatore.
In primo luogo perché dopo un anno (o al massimo due), si deve obbligatoriamente risolvere la comproprietà e non è quindi possibile mantenere per tanti anni una sola metà di un giocatore: o si vende tutto o si ricompra tutto (obbligo che ha ovvie conseguenze sulle contrattazioni). In secondo luogo perché la società che ha utilizzato il giocatore (compartecipazione passiva) ha avuto il vantaggio di poterlo schierare ma ha dovuto sostenere dei costi che la società comproprietaria non ha sostenuto e anche questo fattore, al momento della contrattazione per stabilire la cifra di acquisto della metà, ha il suo peso.
In caso di giocatori che si sono valorizzati negli anni di
comproprietà, è quindi lecito aspettarsi che il valore di riacquisto
della cosiddetta metà sia superiore alla cifra data dal “valore reale del
giocatore diviso due”. Così come, al contrario, la risoluzione di una
comproprietà di un giocatore che non ha reso come previsto porta anche a
estreme conseguenze, per esempio il mancato accordo sulla cessione della
seconda metà perché nessuno delle due squadre lo vuole e due buste con offerte
pari a zero (in caso di doppia offerta pari a zero il giocatore rimane
interamente a chi ne ha la comproprietà passiva).
L’esempio classico che mi piace citare per farvi capire
l’errore che fanno molti è quello relativo alla discussa comproprietà di Sebastian
Giovinco fra Juventus e Parma. In particolar modo per quanto riguarda il
suo prezzo di “riacquisto” da parte della Juventus.
Analizziamo la storia di questa comproprietà partendo dalla situazione iniziale che vede Giovinco alla Juve con uno stipendio di 1,8 milioni lordi all’anno (0,9 netti) e un ammortamento di circa 0,2 milioni l’anno. Per valutare i costi e i ricavi dell’intera operazione farò l’ipotesi che, senza accordi col Parma, Giovinco sarebbe rimasto a fare la riserva nella Juventus.
Analizziamo la storia di questa comproprietà partendo dalla situazione iniziale che vede Giovinco alla Juve con uno stipendio di 1,8 milioni lordi all’anno (0,9 netti) e un ammortamento di circa 0,2 milioni l’anno. Per valutare i costi e i ricavi dell’intera operazione farò l’ipotesi che, senza accordi col Parma, Giovinco sarebbe rimasto a fare la riserva nella Juventus.
5 agosto 2010
La Juventus cede Giovinco in prestito al Parma per 1 milione, con la clausola che permette al Parma di acquisire a fine anno la compartecipazione del giocatore in cambio di 3 milioni.
Per l’operazione Giovinco i bilanci 2010/11 delle due squadre sono variati in questo modo:
La Juventus risparmia 2,8 milioni e il Parma ne investe 2,8. In cambio il Parma schiera Giovinco in campo.
22 giugno 2011
Il Parma si avvale della clausola che prevede l’acquisto della compartecipazione di Giovinco per 3 milioni. L’operazione genera una plusvalenza per la Juventus di 2,7 milioni.
Per l’operazione Giovinco i bilanci 2011/12 delle due squadre variano in questo modo:
La Juventus fra risparmi e incassi migliora il bilancio di 4,5 milioni, il Parma ne investe 4,8. In cambio il Parma schiera Giovinco e ottiene la compartecipazione del calciatore.
Il Parma si avvale della clausola che prevede l’acquisto della compartecipazione di Giovinco per 3 milioni. L’operazione genera una plusvalenza per la Juventus di 2,7 milioni.
Per l’operazione Giovinco i bilanci 2011/12 delle due squadre variano in questo modo:
La Juventus fra risparmi e incassi migliora il bilancio di 4,5 milioni, il Parma ne investe 4,8. In cambio il Parma schiera Giovinco e ottiene la compartecipazione del calciatore.
