lunedì 12 marzo 2018

I PLAYOFF DI SERIE B: UNA NORMALE STORIA DI CALCIO MODERNO






Rado Il Figo ci accompagna attraverso la confusa storia dei playoff di Serie B.

I play off di Serie B: una normale storia di calcio italiano

Premessa

La stagione 2017/18 vede il debutto della nuova versione del play off di Serie B; l'occasione è utile per ripercorrere la storia regolamentare, sua e del "fratello minore" play out, emblematica della leggerezza italiana – e non solo – verso le norme che disciplinano i tornei, in tutti i vari passaggi e protagonisti, partendo dal "legislatore" quando traduce su carta gl'intenti voluti, passando per le squadre quando devono analizzarle prima di accettarle e la stampa quando deve commentarle e giudicarle, terminando con gli appassionati, quando ne vivono gli esiti.

L'impressione, radicatasi negli anni, è che dopo la stesura preliminare, ci si fermi lì, non mettendo mai a fuoco tutti gli scenari verificabili, ovvero sottovalutandone gli effetti indesiderati, salvo poi versare lacrime amare quando questi si tramutano in realtà. E a evitare tutto questo, basterebbe realmente prestare un minimo d'attenzione oppure non cadere nel vecchio vizio di volere contemporaneamente una cosa e il suo esatto contrario.

Avvertenze

Sgombro il campo dagli equivoci: appartengo a coloro che mal vedono i play off e play out quando applicati a un torneo strutturato a girone unico, come la Serie B, reputando inaccettabile la possibilità di ribaltare in un pugno di partite a fine stagione i responsi forniti durante questa in decine di gare precedenti.
Tuttavia, è innegabile che la loro presenza limiti al minimo sindacabile il numero d'incontri nelle ultime giornate dove entrambe le contendenti, o anche solo una, non abbiano più nulla da chiedere alla classifica. La tornata finale dello scorso campionato cadetto è esemplare; con promozioni e retrocessioni dirette, si sarebbe giunti alla 42ª giornata con un unico verdetto ancora da emettere, riguardante l'ultima squadra da far cadere in Serie C e con 4 formazioni interessate. Per cui, delle 11 partite in programma, solo quelle dov'erano impegnate queste ultime avevano un interesse primario di classifica, pure ridotte a 3 causa lo scontro diretto Brescia-Trapani.

Al contrario, colle appendici di fine stagione, sia in cima sia in coda, i giochi erano oltremodo ancora aperti. Partendo… dal fondo, anche il Vicenza terzultimo poteva sperare nella salvezza, acciuffabile proprio (e solo) grazie al play out (anche se, nella realtà, era penalizzato da una differenza reti troppo deficitaria rispetto al Trapani). Ben più ampi gli squarci prodotti in vetta, dove solo la SPAL prima conservava la promozione sicura, mentre il Verona secondo doveva non perdere per non essere superato dal Frosinone terzo, e quindi giocarsela al play off, dove poteva qualificarsi pure la Salernitana decima. Tirando le somme, solo SPAL-Bari si rivelava completamente pleonastica delle gare in programma, essendo le altre 10 utili a vario titolo, fra promozione, salvezza e accesso ai play off e play out (in senso stretto ovvero in una posizione migliore di classifica).

Infine, è doveroso ricordare come, una volta accettato di competere in un torneo dove promozioni e retrocessioni seguono determinate norme (tanto meglio quando queste… sono scelte dalle stesse squadre, vedi infra), bisogna rispettarne i responsi, qualunque essi siano, senza poi lagnarsi che, con regole diverse (ovvero… mantenendo quelle che si è chiesto di modificare – vedi sempre infra), questi sarebbero stati diversi e a noi più favorevoli. In parole più schiette: se si prevedono i play off e/o out, automaticamente diventa inutile, per chi li disputa, quanto raccolto in campionato; così come, se si prevedono promozioni e retrocessioni dirette, è altrettanto inutile compiere voli pindarici ipotizzando possibili esiti di play off e/o out contro chi ci è sopravanzato in classifica.

Torniamo ora al passato a vedere com'era la situazione prima dell'introduzione delle appendici stagionali.