21 giugno 2012
La Juve risolve la compartecipazione a suo favore per 11 milioni allungando il contratto di Giovinco fino al 2015 e aumentandogli l’ingaggio da 1,8 a 2,4 milioni lordi annui (da 0,9 a 1,2 netti). A livello di bilancio l’ammortamento iniziale di Giovinco (che equivale alla plusvalenza generata del Parma) viene valutato 10,6 milioni (con un ammortamento annuale di 3,5 milioni).
Per l’operazione Giovinco i bilanci 2012/13 delle due squadre variano in questo modo:
L’impatto del ritorno di Giovinco alla Juve sul bilancio della squadra bianconera 2012/13 rispetto alla situazione iniziale è di 4,1 milioni (ammortamento + aumento di stipendio). Il guadagno 2012/13 del Parma, che chiude così l’operazione Giovinco, è di 10,6 milioni.
Ovviamente Giovinco pesa rispetto alla situazione iniziale anche sul bilancio Juventus 2013/14 per ulteriori 4,1 milioni (ammortamento + stipendio) e peserà per la stessa cifra anche nel 2014/15 dovesse rimanere anche l’anno prossimo (altrimenti, per generare una plusvalenza la società lo deve vendere a giugno per una cifra superiore a 3,5 milioni di euro).
Vediamo ora le tabelle riepilogative dell’impatto dell’affare sui bilanci delle due squadre. La prima prende in considerazione l’impatto anno per anno, il secondo l’impatto cumulato anno per anno (dato dalla somma dell’impatto annuale e di quello degli anni precedenti). Con lo sfondo azzurrino segnalo quale squadra ha la possibilità di schierare il giocatore.
Sia perché fa rimanere l’investimento su Giovinco in sostanziale pareggio fino a questa stagione, facendo segnare una perdita contenuta (5 milioni) solo in caso di riconferma l’anno prossimo (perdita che sarà probabilmente azzerata al momento di un’eventuale cessione futura grazie alla prevedibile plusvalenza). Sia perché il lavoro fatto dal Parma nel far crescere (non di statura…) il giocatore nel biennio 2010/12 meritava una adeguata ricompensa, quantificabile in misura congrua nei 3 milioni che alla fine migliorano il bilancio del Parma nel triennio 2010/13 (in aggiunta alla possibilità di schierarlo per due stagioni). Una crescita che sarebbe stata oggettivamente più complicata rimanendo a fare la riserva nella Juve in due annate particolarmente negative per la società.
E, ovviamente, della presunta valutazione di 22 milioni del giocatore da parte della Juventus non c'è traccia...
?
RispondiEliminaIo avevo tutt'altre informazioni sulle comproprietà. Come fonti ho le raccomandazioni contabili figc (2009) e il libro di Mancin "il bilancio delle società sportive professionistiche".
P.es., alla fine, se Giovinco è stato ceduto al Parma per 6 milioni e poi riscattato per 22, a bilancio della Juventus dovrebbe pesare per 14, e con un ammortamento di 4,7 (contratto triennale).
Sono cambiate le normative nel frattempo?
Non è stato ceduto al Parma per 6 e non è stato riscattato a 22... prendi i bilanci sul sito della Juventus son tutti pubblici. Possibile che sia cambiata la normativa dal 2009 a oggi, io mi sono avvicinato al tema solo da un paio d'anni e attualmente funziona come ho scritto.
RispondiEliminaIl metodo che dici tu si applica attualmente nei casi in cui una squadra che ha tutto il cartellino vende totalmente il calciatore a un'altra squadra e poi stipula l'accordo di compartecipazione della metà nello stesso momento. Ovvero quello che ho scritto qui:
RispondiElimina"in caso di comproprietà passiva di un giocatore pagato 10 e la cui compartecipazione attiva è stata ceduta per 5, il valore di ammortamento iniziale da inserire a bilancio sarà solo 5, ovvero la differenza fra il valore di acquisto del giocatore e i soldi recuperati cedendone la compartecipazione"
Per Giovinco potrebbe essere possibile che la Juve lo abbia ceduto il 22 giugno 2011 per 6 riacquistandone la metà per 3 ma non l'ho specificato perché non cambia nulla per gli ammortamenti nell'esempio e il comunicato Juve di quella data parla di 3 milioni e basta senza ulteriori specifiche. Perciò piuttosto che scrivere una cosa non esatta non l'ho scritto.
Resta comunque chiaro che a oggi il conto 22-6 che dici tu non ha senso perché si riferisce a operazioni di annate diverse, e infatti nei bilanci Juve gli ammortamenti e le plusvalenze sono le cifre da me riportate.
In ogni caso al momento della risoluzione di una comproprietà non si applica mai il raddoppio quindi 22 è un numero inesistente nel caso Giovinco da qualsiasi punto di vista :)
Non mettevo in dubbio che le cifre fossero tratte dai bilanci: sto solo cercando di “inquadrarle” colle “normative” che conosco. In effetti, non è nemmeno corretto parlare di “norme” e “regole” ma di “raccomandazioni contabili”: insomma suggerimenti per predisporre al meglio il bilancio. E nulla vieta, quindi, che ognuno segua una propria via (almeno l'interpreto così).
EliminaPer semplicità, da qui in avanti, tratto la questione Giovinco solo dal momento che è stato acquistato dal Parma in compartecipazione (2011/12) e tralasciando del tutto l’aspetto dello stipendio (che è fisso e sul quale non vi sono dubbi su chi sia a carico). Tutte le cifre sono in milioni di euro.
Da quel che avevo raccolto – rispolverato fuori ieri sera per l’occcasione – ero al corrente di tre diversi metodi per inquadrare le comproprietà (nel mio primo commento, ricordavo solo i dettagli del secondo). I primi due si rifanno alla FIGC e partono dall’aspetto puramente formale delle vicende, le quali vedono:
a) un giocatore può essere di proprietà di un solo un club per volta;
b) la compartecipazione è sempre paritaria (per cui se è x, il “cartellino” vale sempre 2x) ed è
c) accordo diverso e (immediatamente) successivo alla cessione del contratto.
Col primo metodo FIGC (ricavato all’epoca dal sito della Lega Pro), si procede “per comparti stagni”: il Parma nel 2011/12 acquista Giovinco per 6 e subito dopo ne cede la compartecipazione per 3; a fine stagione l’ammortizza (a quote costanti?) per 2 (3 anni di contratto). Nel 2012/13 lo vende per 22 ricavando una plusvalenza di 18 (22-4, dove 4=6-2); subito dopo deve subire un onere da compartecipazione di 8 (11-3 è la differenza fra i due valori della compartecipazione di Giovinco, nel 2011/12 e 2012/13): in effetti, “paga” alla Juventus 11 (la metà del prezzo di cessione) un “qualcosa” valutato in precedenza 3.
Dal canto suo la Juventus, nel 2011/12 cede Giovinco per 6 ricavando una plusvalenza di 5,4 (il valore contabile è 0,6); subito dopo acquista la comp. per 3. Nel 2012/13, lo riscatta per 22 ma incamera un provento da comp. per 8 (riceve 11 da qualcosa valutato 3); conseguentemente l’ammortizza per 7,3 all’anno (3 anni di contratto).
- seconda parte (non sono accettati commenti troppo lunghi)
EliminaUn secondo metodo FIGC (quello adottato nella maggioranza dei casi – almeno così scrivono – tanto da essere “spalleggiato” anche dalla dottrina) si differenzia dal primo per le scritture della Juventus nel 2012/13; infatti, Giovinco a bilancio non è più iscritto a 22 ma a 14, perché si capitalizza nel cartellino il provento da comp. Quest’ultima cifra è letta come la differenza fra 22 (prezzo di acquisto) e 8 (prov. da comp.); ma può essere “terra terra” interpretata come la somma fra le due diverse valutazioni della “metà del cartellino”, 3 nel 2011/12 e 11 nel 2012/13 (o, come ricordavo io, la media fra 22 e 6). Di conseguenza l’ammortamento annuale scende a 4,7.