Com'era una volta (… e come sarebbe ancora oggi)

L'edizione 2002/03 di Serie B è l'ultima senza play off/out, e prevede, per le sue 20 protagoniste, 4 promozioni e altrettante retrocessioni, tutte decise in base alla classifica al termine delle 38 partite in programma stilata applicando i seguenti discriminanti:

a) punti nell'intero campionato (la vittoria vale già 3 punti);
b) punti nei confronti diretti fra tutte le squadre con gli stessi punti;
c) differenza reti nei confronti diretti fra tutte le squadre con gli stessi punti;
d) differenza reti nei confronti diretti fra le sole squadre ancora in parità;
e) differenza reti in campionato;
f) reti segnate in campionato;
g) sorteggio.

Quest'elenco completo non è reperibile nelle Norme Organizzative Interne Federali (NOIF), cioè… il regolamento dei campionati italiani, essendo disseminato in tre loro diverse parti; infatti, la lettera a) è la "classifica", mentre le lettere b) e c) sono la "classifica avulsa", e quelle dalla d) in poi, sono ulteriori discriminanti privi di una denominazione ufficiale. A proposito della leggerezza sopra accennata, nessuno si è (ancora) accorto che fra le lettere c) e d) sono assenti i "punti nei confronti diretti fra le sole squadre ancora in parità", anche dopo una mia segnalazione direttamente alla FIGC (angolino dell'orgoglio personale).

Spareggi pochi e con judicio

Così stilata la classifica, i verdetti sono bell'e pronti: le prima quattro sono promosse e le ultime quattro, retrocesse. Le appendici post stagionali sono limitate allo spareggio:
a) promozione fra quarta e quinta, se hanno gli stessi punti;
b) retrocessione (ufficialmente "permanenza", con inversione di ottica) fra quintultima e quartultima, sempre se hanno gli stessi punti;
in entrambi i casi a prescindere da quante altre squadre si trovino ugualmente con gli stessi punti, con un'eccezione; se almeno le formazioni dalla quarta alla quartultima sono alla pari, allora si disputa solo lo spareggio retrocessione.
P.es., se terminano a pari punti:
- le prime sei, allora prima, seconda e terza sono promosse, quarta e quinta spareggiano e la sesta rimane in Serie B;
- le ultime sei, allora la sestultima rimane in Serie B, quintultima e quartultima spareggiano e terzultima, penultima e ultima retrocedono;
- tutt'e 20 le squadre, allora le prime quattro sono promosse, le ultime tre retrocedono, quintultima e quartultima spareggiano per la salvezza e tutte le altre rimangono (direttamente) in Serie B.
Entrambe le contendenti nello spareggio, sia promozione sia retrocessione, partono senza godere di alcun vantaggio: esso è disputato con gare di andata e ritorno, applicando le norme delle coppe europee (quindi è vinto da chi segna più reti complessivamente, eventualmente raddoppiando quelle segnate in trasferta, e con supplementari e rigori, se necessari, nel ritorno) e col sorteggio a decidere chi gioca in casa l'andata.

2003/04: arriva il play off e out

La Lega Nazionale Professionisti (LNP) nel 2003/04 propone alla FIGC, che prontamente accoglie, una novità a livello sperimentale: l'ultima promozione e l'ultima retrocessione sono decise non più dalla classifica ma, rispettivamente, da un play off e un play out (versione inglese, e ufficiale, di spareggio promozione e retrocessione).

La premessa è importante: infatti, se in Serie C (poi Lega Pro e di oggi nuovo Serie C) i play off/out sono previsti dalle NOIF, e quindi "imposti" dalla FIGC, in Serie B è il contrario, essendo le squadre che vi partecipano (rappresentate nel tempo dalla LNP, poi dall'Assemblea di Categoria e infine dalla LNP Serie B) a domandarne la disputa alla FIGC, reiterando la richiesta di stagione in stagione. Ciò comporta che, venisse a mancare l'impulso iniziale delle Lega competente, si ritorna a quanto dettato dalle NOIF, nel frattempo immutate (fatta salva la quantificazione di promozioni e retrocessioni).