Esiste anche un terzo metodo legata ai concetti “internazionali” di redazione di bilancio, dove prevale la sostanza alla forma. Ragion per cui, la compartecipazione è inquadrata a tutti gli effetti come comproprietà e, quindi, si ragiona… per cifre dimezzate e tralasciando del tutto la compartecipazione e relativi oneri e proventi. Pertanto il Parma nel 2011/12 acquista metà Giovinco per 3 e a fine stagione l’ammortizza per 1. Nel 2012/13 vende la sua metà per 11 ricavando una plusvalenza di 9 (11-2, dove 2=3-1). Dal canto suo la Juventus, nel 2011/12 cede metà Giovinco per 3 ricavando una plusvalenza di 2,7 (calcolata su 50% del valore contabile complessivo di 0,3) e a fine stagione procede all’ammortamento della metà di sua proprietà (quota di 0,1). Nel 2012/13, riscatta la metà del Parma per 11 e a bilancio il valore netto è di 11,2 (11+0,2 dove 0,2=0,3-0,1) da ammortizzare in tre anni a quote costanti di 3,7.
A occhio, è stato adottato il terzo metodo, anche se le cifre del 2012/13 non corrispondono. Per la plusvalenza del Parma (9 contro 10,6), si potrebbe parlare di un ammortamento a quote decrescenti (10,6 deriva da un valore contabile netto di 0,4, quindi il primo anno ha scalato una quota pari a 13/15 di 3?). Non mi trovo, invece, un cartellino di Giovinco a bilancio della Juve per 10,6 (che porta ad ammortamenti di 3,5), cifra addirittura inferiore agli 11 spesi per il riscatto.
Tornando poi al nodo iniziale, dei 22 milioni di valutazione di Giovinco, in effetti è vero che il 100% del suo cartellino è stato così definito, ma poi a bilancio si iscrive una cifra diversa e inferiore (tranne che nel primo metodo che, a onor del vero, ho solo visto nella sede sopra citata).
Ti ringrazio per il tuo contributo all'argomento.
EliminaTi confermo che io ho adottato il terzo metodo (che credo vedendo i vari bilanci che sia quello comunemente adottato da tutti attualmente).
Sottolineo però che anche se si usassero gli altri metodi non cambia il principio alla base che al momento della valutazione del prezzo si fa una valutazione a se stante della "metà" del giocatore valutandone la valorizzazione e i costi sostenuti (curiosamente se apri la Gazzetta di oggi è la stessa motivazione attribuita a Cairo per chiedere un prezzo più basso per il riscatto di Immobile rispetto a quello che varrebbe un'eventuale metà, ed è esattamente il motivo per cui la Juve ha pagato di più di quanto valutava la metà di Giovinco...). Quindi io non sono d'accordo affatto con la tua affermazione che il 100% del cartellino di Giovinco sia stato valutato 22 milioni, sia perché a bilancio usando il terzo metodo dei 22 milioni non ce n'è traccia, sia perché comunque la valutazione prescinde in parte da quanto può essere il valore reale del giocatore intero se lo comprasse una squadra terza.
Per quanto riguarda la plusvalenza del Parma come ti ho già risposto ho preferito fare così perché non c'erano dati certi disponibili e perché non cambiava niente nel computo totale, ma credo anche io sia possibile l'ammortamento triennale (quindi il Parma mette a bilancio 1 milione invece che 3 il primo anno di comproprietà, fa plusvalenza di 8,6 invece di 10,6 il secondo anno e alla fine i totali non cambiano).
Il 10,6 che trovi nel bilancio si spiega con il fatto che, come ho scritto nel pezzo sul calciomercato, molto spesso i valori da ammortare non coincidono con le cifre d'acquisto ma si applicano nel calcolo altri parametri che, a seconda dei casi, le aumentano o le diminuiscono (ancora non ho capito quali siano ma se guardi il bilancio vedrai pochi valori tondi e molti valori tipo quello di Giovinco che è 10,645). Suppongo, ma non lo so, che arrivando dal vivaio Juve la Juve possa scontare un bonus di qualche tipo dal prezzo.
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