La Lega, oltre a richiederli, scrive anche le regole con cui sono disputati play off e play out, tutte tese a garantire una posizione di vantaggio alle squadre che, ivi coinvolte, hanno terminato la stagione col piazzamento migliore in classifica. Bisogna ricordare che sul tema si lavora avendo alle spalle esperienze esterne, anche pluriennali, da cui trarre tutte le lezioni del caso; in particolare evitare che qualcuno cada nella tentazione di mollare anzitempo l'impegno dovuto nella stagione regolare per poi riversare energie piene negli spareggi.

In primo luogo, si ritoccano i discriminanti con cui stilare la classifica: evidentemente qualcuno in Lega si è accorto (contrariamente che in FIGC) della mancanza succitata, risolta… stralciando la lettera d) (per cui dalla differenza reti nei confronti diretti si passa a quella del campionato).

In secondo luogo, le squadre coinvolte sono appena 4: quarta e quinta nel play off e quintultima e quartultima nel play out. La scelta, condivisibile nell'ottica prudenziale adottata, si scontra col vantaggio congenito degli spareggi sopra accennato: una così limitata apertura rischia di coinvolgere davvero poche squadre in più rispetto a promozioni e retrocessioni dirette, realisticamente riducibili alle sole 4 predette.

Il "metodo Como"

In terzo luogo, in entrambi i casi è dichiarata vincitrice la squadra che, nelle due gare, segna più reti; in caso di parità, prevale chi ha la classifica migliore. Pertanto, niente raddoppio delle reti in trasferta e nemmeno supplementari e rigori nel ritorno, giocato fra l'altro sempre in casa delle meglio piazzata, come ulteriore vantaggio accordatole; tutto si risolve nei 180 minuti delle due gare. Pertanto alla quarta per essere promossa e alla quintultima per salvarsi è sufficiente ottenere due pareggi, mentre per quinta e quartultima i rispettivi obiettivi sono centrati passando obbligatoriamente per almeno una vittoria, comunque condizione necessaria ma non sufficiente.

Su questo, si è fatto pieno affidamento all'esperienza maturata in Serie C dove play off e play out sono presenti fin dal 1993/94. Proprio quanto accaduto al loro esordio, aveva fatto prontamente capire che questi non potevano svolgersi come i "normali" spareggi promozione e retrocessione; in particolare, l'esigenza di "correggerli" arrivò dall'esito del play off. La stesura originale, infatti, prevedeva che le due promozioni (per girone), fossero attribuite una alla prima classificata e la seconda alla vincente del play off, articolato in due turni a eliminazione diretta fra seconda, terza, quarta e quinta. Questo però fu disputato con le norme usuali degli spareggi, con eccezioni per ordine delle gare e accoppiamenti del primo turno, dove la seconda affrontò la quinta giocando in casa il ritorno, così come la terza con la quarta, mentre il secondo turno si disputò in gara secca. Ebbene, nel Girone A, Chievo e Mantova diedero vita a un appassionante duello per il primo posto che si decise solo all'ultima giornata a favore dei veneti. Nel frattempo il Como, persa la speranza della promozione diretta, tirò i remi in barca con largo anticipo per arrivare in piena forma al play off; tattica rivelatasi vincente. Terminato al quinto posto a ben 15 lunghezze da un Mantova sfiancato dalla lunga corsa al vertice, lo batté nel primo turno e centrò la promozione superando la SPAL (terza) nel secondo.

Poiché anche nel Gruppo B si andò vicinissimi a un bis (la Juve Stabia, quinta a 14 punti dalla seconda, fu però battuta nella partita decisiva dalla Salernitana terza), ci si preoccupò fin dalla stagione successiva di non far partire tutte le protagoniste quasi alla pari, affinando man mano il meccanismo di vantaggi accordati alle meglio piazzate, fino alla versione adottata in Serie B.
Tuttavia, la Lega vuole riconoscere delle garanzie ancora maggiori e non si ferma qui, con una cautela aggiuntiva attinta dall'estero.

Doppia blindatura

Infatti, play off e play out sono "doppiamente eventuali": non solo devono essere espressamente richiesti dalla Lega alla FIGC, ma hanno luogo solo se lo scarto di punti fra, rispettivamente, quarta e quinta e quintultima e quartultima si mantiene nei limiti di una "soglia" quantificata in 5 punti, superata la quale promozione e/o retrocessione restano affidate ai responsi della classifica.
Francamente, non conosco i motivi per cui un distacco di almeno 6 punti sia considerato "congruo" per emettere direttamente il verdetto, in cima e in coda, e uno inferiore, al contrario, sia giudicato sovvertibile da play off e out, tanto più che detta soglia sarà destinata nel tempo a essere variamente ritoccata (fino all'estremo dei 14 punti attuali). Di certo, si è guardato a com'erano normati gli accessi in Coppa UEFA e le retrocessioni nel campionato greco di qualche anno prima, non replicando però l'intera struttura e fermandosi solo al concetto della soglia.

Tutto rimandato

Come sono accolti play off e out dalla pubblica opinione, cioè stampa e tifosi? In realtà… sono bellamente ignorati, poiché è tutto (s)travolto dal "pasticcio Martinelli", un ignoto giocatore del Siena passato alla storia calcistica in quanto appiglio per il Catania del vulcanico Gaucci di speculare, legalmente comunque, su una norma toccante le squalifiche, fino a quel momento ignorata da tutti. Il caos derivante sortisce qualche effetto positivo ma quelli negativi sono ben maggiori e si trascinano fino a oggi.

Indubbiamente, l'occasione si rivela utile sia per riscrivere le regole sulle squalifiche, rendendole più aderenti allo "spirito comune", sia per riservare al solo TAR del Lazio la competenza nazionale per le questioni sportive in sede di giustizia ordinaria. Ma il resto è a tinte fosche: il blocco delle 4 retrocessioni della Serie B è usufruito solo da Catania, Genoa e Salernitana, poiché la quarta interessata, il Cosenza, è fallito, sostituito dalla Fiorentina…neo promossa in Serie C1 (a compiere quindi un doppio balzo di categoria) forte del finora inedito criterio di preferenza del "bacino d'utenza". La Serie B si trova così, per quanto provvisoriamente, in versione extra-large a 24 squadre, da ridurre a 22 nella stagione successiva ma al prezzo di una Serie A da 18 a 20 partecipanti. Dimensioni poi rivelatesi eccessive, però al tempo da più parti caldeggiate, tanto che già a metà del 2002/03 s'iniziò a parlare di dimezzare le retrocessioni dalla A alla B, con cambio di regole a stagione in corso, giustificando il tutto per… ridare speranza a chi in quel momento si trovava agli ultime due posti (!).

Delle proposte della Lega rimangono così in piedi solo i discriminanti per la classifica e il play out, mentre il play off è soppiantato da cinque promozioni dirette e uno spareggio promozione/retrocessione fra sesta di Serie B e quartultima di Serie A, disputato… come NOIF comandano.

Il primo play out

Il primo play out di Serie B della storia arriva così al termine di una maratona di 46 partite, e riassume tutti gli aspetti (per me) negativi della sua natura: il Venezia è costretto a vincere (seppure in casa e con qualsiasi punteggio) l'ultima gara della stagione per non retrocedere al posto di un Bari che, non solo ha sopravanzato in classifica (di un punto), ma ha pure battuto in entrambi i confronti diretti di campionato. Insomma, non vi sarebbe alcun motivo "sportivo" per cui i pugliesi dovrebbero essere preferiti ai veneti; eppure ai galletti è bastato vincere l'andata del play out perché le galline corrano il rischio di lasciarci le penne con appena 90 minuti per rimediare.

Alla fine il campo ribadisce i giudizi stagionali: il Venezia vince 2-0 e si salva, come… il Bari, ma grazie a una serie di fallimenti e retrocessioni a tavolino che lo portano a essere ripescato.

I nuovi play off e out

Nel 2004/05 la Lega ripropone play off e out, variandone le norme, e non solo a causa di un campionato passato da 20 a 22 squadre e con una promozione in meno.

Il play out resta praticamente immutato: sempre fra quintultima e quartultima, ora individuate in chi occupa la 18ª e la 19ª posizione, con soglia però abbassata a 4 punti. Al contrario il play off cambia radicalmente volto: riguarda sempre l'ultima promozione, per cui solo le prime due in classifica sono promosse direttamente, con soglia, ora fra terza e quarta, aumentata a 9 punti; qualora non fosse superata, entrano in ballo pure quinta e sesta. Il play off è così articolato in due turni: nel primo si affrontano terza contro sesta e quarta contro quinta; nel secondo, le due vincenti del primo.

Tutte le partite in questione si giocano con le norme dettate nel 2003/04 (che non saranno più ricordate, da qui in poi), ad eccezione del secondo turno di play off, dove s'introducono i (soli) supplementari nella gara di ritorno, in caso di parità di reti segnate.

Con la consueta leggerezza citata, nessuno si accorge dei due difetti del nuovo play off, più o meno direttamente legati alla soglia, oltre all'incoerenza di averla fissata con ampiezza più che doppia rispetto al play out; ovviamente, questi appariranno chiari solo quando ci si sbatterà contro il naso, o andandoci molto vicini.

Cosa ne pensa "la gente"?

Fra opinionisti e appassionati, il play off è giudicato positivamente, pur con due diverse "scuole di pensiero", mentre il play out è "dimenticato", relegato a una dimensione speculare del primo (in poche parole: quanto detto per uno, si estende per analogia al secondo).

Una corrente minoritaria vede il play off come l'occasione per riparare alle "ingiustizie" patite durante il campionato dovute a "fattori esterni", quali errori arbitrali e infortuni, costate punti e posizioni in classifica. Pertanto, a fine stagione, la promozione è decisa facendo (ri)partire (quasi) alla pari chi rientra nella soglia, poiché le distanze lì accumulate sono valutate tanto minime da poter essere giustificate esclusivamente dagli eventi diversi dalle potenzialità tecniche.

La corrente maggioritaria, invece, vede il play off come un'appendice utile esclusivamente a ribadire le gerarchie stabilite durante la stagione, una passarella finale per la terza ad avallarne la supremazia sulle altre tre protagoniste. È una visione molto ben radicata nel comune sentire ma che, stranamente, al contrario della precedente, non si estende pedissequamente al play out, dove l'eventuale salvezza della peggiore piazzata è vissuta come una "normale eventualità". Altrettanto curiosamente, fra i suoi sostenitori vi è anche chi loda la spettacolarità dei play off di First Division inglese (strutturati come quelli inaugurali di Serie C) in quanto aperti a ogni pronostico e quindi in grado di veder promosse squadre lontane dalla vetta per l'intera stagione (una visione antitetica alla mia); insomma, le sorprese sono belle, finché restano a casa degli altri…

Entrambe le letture, però, si poggiano su presupposti tanto labili da sfiorare e toccare, se non l'illogicità, per lo meno l'inconsistenza, e pure qui non sarebbe necessario un grande sforzo di meningi per avvedersene prima che la realtà li spiattelli nella loro esatta natura. Come piccolo "antipasto", la visione maggioritaria pare sorvolare bellamente sull'esperienza decennale di play off e out in Serie C dove, anche con le norme "blindate", più di una volta i loro esiti hanno superato quelli dettati dal campionato.

Inutile aggiungere che quasi nessuno colga l'unico vantaggio di play off e out, già sviscerato in apertura: la riduzione delle gare di fine stagione con una o entrambe le contendenti prive d'interesse in classifica.

Le prime magagne… e i consueti rimedi

Se nella stagione 2004/05 nessuno muove obiezioni su play off e out "a consuntivo", ma col giudice sportivo a riscrivere gran parte dei verdetti stagionali per illeciti e fallimenti vari, nel 2005/06 emergono i primi mugugni: il Mantova, lamenta di essere stato gravemente penalizzato da decisioni arbitrali avverse nel ritorno del secondo turno di play off in casa del Torino, con i granati promossi così in Serie A.

A prescindere dalla validità delle doglianze dei virgiliani, appare evidente (solo ora!) come la lettura minoritaria sia viziata da una premessa irrealistica, per la quale play off e out si disputerebbero del tutto privi dei succitati "fattori esterni", le cui conseguenze, nelle code post stagionali, assumono un peso specifico superiore. Infatti, se in campionato sono diluite in decine di partite, nei play off e out si concentrano inevitabilmente in un pugno di gare (da 2 a 4), lasciando poco spazio, o nulla del tutto, per rimediarvi. Purtroppo, non si conoscono rimedi, essendo impossibile garantire l'assenza sia di errori arbitrali sia d'infortunati e simili.

Nella stagione seguente, invece, il focoso De Laurentiis, presidente del Napoli, coglie il primo inconveniente legato alla soglia del play off: la sesta o, più verosimilmente, la quinta potrebbe lasciarsi battere nell'eventuale confronto diretto contro la quarta, se questo cade nelle ultime gare di campionato. Non si tratterebbe della consueta sconfitta indolore patita da formazione priva di assilli di classifica (vedendola al contrario, come se, in analoghe circostanze, la seconda o, più verosimilmente, la prima si facesse battere dalla terza quando la promozione è già concretamente certa) ma di un rovescio arrecante un giovamento, poiché garantirebbe alla quarta di restare nella soglia: infatti, i 9 punti sono tarati esclusivamente sul divario fra terza e quarta e, se non superati, quinta e sesta entrano in ballo a prescindere dalla loro distanza dalla terza!

Logicamente, gli strali sono pro domo sua: il Napoli è in piena lotta col Genoa per il secondo posto, con annessa promozione diretta, e vuole al contempo evitare, giungesse terzo, di giocarsi il tutto nel play off. Resta ugualmente sorprendente come tale magagna emerga solo al terzo anno di applicazione e solo perché vi è concreto rischio che si verifichi, complice il calendario. Altrettanto sorprendente è l'incapacità di sviluppare un rimedio, fosse solo per il futuro, arenandosi a un eventuale rimescolamento delle ultime giornate, se del caso, quando sarebbe bastato (ri)gettare uno sguardo sempre al campionato greco (vedi infra) se proprio non sorretti da fervida immaginazione.
Come si risolve la questione che pare minare l'intera credibilità della Serie B? Semplicemente… non facendo nulla. La stagione 2006/07 termina col Genoa terzo a 10 punti dal Piacenza quarto, e quindi per la prima e unica volta non si disputa il play off, mentre dal 2007/08… si prosegue per la stessa identica strada.

I primi bilanci

Fino alla stagione 2010/11, gli esiti (sul campo) del play off sono "doppiamente coerenti" con i responsi del campionato: per un'incredibile coincidenza, infatti, in tutte le partite primeggia sempre la squadra meglio piazzata in classifica, la quale è pure quella in vantaggio (o alla pari) nei confronti diretti della stagione regolare. Le eccezioni sono appena due, con Torino (2009/10) e Padova (2010/11) da quinte a rovesciare il "doppio pronostico sfavorevole" nel primo turno contro la quarta; tuttavia, dove conta davvero, la "regola" è applicata rigidamente, e l'ultima promozione è sempre appannaggio della terza, a voler quindi dar ragione a chi ha sposato la versione maggioritaria.

Più variegato il mondo del play out, dove la norma vede prevalere chi ha primeggiato nei confronti diretti stagionali, non sempre corrispondente alla quintultima. Pure qui vi sono due eccezioni: Triestina (2004/05) e (nuovamente) Padova (2010/11) a salvarsi "contro legge", e in entrambe le circostanze da quintultima.

Nulla, pertanto, fa presagire il polverone che si solleva nel 2011/12, dove entrambe le appendici post stagionali sovvertono le "leggi non scritte" finora applicate.

Il finimondo!

Se nel play out la spunta l'Empoli, sotto nei confronti diretti col Vicenza ma almeno salvandosi da quintultimo, a far gridare allo scandalo è il play off, dove la promozione è conquistata da una Sampdoria, "rea" di coglierla da sesta in classifica (!) e a 13 punti dalla terza (!!), replicando il "metodo Como", nonostante fosse stato reso ancora più difficoltoso dalle "blindature". In una stagione dove Torino, Pescara e Sassuolo lottano fino all'ultima giornata ai primi tre posti, i blucerchiati, staccatissimi dalla vetta, puntano tutto sul play off e fanno saltare il banco: un deludente campionato è così riscattato da un brillantissimo percorso nella coda post stagionale, chiusa con 3 vittorie e un pareggio.

Le due "colpe" della Sampdoria, cioè il basso piazzamento in classifica e il distacco dalla terza, fanno emergere in modo palese l'inconsistenza del presupposto della versione maggioritaria, la quale giustifica il play off perché… "inutile", dovendo limitarsi a replicare quanto detto già dal campionato. L'assurdo assunto ha come (il)logico corollario che quarta, quinta e sesta dovrebbero giocarlo solo per perderlo, cioè, vedendola dall'altro capo della barricata, qualsiasi esito diverso dalla promozione della terza… è da considerare iniquo!

Chi si lamenta della promozione sampdoriana dimentica che, se proprio si vuol far parlare la classifica, basterebbe… non chiedere alla FIGC di disputare il play off, perché se poi in questo si rimette in gioco anche la sesta, è poi inutile dolersi di una sua affermazione, cadendo nel popolare detto del "voler la botte piena e la moglie ubriaca" (sì al play off, purché sia vinto dalla terza).
Al contrario, è condivisibile la denuncia di un (ultimo) difetto, non colto nemmeno nel 2006/07: se le distanze in classifica rientranti nella soglia sono giudicate insufficienti a decretare la promozione diretta, è irragionevole che questa sia poi "offerta" anche a chi ha ampiamente superato i 9 punti di distacco, essendo la soglia misurata solo fra terza e quarta, non esistendo alcun limite di distanza con quinta e sesta. Però, nuovamente, è incredibile come questo sia scoperto solo dopo 8 stagioni, e a "frittata fatta", e senza dimenticare che si poteva mutuare tranquillamente quanto stabilito nel campionato greco, da dove si era copiata l'idea della soglia. Adattandola immediatamente, per semplicità, al play off, la norma ellenica prevedeva che l'ultima promozione fosse messa in palio fra terza e quarta, se fra esse non vi erano più di 9 punti di distacco. In tal evenienza, si verificava se la medesima soglia non fosse superata nemmeno tra seconda e quarta, altrimenti anche la "penultima" promozione era decisa da uno spareggio fra queste.

Si cambia tutto?

La montagna (d'inutili polemiche) partorisce un topolino: l'unica novità del 2012/13 è l'adeguamento del secondo turno di play off alle norme delle altre partite (in sintesi: eliminati gli eventuali supplementari nel ritorno). E pensare che il Brescia arriva sesto a 18 punti dal Livorno secondo, e da questo eliminato dopo un doppio pareggio: insomma, si è andati a un passo da un immediato bis della "beffa".

In realtà, l'attesa riforma è solo rimandata di una stagione, con la Lega a intraprendere una strada originale, diversa dalla greca, e apprezzabile come impianto di base, se non fosse per la persistente presenza di alcuni particolari che fanno nuovamente sorgere il legittimo dubbio di assistere a un dialogo fra sordi fra tutte le parti in causa.

Nel 2013/14, se la soglia non è superata, al play off partecipano tutte le squadre dalla terza all'ottava rientranti nel "perimetro" fissato in 14 punti di distacco dalla terza. Si hanno così 5 diversi scenari, in base al numero di partecipanti, cui corrispondono altrettanti tabelloni, più facili da intuire che da spiegare, qui sotto riportati.


Tutte le partite seguono le consuete norme, fatta eccezione per quelle del turno preliminare, giocate in gara unica e in casa della meglio piazzata: in caso di parità al 90', si disputano i tempi supplementari, terminati infruttuosamente i quali, passa la squadra ospitante.

Ma allora…

La riforma ha il dichiarato scopo di "dare più importanza al piazzamento in classifica" ed è accolta favorevolmente da critica e appassionati, tutti ciechi davanti a tre evidenti contraddizioni, che non hanno per nulla risolto le storture della precedente stesura, anzi in alcuni casi pure accentuandole: se si è tanto urlato contro la promozione di una Sampdoria sesta a 13 punti dalla terza, e quindi fuori soglia, ora al play off può giungervi pure chi si è piazzato ottavo, con un distacco di 14 lunghezze e, ancor più grave, senza aver nulla mutato sulla soglia! Infatti, il 5° scenario è possibile solo se la quarta è entro i 9 punti e la quinta oltre i 14 dalla terza… con tanto di precisazione introdotta nel 2014/15.

Personalmente, non reputo così difficile strutturare il play off in modo che vi accedano tutte le squadre dalla terza all'ottava (una limitazione delle partecipanti giustificabile per esigenze di calendario) terminate a non più di 9 punti dalla terza, in soldoni, equiparando la soglia al perimetro (e sorvolando sul, per me, "falso problema" del piazzamento).

Eppure pare sempre di assistere a un "legislatore" sadico che, sentite le lamentele, riscrive le norme peggiorandone i difetti, e a dei "richiedenti" masochisti che le accettano con entusiasmo. Ricordando come l'unica variante è del 2015/16, dove nella sola finale del play off, e nel play out, sono previsti supplementari (nuovamente) e rigori (novità assoluta) nella particolare ipotesi che ad affrontarsi siano due squadre giunte a pari punti in classifica (a prescindere dal piazzamento), come ha retto la riforma alla prova del campo?
Malissimo, se l'obbiettivo era veramente "ridare importanza alla classifica": in quattro edizioni, mai una volta la terza ha centrato la promozione, e in due occasioni ha pure fallito l'accesso in finale. Quella che fino alla stagione precedente la sua introduzione era una solitaria eccezione, è quindi divenuta una regola; solo nel 2014/15 si è sfiorata la "riconferma": a vincere il play off è il Bologna, quarto ma a pari punti col Vicenza terzo. Eppure, mai una protesta si è più levata; anzi, si è sempre applaudito all'impresa sportiva di chi si afferma pur partendo da una posizione di svantaggio.

Non poniamoci limiti

Il nuovo impianto è quindi tanto piaciuto, che per la corrente stagione 2017/18 la Lega pensa bene di "consolidarlo" definitivamente: poiché tutte le edizioni è andato in scena il primo scenario, al play off accedono in ogni caso le 6 formazioni dalla terza all'ottava, a patto di non aver superato la soglia.
A leggerne bene i risvolti, è un autentico ritorno al passato: sono le medesime norme dettate nel 2004/05 e rimaste in vigore fino al 2012/13 ma… accentuandone nuovamente tutti i difetti. Infatti, si hanno due protagoniste fisse in più, e quelle dalla quinta all'ottava continuano a parteciparvi a prescindere dal distacco dalla terza, poiché la soglia è sempre e solo calibrata sulla distanza fra terza e quarta, ora ingigantita nell'irrealistica misura di 14 punti, un divario mai toccato nelle edizioni di Serie B con la vittoria a valere 3 punti.

Eppure l'accoglienza di critica e appassionati è, con mia poca sorpresa, positivissima, plaudendo una formula innovativa che garantirà sicuro spettacolo (pur essendo… la medesima delle precedenti 4 stagioni); l'eventualità di veder promossa un'ottava giunta a decine di punti dalla terza, da "ingiustizia inaccettabile" si è così trasformata in punto di forza del play off…

E il play out?

Nella disamina, il play out ha avuto un ruolo marginale; in effetti, fin dalla sua prima apparizione (2003/04), è rimasto immutato, fatti salvi il repentino abbassamento della soglia da 5 a 4 punti già dal 2004/05 e i supplementari e i rigori introdotti nel 2015/16, esclusivamente quando si affrontano due squadre terminate a pari punti in campionato. Evidentemente, avendo retto per 15 stagioni, compresa l'attuale, è un meccanismo ben accettato nell'ambiente calcistico, come testimonia l'assenza di critiche "strutturali", anche se mi è difficile capirne i motivi poiché nemmeno i responsi risultano decisivi. Nelle 11 occasioni in cui si è disputato, essendo stata la soglia superata in 3 circostanze, vi è una netta maggioranza di affermazioni sia della quintultima sia di chi era in vantaggio nei confronti diretti in campionato (7), condizioni sovrappostesi in 5 casi, mentre le “sorpresissime” (salvezza della quartultima pure dietro nei confronti diretti) sono state appena 2.

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